Rocchetta a Volturno
Veduta di Rocchetta Alta
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Rocchetta a Volturno
Sito istituzionale

Rocchetta a Volturno è un centro del Molise.

Da sapere

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Fino al XV secolo fu parte integrante del Giustizierato d'Abruzzo e dell'Abruzzo Citeriore.

Cenni geografici

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Situata sull'Appennino molisano, nell'Isernino, dista 21 km da Isernia, 26 da Castel di Sangro e da Venafro, 36 da Roccaraso, 50 da Cassino.

Cenni storici

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La fondazione dell'abitato risale circa all'XI secolo, quando il feudo faceva parte dei possedimenti dell'Abbazia di San Vincenzo al Volturno insieme a Castel San Vincenzo e Cerro. Rocchetta costituiva una zona difensiva per il monastero, trovandosi in posizione elevata. Nel XII secolo fu ampliata la rocca col castello. Nel Seicento il paese fece parte dei possedimenti dell'Abbazia di Montecassino.

Durante l'ultima guerra una frazione di Rocchetta, Castelnuovo al Volturno, dapprima fu occupata dai tedeschi che sfollarono al nord molti dei suoi abitanti, poi i rimanenti collaborarono con gli Alleati che stavano combattendo nella zona, compreso il Corpo Italiano di Liberazione che con gli alpini del battaglione Piemonte combatté nella battaglia di Monte Marrone, ed infine fu teatro di una macabra messa in scena. Interi reparti alleati infatti affluirono attorno al paesino inscenando una battaglia in piena regola, con tanto di finti feriti e morti. La finta battaglia si concluse con il bombardamento e la distruzione del centro abitato, tutto al solo scopo di girare un film di propaganda sull'assalto alla Linea Gustav.

Come orientarsi

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Mappa a tutto schermo Rocchetta a Volturno

Il centro storico di Rocchetta al Volturno, detto anche Rocchetta Alta, o Rocchetta Vecchia, fu in gran parte abbandonato a causa di una serie di frane che lo minacciarono già dalla fine dell'Ottocento. Nel 1905 l'insediamento medievale originario, arroccato in posizione difensiva sulla montagna, fu parzialmente distrutto. In seguito a ulteriori eventi rovinosi, la popolazione si trasferì per la maggior parte a valle, dando luogo al borgo attuale che si sviluppa al centro di un altopiano, delimitato a Ovest dalla parte terminale della catena delle Mainarde e a Est da un avvallamento, in fondo al quale scorre il fiume Volturno. Rocchetta (detta anche Rocchetta Nuova) è sita a 2 chilometri dalle sorgenti del Volturno. Il nome del fiume caratterizza i toponimi di altri paesi vicini: Colli a Volturno, Cerro al Volturno, etc.

Quartieri

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Il suo territorio comunale comprende anche le frazioni di Castelnuovo al Volturno e Rocchetta Alta.

Come arrivare

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In aereo

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In auto

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  • Autostrada del Sole A1 Milano-Napoli:
  • Autostrada A14 Bologna-Taranto:

In treno

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  • Stazione ferroviaria di Isernia (distante 26 km circa):

In autobus

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  • Le principali aziende di trasporto pubblico che operano nel territorio molisano sono le seguenti
  • Autolinee Lariviera
  • Autolinee SATI
  • Autolinee Molise Trasporti
  • Autoservizi F.lli Cerella: Per collegamenti da Roma e da Napoli con Isernia.


Come spostarsi

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Cosa vedere

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Abbazia di San Vincenzo al Volturno
Teoria di Sante, particolare della decorazione ad affresco della cripta di Epifanio, secondo quarto del IX secolo
  • 41.64995214.0878511 Abbazia cistercense di San Vincenzo al Volturno. È una storica abbazia benedettina posta nel territorio dei comuni di Castel San Vincenzo e di Rocchetta a Volturno.
    L'area su cui nacque l'abbazia aveva ospitato un insediamento di epoca tardoromana. Tra il V e il VI secolo, tra gli edifici oramai in disuso, furono realizzate una chiesa e un'area funeraria.
    Secondo il Chronicon Vulturnense il cenobio nacque grazie a tre nobili di Benevento, tali Paldo, Tato e Taso nel 731, che vi impiegarono tutto il loro ricco patrimonio. Costoro, per intraprendere vita ascetica, raggiunsero l'abbazia di Farfa, abbazia benedettina in Sabina. L'abate Tommaso di Moriana suggerì loro di fondare un'abbazia presso il fiume Volturno, dove vi era già un oratorio dedicato a san Vincenzo. La fondazione di tale oratorio viene attribuita a Costantino I il Grande. Il sottolineare l'origine beneventana dei tre fondatori da parte del Chronicon fa supporre che l'istituzione sia stata favorita cercando nuovo prestigio dal longobardo Gisulfo II, duca di Benevento dal 743 al 749.
    Con l'arrivo dei Franchi dal nord l'abbazia si trovò in una zona di confine tra Franchi e Longobardi. :Nel 774 era abate il franco Ambrogio Autperto. Nel 782 divenne abate il longobardo Potone: fu deposto per aver lasciato il coro durante una lode cantata a Carlo Magno; solo giurando fedeltà al re dei Franchi riuscì a tornare ai suoi incarichi. Il 27 marzo 787 lo stesso re dei Franchi concesse privilegi fiscali e giurisdizionali tali da equiparare l'abbazia alle maggiori europee. Nel IX secolo, con gli abati Giosuè, Talarico ed Epifanio l'abbazia si espanse divenendo una piccola città, con 350 confratelli e vasti possedimenti terrieri.
    Nell'848 l'abbazia fu danneggiata da un terremoto. Dodici anni dopo fu ricattata da Sawdān, emiro di Bari, a cui fu versato un ingente tributo per non subire un saccheggio. Nell'881 alcuni Saraceni al soldo del duca Atanasio II di Napoli, grazie al tradimento della servitù dei monaci, depredarono e bruciarono il cenobio. I superstiti fuggirono a Capua; ritornarono a costruire l'abbazia nel 914, riuscendovi solo alla fine del secolo grazie all'appoggio diretto degli imperatori Ottone II e Ottone III. I monaci tentarono di costruire nell'Alta Valle del Volturno una podestà attraverso l'amministrazione della giustizia e la riscossione dei tributi.
    Sul finire dell'XI secolo i monaci, per difendersi da un eventuale attacco normanno, si trasferirono in una posizione più difendibile; nell'anno 1115 papa Pasquale II consacrò la nuova chiesa abbaziale. Nel XII secolo avvenne la conquista normanna degli Abruzzi, che portò progressivamente nei secoli successivi al disgregamento della signoria monastica. Nel 1349 un nuovo sisma distrusse San Vincenzo al Volturno, lasciando spazio all'espansione politica di Montecassino. Occupato da un numero sempre minore di confratelli, dal XV secolo l'abbazia iniziò ad essere gestita, a livello sia spirituale sia economico, dall'esterno. Nel 1669 tutti i territori dell'abbazia volturnense vennero assegnati ai monaci cassinensi che lo amministrano in tutto e per tutto, fatto che sancì definitivamente la fine della sua autonomia.
    A causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale alcune parti dei ruderi dell'abbazia e una piccola chiesa successiva subirono pesanti danni. Angelo Pantoni, monaco di Montecassino si è occupato per anni dell'impianto di un nuovo monastero. Grazie a lui dal 1989 San Vincenzo al Volturno ospita nuovamente una comunità: le benedettine giunte dal cenobio del Connecticut Regina Laudis.
    Il Chronicon Vulturnense
    Le prime vicende storiche relative all'antica abbazia sono raccolte nel Chronicon Vulturnense, un codice miniato. Il monaco Giovanni redasse tale testo in scrittura beneventana nel 1130 circa, attingendo a fonti dell'VIII, IX e inizio X secolo, ma spesso manomettendo delle informazioni a scopo agiografico. Tuttavia, il Chronicon riordinò le memorie del cenobio, in un momento in cui l'Italia centrale era minacciata dall'espansione normanna. Oggi il codice è conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, BAV Barb. lat. 2724.
    L'esterno dell'abbazia è segnato dai confini tracciati dall'insediamento romano prima della sua costruzione. Rimangono tracce di mura e un colonnato con arcate a sesto acuto esattamente dinanzi al giardino dell'edificio.
    Il complesso monastico è composto dalla chiesa e da un edificio per i monaci, ricostruito fedelmente dopo la Seconda guerra mondiale, posto a destra rispetto alla facciata della chiesa. Il corpo della chiesa è a pianta basilicale rettangolare con facciata a capanna. Decorazioni importanti sono il rosone e il portico. Sul fianco di sinistra troneggia un imponente campanile con doppi archi campanari per ciascun lato.
    Il Palazzetto dei monaci è composto da una casa realizzata in pietra grezza rettangolare e da una chiesetta attaccata a questo. A fianco si trova un ulteriore edificio con una sala adibita a museo.
    L'interno è a tre navate con varie cappelle poste a fianco l'abside. I resti degli affreschi ancora oggi visibili in situ, mostrano le scene principali del Vangelo, ma anche di eventi importanti storici per l'abbazia come le intercessione da parte di Giustiniano e Carlo Magno.
    Gli Affreschi sono un esempio del movimento pittorico longobardo beneventano, opera di artisti anonimi legati alla Scuola di miniatura beneventana, realizzati nel secondo quarto del IX secolo.
    Martirio dei Santi Lorenzo e Stefano
    La scena è divisa in due episodi. Nel primo San Lorenzo è immobilizzato su una graticola sopra una fornace, e nel secondo Santo Stefano è bloccato su un muro mentre la folla lo raggiunge con delle pietre in mano. Lorenzo è disteso a pancia in terra mentre le guardie lo tormentano con dei forconi.
    Santo Stefano invece è diversamente interpretato perché il dipinto è mutilo. Egli è il protagonista della scena, posto al centro, mentre agita le braccia e sorride, segno che è felice di morire per Gesù. :Da destra e sinistra i nemici lanciano pietre che sono di vari colori.
    Gruppo di affreschi della cripta del vescovo Epifanio
    La cripta è la parte più decorata: sono mostrate scene della conversione del santo con il battesimo; la Crocifissione all'altare maggiore; Cristo assiso al trono con il Vangelo; il miracolo dell'arcangelo Raffaele; sempre Raffaele che si libra in cielo inquadrato in.un cerchio rosso porpora; un ritratto di Maria come Regina del Cielo che possiede il Vangelo; degli Angeli in.preghiera, che servono da elemento di cornice. Questi sono rappresentati da ali di varie colorature: dal rosso al giallo e dal verde al blu.
    Altri affreschi mostrano un vecchio assiso che benedice (forse Pietro apostolo), due sante delle illustri famiglie romane, e scene più importanti della Vita di Gesù, tratte dai Vangeli. Tra queste spicca la Natività che mostra la Madonna con il Bambino attorniata da due pastori nell'atto di coprire e offrire doni a Gesù. Sono inoltre presenti scene di vita del vescovo Epifanio.
  • Borgo antico di Rocchetta Alta. Nel vecchio paese si può vedere la chiesa dell'Assunta con il suo poderoso campanile. Vi sono inoltre resti della rocca medievale e degli edifici dell'antico centro abitato.
  • Castello Battiloro. Il borgo medioevale si trova alle pendici delle Mainarde, nella frazione di Rocchetta Alta. Il nucleo antico si sviluppa tutto intorno alla roccia ed è ben conservato nel suo impianto originale; le botteghe a piano terra, come a Pesche, sono scavate nella roccia mentre la Chiesa di Santa Maria è affiancata alla Porta del borgo. Il castello, proprietà dei Pandone e poi dei Battiloro è arroccato su uno sperone di roccia calcarea di grande evidenza, ben visibile anche da una notevole distanza. Ha i quattro prospetti che si presentano con caratteristiche differenti l'uno dall'altro e caratteristiche che ricordano altri impianti militari della vicina provincia di Frosinone. Nel tempo il castello ha assunto caratteri residenziali anche se sopravvivono alcuni tratti di mura antiche che sono riferibili alla primitiva funzione militare.
Museo delle Guerre mondiali
  • Museo internazionale delle Guerre mondiali. È stato costituito il 16 dicembre 2010. Oggi il Museo conta su una superficie di esposizione di oltre 900 metri quadrati, dove i visitatori possono ammirare uniformi e divise originali appartenenti agli eserciti delle due guerre mondiali, nonché una "sala tecnica “ dove sono esposte oltre 150 armi delle varie forze armate del Novecento. Una sala biblioteca arricchisce infine la possibilità dei visitatori di entrare in contatto con il clima di importanti, quanto gravi, periodi trascorsi.
    Il Museo è affiliato all'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano , collabora con la Società Italiana di Storia Militare “SISM“ nonché ha ottenuto il patrocinio dell' Università degli Studi del Molise “ UNIMOL “. All'interno del Museo si svolgono periodicamente presentazioni di libri e seminari scientifici aperti al pubblico e agli appassionati.


Eventi e feste

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  • Carnevale di Castelnuovo a Volturno. L'ultima domenica di carnevale. In occasione del Carnevale nella frazione di Castelnuovo a Volturno si tiene una sorta di rappresentazione mascherata in cui due figuranti, un uomo e una donna, si travestono da Cervo e Cerva hanno legati sul corpo dei campanacci, sono vestiti di pelle di capra ed hanno il volto tinto di nero. Si lanciano fra la gente portando scompiglio; la folla allora chiama in aiuto Martino il cacciatore che spara ai due cervi uccidendoli. Quindi si avvicina loro, soffia nelle orecchie e li riporta in vita completamente ammansiti.


Cosa fare

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Acquisti

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Come divertirsi

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Dove mangiare

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Prezzi medi

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Dove alloggiare

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Prezzi medi

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Sicurezza

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Farmacia


Come restare in contatto

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  • 41.62406714.0857012 Poste italiane, Piazza S. Domenico, 3, +39 0865 955230.


Nei dintorni

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  • Castel di Sangro Fu città romana, poi feudo dei Borrello; i ruderi del castello medievale e le vicine mura megalitiche testimoniano la passata grandezza della porta d'Abruzzo.
  • Isernia Tra i primi insediamenti paleolitici documentati d'Europa, fu poi fiorente città sannita, capitale della Lega Italica, in seguito Municipium romano. Il suo millenario passato le ha lasciato un importante patrimonio monumentale che si estende fino all'epoca preromana, oltre ad importantissimi reperti della preistoria.
  • Cassino Per secoli centro amministrativo dell'antica Terra di San Benedetto, la città si sviluppa ai piedi del colle su cui sorge la celebre abbazia di Montecassino, per la quale è principalmente conosciuta. Vanta però anche importanti testimonianze del suo passato romano: anfiteatro, teatro, mausoleo, ninfeo, mura urbane del parco archeologico Casinum.
  • Venafro Affiora nella parlata e nelle tradizioni la sua lunga appartenenza alla Campania. Città dei Sanniti, poi colonia romana, alle vestigia dell'impero affianca un importante patrimonio urbano medievale, in cui spiccano le numerosissime chiese, purtroppo in gran numero ammalorate.
  • Roccaraso I suoi impianti sciistici, appartenenti al comprensorio sciistico dell'Alto Sangro, la rendono tra le maggiori stazioni turistiche montane dell'intero Appennino.

Itinerari

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Altri progetti

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