Val di Susa | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
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Regione | Piemonte |
Superficie | 1.200 km² |
Abitanti | 95.581 |
Sito del turismo | |
Sito istituzionale |
Valle di Susa è una valle alpina dell'arco alpino piemontese, in provincia di Torino, al confine con la Francia e comprende il bacino del fiume Dora Riparia.
Da sapere
modificaMolte sono le mete turistiche presenti in questo territorio che collega Italia e Francia, alcune rinomate a livello internazionale, come Sestriere e Bardonecchia.
Da sempre importante canale di comunicazione tra il Mediterrano e l’Europa nord occidentale, la Valle di Susa è stata attraversata, nel corso dei secoli, da mercanti, nobili, pellegrini, viandanti, eserciti, ma anche da idee e cultura che hanno contribuito a plasmarne la civiltà e hanno lasciato impronte durevoli nel paesaggio: vestigia romane, fortificazioni e abbazie sono i segni più evidenti di un ricco passato...
Un ambiente unico ed una storia millenaria fanno da sfondo a centinaia di km di itinerari escursionistici, storici e culturali che consentono di cogliere la vera essenza della Valle di Susa.
Cenni geografici
modificaLa Valle di Susa è posta nelle Alpi Cozie e Graie in Piemonte, tra Torino e il confine francese. Si articola amministrativamente in 37 comuni. Molte vette della Valle superano la quota di 3.000 metri: il monte Rocciamelone, con i suoi 3.537 metri, è erroneamente considerata la vetta più alta che, invece, è la Roncia (3.612 m), in territorio francese. Terza cima della valle di Susa è La Pierre Menue (3.507 m) seguita dai monti Rognosa d'Etiache (3.382 m), Niblè (3.362 m), Ferrand (3.347 m), Sommeiller (3.333 m), Giusalet (3.313 m), Cresta San Michele (3.262 m), Bernauda (3.225 m), Vallonetto (3.217 m), Pic du Thabor (3.207 m), Thabor (3.178 m), Gran Vallone (3.171 m), Baldassarre (3.164 m), Cima di Bard (3.150 m), La Gardiola (3.138 m), Chaberton (3.136 m), Punta Bagnà (3.129 m), Punta Nera (3.047 m) e Grand Argentier (3.042 m). Interessante, anche, il massiccio d'Ambin, che pur insistendo in Francia, a sud ovest del colle del Moncenisio (destra orografica), è facilment raggiungibile dal lato valsusino, il massiccio è composto dalla Rocca d'Ambin (3.378 m), tre Denti d'Amin (3.372 m, 3.353 m e 3.365 m,), Rochers Penibles (3.352 m), Mont Ambin (3.264 m), Gros Muttet (3.243m), Punta dell'Agnello (3.187 m) e Rochers Clery (3.145 m), Sul territorio sono presenti anche tre parchi naturali regionali: il Parco naturale dei laghi di Avigliana, il Parco naturale Orsiera-Rocciavrè e il Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand. La Valle di Susa è collegata con la Savoia attraverso il valico del Moncenisio e altri passi minori e tramite il traforo del Frejus, mentre i collegamenti con l'antico Delfinato sono garantiti dai valichi del Monginevro e della Scala. Da sempre territorio di passaggio, quest'area è attraversata ogni anno da circa quattro milioni di veicoli, in gran parte diretti verso la Francia e verso le zone di accoglienza turistica site in alta Valle. Proprio la vocazione turistica, sviluppatasi già ad inizio Novecento ma soprattutto nel secondo dopoguerra, ha fatto sì che la Valle di Susa si sia dotata nel tempo di un'ampia capacità ricettiva alberghiera, e abbia registrato, negli ultimi tre anni, una consistente presenza di turisti sia italiani che esteri. Quest'area, per la sua posizione e le sue caratteristiche orografiche, nei secoli ha svolto un importante ruolo nelle vicende che hanno portato alla nascita dell'Europa come entità continentale e culturale.
Quando andare
modificaLa Valle di Susa può essere visitata in tutte le stagioni. In inverno per la pratica dello sci, alpino o nordico. In primavera nei weekend grazie alle manifestazioni di GustoValsusa e a quelle organizzate dagli enti locali, che proseguono poi in autunno con un ricco calendario. In estate le possibilità di escursionismo o feste in montagna non mancano. Inoltre in qualunque stagione è possibile visitare il ricco patrimonio culturale della valle.
Cenni storici
modificaLa comparsa dell’uomo sul territorio della Valle di Susa e la formazione dei primi nuclei insediativi di un certo rilievo si colloca tra la metà e la fine del V millennio a.C., come testimoniato dai siti neolitici della Maddalena e di S. Valeriano. Nel III millennio a.C. si assistette al passaggio graduale verso l’Età del Bronzo, al termine della quale dovette iniziare, probabilmente, un primo utilizzo sporadico dei valichi del Moncenisio e del Monginevro.
A partire dal VI secolo a. C. in poi si verificarono le prime invasioni delle popolazioni galliche. Alcuni secoli più tardi l’area valsusina e la pianura torinese a ridosso dell’imbocco delle valli alpine era abitata dai Taurini, un popolo di ceppo ligure, ma con elementi culturali di influenza celtica, stanziati in insediamenti montani o comunque subalpini fondati già precedentemente al popolamento gallico della pianura.
Nel II secolo a.C. iniziò l’occupazione romana del Piemonte, operata con modalità differenti a seconda delle popolazioni con cui via via Roma entrò in contatto. Le popolazioni coziane, insediate in Valle di Susa, scelsero la via dell’amicizia con la nuova potenza, stipulando un "foedus" che consentì loro una graduale integrazione nella romanità. A testimonianza del patto stipulato venne eretto, nel 13 a.C., l’arco di Augusto a Susa. I romani, inoltre, imposero a Cozio la sistemazione delle vie di transito alpino, attraverso la costruzione della strada romana delle Gallie sul sito della precedente pista celtica. Dopo la sistemazione coziana, la via valsusina che conduceva attraverso il Monginevro divenne un asse portante delle comunicazioni tra l’Italia, la Gallia e l’area renana.
A partire dal III secolo d.C. anche la Valle di Susa e il torinese risentirono della crisi generalizzata che colpì l’Impero. All’inizio del V secolo, poi, la regione subalpina occidentale fu interessata da importanti vicende militari: tra il 400 e il 410 si assistette alle invasioni dei Visigoti, degli Ostrogoti e degli eserciti imperiali in lotta. Proprio in questo periodo il controllo dei valichi valsusini venne assunto da popolazione Bagaude, costituite perlopiù da bande di contadini e diseredati che dalla Gallia compivano scorrerie nell’area della Provenza e del torinese.
Sul finire del VI secolo l’intera area del torinese cadde sotto la dominazione dei Longobardi, che conquistarono Torino nel 570, mentre sul confine delle Alpi si attestarono i Franchi. La regione convergente sulla Torino longobarda fu segnata da questa vicinanza. Due volte nel corso dell’VIII secolo, prima dell’invasione definitiva, gli eserciti franchi avevano sconfitto quelli longobardi, ma soprattutto da tempo i Franchi si erano installati in Valle di Susa: è del 726 la fondazione dell’abbazia di Novalesa ad opera di Abbone, un nobile merovingio, funzionario del regno franco; è nella bassa Valle di Susa, probabilmente nell’area tra Caprie e Chiusa San Michele, che venne costruito il sistema difensivo delle chiuse, una serie di fortificazioni complesse che cedette nel 773 lasciando libero il passo a Carlo Magno.
Tra il 921 e il 972 i Saraceni furono una presenza costante sui valichi e sui percorsi alpini e all’inizio di questa fase si collocano le devastazioni di Novalesa e della piana di Oulx, che videro la fuga dei monaci novaliciensi e una forte contrazione degli insediamenti, soprattutto nell’alta valle.
Tra il 940 e il 945 si intesificarono le azioni militari di Arduino il Glabro, marchese di Torino, che portarono alla liberazione della Valle di Susa e dei suoi valichi dalle scorrerie e dal brigantaggio. Ad Arduino succedettero il figlio primogenito Manfredo e il figlio di quest’ultimo, Olderico Manfredi, fondatore dell’abbazia di San Giusto di Susa (1029) e padre della contessa Adelaide. Essa divenne di fatto l’erede della marca di Torino, divenuta una dominazione al cui titolare l’imperatore delegava il controllo del principale valico alpino, il Moncenisio. Adelaide ebbe tre matrimoni, l’ultimo dei quali, con Oddone di Moriana, consentì alla casata dei Savoia il fondamentale scavalcamento delle Alpi.
Pur non conservando personalmente il titolo marchionale, Adelaide mantenne nelle proprie mani il potere di fatto fino alla sua morte, avvenuta nel 1091. Gli arduinici mantennero a Torino, sede episcopale e capoluogo ufficiale della circoscrizione, il centro del loro potere, puntando altrove su radicamenti signorili. La valle di Susa fu uno di questi luoghi, che servì più tardi ai Savoia per presentarsi come i più accreditati pretendenti alla successione di Adelaide. Della valle essi fecero l’unica base di dominio al di qua delle Alpi per tutto il corso del XII secolo e oltre.
Parallelamente, nell’area dell’alta Valle di Susa si insediarono stabilmente, a partire dal 1070 e in modo più definitivo dal 1189, i conti di Albon – futuri Delfini - famiglia originaria della Borgogna come i Savoia e anch’essa interessata al controllo dei valichi alpini. In quest’area essi trovarono già una certa organizzazione: le diverse comunità infatti erano da tempo solite riunirsi, essenzialmente per discutere la ripartizione dei tributi e delle spese di difesa del territorio (antico francese escartonner).
Nel Brianzonese gli escartons erano cinque: Oulx, Casteldelfino, Pragelato, Château Queyras e Briançon, i quali decisero di raggrupparsi fra loro, costituendo l’assemblea del grande escarton brianzonese.
Nel 1349 il Delfino Umberto II, trovatosi senza eredi ed in una situazione finanziaria disastrosa, decise di donare i propri possedimenti all’erede del re di Francia e di ritirarsi in convento.
Sul fronte sabaudo la situazione non fu meno complessa. Dopo un’iniziale fase di lotte dinastiche, i successori di Adelaide rinsaldarono il potere signorile sulle terre dal Moncenisio alla bassa valle di Susa e sulla Valle d'Aosta, vincendo le resistenze di alcuni poteri laici e religiosi. Con Umberto III il Beato (1148-1189) consolidarono la propria presenza e ottennero il favore imperiale.
La politica espansionistica sabauda raggiunse nuovi e notevoli successi con Tommaso I (1189-1233), che riuscì anche ad ottenere il titolo di vicarius totius Italiae da parte dell’Imperatore Federico II. Nel corso del XIII secolo si verificarono violenti contrasti tra il ramo principale della famiglia e i Savoia Acaja, risoltisi con una divisione tra i territori piemontesi che rimanevano sotto la diretta giurisdizione della contea di Savoia (la valle di Susa), e quelli che entravano a far parte di un primo nucleo di dominio autonomo pedemontano, la quale durò fino al 1418.
La temporanea fine delle lotte dinastiche portò ad un periodo di prosperità, in cui si collocano anche le riforme operate da Amedeo V. Alla morte di Amedeo V si ebbero alcuni decenni di stasi politica, mentre dalla seconda metà del Trecento si assistette ad un periodo di nuova, forte espansione, vissuta grazie agli accorti governi di Amedeo VI, detto il Conte Verde (1343-1383), Amedeo VII (1383-1391), il Conte Rosso e Amedeo VIII (1391-1451).
Il dominio venne ristrutturato e imperniato su due capitali, Torino e Chambéry. In questo periodo i conti di Savoia ottennero il riconoscimento del titolo ducale, concesso dall’Imperatore Sigismondo nel 1416. I primi segni di crisi si manifestarono a partire dal 1434, quando Amedeo VIII – che venne eletto antipapa con il nome di Felice V - si ritirò nel suo castello di Ripaille sul lago di Ginevra, lasciando il governo al figlio Ludovico (1434-1465). Il lento decadimento si arrestò solo con Emanuele Filiberto nella seconda metà del Cinquecento.
Dal 1536 iniziò l’occupazione francese, che si protrasse fino al 1559. Per la Valle di Susa, soggetta al transito continuo degli eserciti in lotta, fu un periodo di estrema difficoltà. Nel medesimo periodo, infatti, si assistette all’emergere delle lotte religiose. Già dal XIII secolo la presenza valdese si attestò in modo significativo nella valle di Pragelato e, in misura minore, in alta Val di Susa. Nel 1532 i valdesi aderirono alla riforma e, gradualmente, i predicatori itineranti vennero sostituiti da pastori sposati ed insediati stabilmente in un determinato luogo. Da questo momento in poi, grazie anche alla predicazione di alcuni collaboratori di Calvino giunti da Ginevra, le popolazioni dell’alta Valle del Chisone e parte di quelle dell’alta Valle di Susa aderirono in massa alla riforma calvinista. La reazione del governo francese non si fece attendere: negli anni 1555-1560 presso il Parlamento di Grenoble furono giudicati i primi eretici, condannati al rogo.
Il tardo Cinquecento vide il susseguirsi di ben otto guerre di religione (1562-1590), che ebbero come indiscussi protagonisti François de Bonne, duca di Lesdiguières e capo del partito ugonotto, e Jean Arlaud detto La Cazette, capo del partito cattolico, fino a che quest’ultimo venne ucciso nel 1591 dai sicari del Lesdiguiéres.
L’editto di Nantes, firmato nel 1598, pose fine alle lotte religiose, accordando la libertà di culto per i riformati. Tuttavia la sua revoca ad opera di re Luigi XIV nel 1685 riportò il caos nelle valli: vennero espulsi i ministri del culto, vietate le pubbliche adunanze e rasi al suolo i templi. I riformati del Delfinato e quelli provenienti dai territori del duca di Savoia vennero costretti all’esilio dalle loro terre a Ginevra e Prangins, sul Lemano, ma nel 1688 decisero di tentare il rientro: guidati da Henri Arnaud ripercorsero il cammino a ritroso, rientrando armati in patria.
Le alterne vicende legate alla Guerra di Successione Spagnola portarono alla vittoria piemontese e alla stipula del Trattato di Utrecht del 1713, con il quale l’alta Valle di Susa fu riunita alla bassa, entrando così a far parte del ducato di Savoia e poi del regno di Sardegna.
L’annessione dell’alta Valle di Susa non fu però indolore: gran parte delle popolazioni locali contrastarono più o meno apertamente il passaggio dalla Francia al regno sabaudo, spingendo i francesi a tentare più volte la riconquista dei territori perduti.
Lo scontro più significativo si ebbe nel corso della guerra di successione austriaca (1742-1748) quando nel 1747, nella memorabile battaglia dell’Assietta, 7.400 soldati piemontesi, dopo un’epica resistenza, riuscirono ad avere la meglio su 20.000 uomini dell’esercito francese riportando una storica vittoria.
Durante la Rivoluzione Francese e il periodo napoleonico il territorio valsusino fu nuovamente coinvolto in vicende belliche. A questo periodo risalgono la risistemazione della strada del Monginevro e la costruzione dell’attuale strada del Moncenisio.
Il pieno Ottocento vide l’intensificarsi del transito turistico e commerciale attraverso la valle, in primo luogo grazie alla costruzione della ferrovia. La prima tratta, che collegava Torino a Susa, fu inaugurata nel 1854; tre anni dopo furono avviati i lavori per il tratto Bussoleno-Bardonecchia e per il traforo del Fréjus, che fu inaugurato nel 1871. Proprio a causa della lentezza dei lavori per il traforo del Fréjus si decise di provvedere in modo temporaneo ad una connessione rapida tra la valle di Susa e la Maurienne: tra il 1866 e il 1868 venne costruita la ferrovia Fell che collegava Susa e Saint Michel de Maurienne attraverso il valico del Moncenisio, la quale però restò in funzione per soli tre anni, venendo smantellata all’apertura del traforo.
Anche la presenza militare si intensificò nella seconda metà del secolo XIX, quando gli alti comandi militari iniziarono ad interessarsi in particolare alle zone di Claviere e del Moncenisio a seguito dell’inasprimento dei rapporti con la Francia. Dopo il 1860, con la cessione della Savoia alla Francia, iniziò la realizzazione del nuovo sistema difensivo al colle del Moncenisio, divenuto luogo di confine. Alla fine del XIX secolo il monte Chaberton, che sovrasta gli abitati di Cesana e di Claviere, fu ritenuto il luogo più adatto per edificare un sistema fortificato, la cui costruzione fu avviata nel 1898. Subito dopo la proclamazione dell’intervento dell’Italia nella seconda guerra mondiale (11 giugno 1940) uno dei punti nevralgici del conflitto si rivelò essere proprio la zona del confine italo-francese. Il 21 giugno i francesi, passati al contrattacco, distrussero con la loro artiglieria sei delle otto torrette di cui era dotato il forte, sulle quali erano posizionate le bocche da fuoco, compromettendone l’utilizzo per sempre. Con la firma del trattato di pace del 1947 furono rivisti i confini fra Italia e Francia: lo Chaberton e la piana del Monginevro furono compresi nel territorio francese, mentre l’abitato di Claviere avrebbe dovuto rimanere integralmente in Italia: in realtà fino al 1973 la linea di demarcazione tagliò in due il comune. Anche il territorio del Moncenisio, infine, fu ceduto alla Francia fissando la frontiera all’imbocco della piana di San Nicolao.
Lingue parlate
modificaOltre all'italiano, in Valle di Susa è diffuso l'uso del piemontese. Inoltre nei paesi gli anziani parlano dialetti appartenenti all'area linguistica dell'Occitano sul versante destro, a quella franco-provenzale su quello sinistro.
Cultura e tradizioni
modificaMolte sono le tradizioni ancora vive in quest'area alpina. Ad esempio in occasione delle feste patronali, la parte centrale della Valle di Susa e la Valcenischia si animano con antichi riti - forse di origine pre-cristiana e poi assorbiti nella tradizione cattolica - molto interessanti da vedere.
A Chiomonte, in occasione di S. Sebastiano viene fatta ballare un'alta struttura a forma ovoidale, chiamata Puento. A Giaglione, San Giorio e Venaus, in occasione delle due feste patronali (rispettivamente S. Vincenzo, S. Giorio e S. Biagio-S. Agata), si può assistere alla simbolica danza delle spade effettuate da guerrieri con copricapi a fiori, chiamati Spadonari. Sono accompagnati dalle priore vestite con il tradizionale costume da "savoiarda" e a Giaglione dal "branc", alto palo adornato di fiocchi e simboli che viene portato sul capo da una giovane. Venaus replica la danza delle spade in occasione della festa della Madonna delle nevi la prima settimana di agosto, nella frazione montana di Bar Cenisio. A Mompantero a fine gennaio la borgata Urbiano vede la rappresentazione della caccia a un uomo vestito da orso, in occasione di S. Orso.
A Novalesa il 13 marzo invece si tiene la Processione di S. Eldrado, nella quale la comunità prega per il santo abate della celebre Abbazia benedettina portando in processione la Cassa argentea del Santo, una urna-reliquiario del XIII° secolo.
Territori e mete turistiche
modificaSi articola amministrativamente in 37 comuni.
La Valle di Susa si divide geograficamente in:
- Alta Valle Susa — Da Oulx si dirama in due, nella Valle di Cesana e nella Valle di Bardonecchia
- Bassa Valle Susa —
Centri urbani
modificaAlta Valle di Susa
- 1 Bardonecchia — Adagiato in una vasta e verde conca nell'omonima valle, contornata dai monti, dalla quale si dipartono diverse vallette laterali, tra cui la pregevole Valle Stretta. Ha visto praticare sulle sue piste lo sci fin dagli albori e intorno al centro storico di origine antica si sviluppò nei primi anni del '900 la costruzione di ville della borghesia torinese e di un palazzo delle Feste. Le case sono state poi in parte sostituite negli anni '60 da condomini per lo sviluppo di Bardonecchia in una cittadina tra le maggiori dell'Alta Valle.
- 2 Cesana Torinese — Centro a valle di Sestriere da un lato e del Colle del Monginevro dall'altro. Di rilevante interesse sciistico per le stazioni che ospita (San Sicario e Monti della Luna), si è sviluppato lungo la strada che tramite il Colle portava oltreconfine. Conserva una bella chiesa parrocchiale con un pregevole soffitto ligneo e possiede molte frazioni, un tempo comuni autonomi, che hanno conservato il fascino di antichi borghi alpini.
- 3 Exilles — Piccolo comune a monte di Susa, celebre per il suo Forte (visitabile) che ospitò il misterioso personaggio della "Maschera di Ferro". Difendendo per secoli il confine che divideva Bassa e Alta Valle Susa (rispettivamente Ducato di Savoia piemontese e Delfinato francese), il paese ha conservato una caratteristica architettura alpina, con viuzze, passaggi porticati e la strada principale lastricata.
- 4 Oulx — Situato nella piana alla confluenza tra le due valli di Bardonecchia e di Cesana, ha un antico centro storico che ha conservato le grandi case delle vecchie famiglie dell'Alta Valle. È oggi una cittadina di servizi per l'Alta Valle di Susa. La chiesa di San Lorenzo, ex canonicato agostiniano, fu per secoli capofila delle chiese secoli di tutta la Valle.
- 5 Sauze d'Oulx — Centro sciistico cresciuto molto negli anni '60 soprattutto grazie al turismo inglese, sorge lungo un pendio panoramico a monte di Oulx, che consente la vista di molte vette dell'Alta Valsusa. Le sue lunghe piste da sci sono frequentate anche in estate per passeggiate e sport estivi. Da Sauze d'Oulx si raggiunge il Parco del Gran Bosco di Salbertrand.
- 6 Sestriere — Fondato negli anni '30 a 2.000 metri s.l.m. per dar vita all'omonima stazione sciistica voluta dalla famiglia Agnelli, proprietaria della Fiat. È celebre per gli sport invernali e per le caratteristiche torri-albergo rotonde, costruite agli albori della stazione sciistica. Il Colle su cui è costruito, valicato dalla SS23, collega la diramazione di Cesana della Valle di Susa con la Val Chisone.
Bassa Valle Susa
- 7 Almese — Situato sul torrente Messa, conserva nei pressi del paese i resti archeologici di una villa romana.
- 8 Avigliana — Antico centro importante per il commercio e i collegamenti con la pianura torinese. Conserva un pregevole borgo medioevale con chiese antiche e un diruto Castello sulla collina. La città è cresciuta allargandosi fino alle sponde del Lago Grande, che con la Palude dei Mareschi e il Lago piccolo, naturalisticamente intatti, fa parte del Parco naturale dei laghi di Avigliana.
- 9 Bussoleno — Centro cresciuto dal medioevo a cavallo di un guado della Dora poi sostituito da un ponte utile alla Via Francigena, conserva alcune case antiche, riprodotte anche presso il borgo medioevale di Torino.
- 10 Novalesa — Il comune di Novalesa ospita l'Abbazia di Novalesa, è il più antico complesso monastico della Valle di Susa.
- 11 Sant'Ambrogio di Torino — Antico borgo medioevale situato dove si incontrano a valle il monte Caprasio e il suggestivo declivio del monte Pirchiriano, sul quale si staglia imponente la Sacra di San Michele. Si possono ammirare il Castello Abbaziale dentro il quale gli abati amministravano il borgo sia dal punto di vista commerciale e che giuridico, le antiche mura e le 4 torri che circondavano il borgo, il campanile romanico e la chiesa vittoriana del XVIII secolo.
- 12 Susa — Centro principale della valle, conserva una grande centro storico con palazzi medioevali ancora contornato dalle mura romane, nelle quali si apre la "Porta Savoia", porta romana del IV° secolo. La sua storia si intreccia con quella della Valle come luogo di collegamento da e per la Francia. Borgo abitato già prima dell'arrivo dei Romani, l'antica Segusio vide siglare l'accordo tra il suo Re Cozio e gli emissari di Giulio Cesare, che per sancire l'alleanza utile al transito dei passi alpini fece costruire un Arco ancora oggi ben conservato. Non lontano sono visitabili l'arena romana e il Convento di San Francesco, il più antico del Piemonte e risalente alla fine del XIII° secolo. Il possesso di Susa e del Colle del Moncenisio fu strategico per l'ingresso dei Savoia in Italia, attraverso un'alleanza matrimoniale con Adelaide di Susa.
Altre destinazioni
modificaSia dall'Alta che dalla Bassa Valle di Susa si dipartono alcune valli laterali.
Alcune zone della Valle di Susa sono protette e la loro gestione è riunita sotto l'ente Parchi Alpi Cozie.
Zone naturalisticamente pregevoli protette dalla Francia ma insistenti sull'ambito idrografico italiano si trovano presso il Colle del Moncenisio.
Valli laterali dell'Alta Valle di Susa
- Valle Argentera — Nel Comune di Sauze di Cesana.
- Val Thures — Nel Comune di Cesana.
- Valle Stretta — Amministrativamente in territorio francese, ma geograficamente appartenente all'ambito di Bardonecchia.
Valli laterali della Bassa Valle di Susa
- Valle Cenischia — Verso il colle del Moncenisio, con i Comuni di Venaus, Novalesa, Moncenisio.
- Valle Clarea — Nel Comune di Giaglione.
- Valle del Gravio — Nel Comune di Condove.
- Valle del Sessi — Nel Comune di Condove.
- Val Messa — In direzione del colle del Lys.
Parchi naturali e aree protette
Come arrivare
modificaIn aereo
modificaAeroporto di Torino-Caselle, quindi SFMA Torino-Aeroporto-Ceres, quindi autobus GTT sino alla stazione FS Porta Nuova e infine SFM3. I voli charter "della neve" collegano direttamente con trasporti privati la Valle di Susa all'aeroporto.
In auto
modificaLa Valle di Susa è ben collegata al resto del territorio italiano e anche alla vicina Francia. È raggiungibile in autostrada attraverso l'A32 Torino-Bardonecchia, che la percorre interamente e attraverso il tunnel stradale del Frejus si congiunge alla rete autostradale francese. Due strade statali attraversano la Valle di Susa congiungendola ai valichi di Monginevro (SS24 aperto tutto l'anno) e Moncenisio (SS25 - valico aperto da maggio a ottobre). Giunge in Alta Valle di Susa anche la SS23, dopo aver valicato il Colle del Sestriere (aperto tutto l'anno).
In treno
modificaDa Torino, si può prendere il treno della linea SFM3 Torino-Susa/Bardonecchia. La linea si dirama a Bussoleno da un lato verso Susa (capolinea), dall'altro salendo in Alta Valle sino a Bardonecchia. Di qui i treni a lunga percorrenza oltrepassano il tunnel ferroviario del Frejus collegandosi dal confine di Modane alla rete nazionale francese.
In autobus
modificaCollegano Torino e la Bassa Valle di Susa le autolinee del Gruppo Torinese Trasporti (GTT). L'Alta Valle Susa è percorsa da un servizio di autobus Sadem. Per maggiori dettagli si veda il sito istituzionale della sadem[link non funzionante].
Come spostarsi
modificaCosa vedere
modificaArea di collegamento tra i territori di Francia e Italia, la Valle di Susa conserva molte testimonianze storiche, artistiche e culturali. Il contributo portato da chi transitava si è spesso inserito accanto alle tradizioni autoctone, determinando la ricchezza del patrimonio storico-artistico locale, che spazia dall'arte di valenza internazionale (come a A. Antonio di Ranverso, alla Sacra di S. Michele) a testimonianze fortemente radicate sul territorio, come la scuola lignea del Melezet di Bardonecchia. Per approfondimenti sul turismo culturale si veda il relativo sito istituzionale.
Abbazie, chiese e santuari
modifica- Sacra di San Michele della Chiusa (nel comune di Sant'Ambrogio di Torino). Monumento simbolo e fra i più visitati del Piemonte, si erge come un guardiano della Valle, sovrastandone l'ingresso dalle rocce a picco del Monte Pirchiriano.
- Abbazia di Novalesa (presso il comune di Novalesa). Il complesso abbaziale, molto antico, si trova ai piedi del passo alpino del Moncenisio, un tempo uno dei valichi più frequentati tra Italia e Francia. La fondazione del complesso da parte di Abbone è documentata nel 726 d.C.
- Abbazia di S. Antonio di Ranverso (nel comune di Buttigliera Alta). Appartenente all'Ordine Mauriziano. Presenta pregevoli affreschi di Jacquerio.
- Chiesa di San Pietro ad Avigliana. con splendidi affreschi dall'XI al XIV secolo
- Santuario della Madonna dei Laghi (ad Avigliana).
- Certosa della Mortera di Avigliana. ora affidata al Gruppo Abele e sede delle sue iniziative
- Certosa di Montebenedetto (sulla montagna del comune di Villar Focchiardo), ☎ +39 011 4321015, info.alpicozie@ruparpiemonte.it.
- Certosa di Banda (sulla montagna del comune di Villar Focchiardo).
- Cattedrale di San Giusto (a Susa). nel complesso nato come Abbazia benedettina per fondazione arduinica Canonica di S. Maria Maggiore nella città di Susa, abbandonata nel XVIII secolo e ora civile abitazione
- Convento di S. Francesco a Susa. Il più antico convento francescano del Piemonte, conserva pregevoli affreschi e due bei chiostri (visitabile dall'annessa casa del pellegrino)
- Santuario della Madonna del Rocciamelone (situato in vetta al Monte Rocciamelone, nel territorio comunale di Mompantero). Si trova a 3538 metri s.l.m. (è uno dei santuari fra i più alti in Europa). La storia del santuario è legata a un ex voto commissionato nelle Fiandre dal commerciante di Asti Bonifacio Rotario e portato in vetta nel 1358. Attualmente sulla cima è presente una statua bronzea della Vergine Maria, donata dai Bimbi d'Italia su invito del Vescovo Mons. Edoardo Giuseppe Rosaz (ora Beato), e portata in vetta dagli Alpini nel 1899. La vetta è raggiungibile a piedi con escursione di difficoltà alpinistica, con attrezzature adeguate a un ambiente di alta montagna. Sono presenti nella parte terminale passaggi piuttosto pericolosi su strapiombo, non adatti a tutti.
- Chiesa di San Giovanni Battista (a Salbertrand). Ricostruita nel XVI° secolo e decorata con splendidi affreschi
Castelli e fortificazioni
modifica- Forte di Exilles.
- Borgo medioevale di Avigliana.
- Castello di San Giorio di Susa.
- Castello di Bruzolo.
- Castello di Chianocco (Chianocco). Visitabile in caso di mostre del Museo degli antichi mestieri ,
- Casaforte di Chianocco. visitabile in alcune giornate prefissate dal Comune di Chianocco
- Castello della Contessa Adelaide (a Susa).
- Mura e borgo medioevale di Susa.
- Porta Savoia di Susa.
- Torre dei Saraceni di Oulx.
Musei
modifica- Ecomuseo dinamitificio Nobel (ad Avigliana).
- Museo degli antichi mestieri (presso il Castello di Chianocco, Chianocco).
- Museo del trasporto ferroviario attraverso le Alpi (a Bussoleno).
- Museo Civico (presso il Castello della Città di Susa). Visitabile in occasione di mostre temporanee
- Museo diocesano d'arte sacra (a Susa). Centro del Sistema Museale Diocesano della Diocesi di Susa. Ricco di iniziative per la valorizzazione culturale del territorio, conserva opere scultoree di area alpina, dipinti, le più antiche testimonianze cristiane locali e un'opera unica nel suo genere, il Trittico di Rotario, che per un voto venne trasportato nel 1358 sulla vetta del monte Rocciamelone (3.538 metri), che sovrasta la città di Susa.
- Ecomuseo delle Terre al Confine (a Moncenisio).
- Ecomuseo Colombano Romean (a Salbertrand).
- Museo Civico (a Bardonecchia).
- Forte di Bramafam (a Bardonecchia).
Itinerari
modificaA piedi
modificaDa sempre luogo di passaggio da e per la Francia, la Valle di Susa negli ultimi anni ha visto riscoprire il tratto della Via Francigena che la percorreva, per iniziativa della Chiesa Cattolica Italiana con il pellegrinaggio Ad limina Petri e degli enti locali con progetti e iniziative appositi. Si tratta delle due varianti valsusine che si riunivano a Susa per poi proseguire verso Torino: una che attraverso il Colle del Monginevro la congiungeva al Cammino di Santiago di Compostela, l'altra che tramite il Colle del Moncenisio collegava Italia con Francia del Nord, Belgio, Olanda e Inghilterra. Gli enti locali hanno attrezzato le vie per il percorso dei pellegrini moderni che vogliono camminare lungo la via Francigena. Per la Via Francigena, si può consultare il sito Turismotorino[link non funzionante].
In bicicletta
modificaLe vie secondarie della Bassa Valle Susa costituiscono la Ciclostrada della Valle di Susa, che da Avigliana giunge a Susa e poi a Moncenisio. Molto apprezzate dagli appassionati di bicicletta sono la salita Novalesa-Moncenisio e la salita Meana-Colle delle Finestre, entrambe percorse in passato dal Giro d'Italia. Una classica per gli appassionati di ciclismo è il "giro del Sestriere", un itinerario di lunga percorrenza che da Torino prevede la salita al Colle del Sestriere dalla Valle Chisone e la successiva discesa lungo la Valle di Susa, o viceversa. Il territorio è inoltre inserito da anni nell'itinerario dell'Iron Bike e ogni anno si tengono manifestazioni come la Via dei Saraceni, da Sauze d'Oulx.
In moto
modificaLa Valle di Susa è uno degli itinerari prediletti per i motociclisti nel Nord-Ovest italiano. Infatti, attraverso la Valle di Susa essi possono valicare il Colle del Moncenisio e una volta in Francia, percorrere i Colli del Telegraphe, del Galibier, del Lautaret e del Monginevro, rientrando in Valle di Susa. Da Cesana, la scelta è tra discendere la Valle o valicare il Colle del Sestriere per percorrere la Val Chisone. Identico itinerario si può percorrere in auto.
In auto
modificaIn Bassa Valle Susa, un itinerario molto frequentato in estate è quello del Moncenisio, alcuni chilometri oltreconfine lungo la SS25. In molti salgono al Colle per godere il panorama alpino che si specchia nel grande lago artificiale del Moncenisio e per estendere la visita alla vicina valle della Maurienne, scendendo a Lanslebourg o spongendosi sino a Bonnevalle, ai piedi del Col de l'Iseran, dal quale si può scendere a Bourg St. Maurice e quindi tramite il Piccolo S. Bernardo in Valle d'Aosta, per fare ritorno a Torino.
Un itinerario più breve in Alta Valle di Susa è lo scollinamento del Colle della Scala da Bardonecchia, con passaggio da Nevache, discesa della Valle de la Claree, tappa a Briancon e rientro in Valle dal Colle del Monginevro.
Cosa fare
modifica- Sci. L'Alta Valle Susa presenta numerose stazioni sciistiche (Sestriere, Cesana San Sicario, Cesana Monti della Luna, Claviere, Sauze d'Oulx) raggruppate nel comprensorio detto "Via Lattea" che dà la possibilità di estensione anche alle piste della stazione francese di Monginevro. Sempre in Alta Valle, numerosi impianti sono presenti a Bardonecchia (stazioni di Melezet, Campo Smith e Jafferau), raggiungibili anche col treno SFM3. Più vicino alla Bassa Valle, impianti sciistici anche a Chiomonte (Pian del Frais), collegati alla linea SFM3 dalla stazione FS di Chiomonte.
- Visite Culturali. La lettura del passato permette di identificare quattro tessere del suo mosaico culturale, vero deposito di testimonianze storiche e artistiche: le fortificazioni, l’arte sacra, la cultura materiale e l’archeologia si intersecano con molteplici percorsi culturali, naturalistici e sportivi nella nostra Valle. Sono le aree archeologiche di Susa, dal Museo Diocesano di arte sacra e il Sistema Museale Diocesano, dal Dinamitificio Nobel di Avigliana, dalle abbazie di Novalesa o della Sacra di San Michele, dal forte di Exilles o dal Bramafam.
- Escursioni in montagna. Tutta la Valle Susa è percorsa da sentieri in quota o di risalita dal fondovalle. Sia in bassa, sia in alta Valle, esistono itinerari segnalati che possono essere percorsi per trekking a piedi. In Alta Valle Susa, pregevoli sono le mete della Valle Argentera, dei Monti della Luna, della Valle Stretta, dello Jafferau e del Vallone di Rochemolles di Bardonecchia,di Sauze d'Oulx e del Gran Bosco di Salbertrand. A monte di Susa, è possibile compiere il Tour del Giusalet con partenza dal Rifugio Mariannina Levi di Grange della Valle (Exilles), dal Rifugio Avanzà di Venaus o dal Rifugio Petit Mont-Cenis al Colle del Moncenisio. Una delle classiche del trekking alpinistico della Valle è la salita al santuario in cima al monte più alto, il Rocciamelone, che tuttavia presenta rischi anche elevati in caso di disattenzione o maltempo, a causa dei profondi precipizi (letali in caso di caduta) su cui si inerpica il sentiero a monte del Rifugio.In bassa Valle Susa, molto apprezzati sono gli itinerari del Parco Orsiera (Giro dell'Orsiera, oppure le mete di Rifugio Toesca, Rifugio Amprimo, Rifugio Geat, Certosa di Montebenedetto), le due salite alla Sacra di S. Michele da Chiusa di S. Michele o da S. Ambrogio, la salita alla Rocca Sella di Caprie.
- Sport estremi. La Valle di Susa ospita anche praticanti di sport estremi con un alto grado di pericolo individuale, come la risalita delle cascate di ghiaccio ad esempio nella zona di Novalesa. In estate vi viene praticato il torrentismo.
A tavola
modificaLa Valle di Susa, per il particolare microclima che la contraddistingue dalle altre vallate alpine per la presenza di importanti vie di comunicazione verso la Francia e verso la pianura che hanno reso possibile sin dall'antichità il continuo scambio di prodotti e di saperi, offre oggi molte varietà di prodotti della terra e numerose produzioni tipiche declinati poi con una sapiente e ricca tradizione culinaria.
I Formaggi
modificaLa produzione dei formaggi con metodi naturali e genuini, dove si ritrova la tradizione dell'alpeggio in quota, garantisce di ottenere latte e formaggi dal sapore particolare ed dall'intensità di profumi dovuti alla presenza di erbe aromatiche nei pascoli di altura. Il colore e gli aromi dipendono anche dai metodi di produzione e trasformazione, oltreché i diversi tempi di stagionatura: la toma del Moncenisio, nota già in epoca medioevale, il formaggio a crosta rossa per il trattamento di acqua e sale della superficie, le grandi forme di murianeng, la toma del lait brusc dalla pasta friabile, il burro profumato e il morbido seirass sono tra le produzioni più note diffuse. Questi formaggi non vanno conservati in frigorifero, ma in un ambiente fresco e ben aerato. Il formaggio è un prodotto vivo e al suo interno i processi fermentativi continuano dando luogo a sostanze che migliorano la qualità del prodotto.
Pane e Biscotti
modificaProfumo di burro, limoni, cacao, latte fresco noce moscata, nocciole, uova e zucchero caramellato inondano ancora le panetterie e le pasticcerie della Valle di Susa ma anche le case dei valsusini che per le feste patronali ancora mantengono la tradizione di sfornare i dolci della tradizione. Forse legati ad una tradizione conventuale, ma certamente imparentati tra di loro con varianti locali o addirittura segrete ricette di famiglia i tipici Canestrelli di Vaie e i canestrelli di San Giorio vengono cotti a fuoco vivo sui “ferri” piastre dai decori particolari diventando gustosi biscotti friabili, e ancora dalla cottura più lenta i gofri dell'alta valle sono fragranti e golose cialde nelle varianti dolci e salate. Nelle piccole frazioni di montagna dove era più difficile raggiungere il forno del pane, i gofri venivano preparati una volta la settimana per essere alternati al pane che in Valle di Susa risente molto della tradizione piemontese con la forma delle biove e delle miche affiancando la tipica chianocchina dalla crosta croccante e dalla mollica morbida che conserva la sua freschezza per diversi giorni. Dalle eroiche coltivazioni di montagna la segale per secoli è stata la farina più utilizzata per il pane, che una volta indurito era impiegato in cucina per le zuppe grasse a base di formaggio e brodo o per addensare le salse. L'arrivo del mais tra le coltivazioni del fondovalle ha reso celebri le fragranti paste di meliga di Sant'Ambrogio e riscoperto il pan'ed meliga di Chiusa, piccoli panini salati morbidi e saporiti. Inconfondibile e la celebre Focaccia di Susa, pane dolce zuccherato di antica origine “che conquistò i Romani”.
Miele
modificaIn Valle di Susa le condizioni climatiche influiscono positivamente sulla varietà di flora mellifera ed la produzione del miele valsusino ha la caratteristica di essere veramente naturale perché non sono previsti altri trattamenti, se non le semplici filtrazione e decantazione. I piccoli produttori della Valle di Susa puntano soprattutto sulla qualità del miele prodotto in zone montane: il miele di millefiori, il più diffuso ed il più apprezzato dai consumatori dai profumi variabili in base alla flora visitata dalle api. Il miele di castagno è più indicato per chi non ama i sapori molto dolci per la presenza di tannini che lo rendono più amaro rispetto ad altri mieli, ma è certamente il castiglio (castagno e tiglio) il più diffuso in Valle di Susa. Molto raro, e dal sapore delicato e particolare, il miele di rododendro si produce in un periodo limitato di tempo spostando le api in montagna a quote tra i 1500 ed i 2000 m. nel periodo di fioritura della pianta, tra fine giugno e inizio di luglio. Per le grandi dimensioni dei cristalli, il miele di rododendro non si presenta mai liquido ma sempre cristallizzato.
Castagne
modificaI castagneti in Valle di Susa affondano le radici in tempi antichi e il primo documento ufficiale a menzionare tale coltura risale al 1200 in riferimento alle dipendenze della certosa di Montebendetto. La castanicoltura è sempre stata molto importante per la comunità valsusina, sia come fonte di reddito, sia come elemento di integrazione alimentare prima della diffusione della patata o della farina di mais. Oggi la castanicoltura è diffusa a una quota che oscilla tra i 300 e gli 800-1000 metri sui versanti più soleggiati e presente tre ecotipi autoctoni per la produzione di castagne da frutto: Bruzolo, San Giorio e tardiva di Meana. In particolare le prime due varietà sono importanti per la produzione di marroni: i frutti sono infatti costituiti da castagne di pezzatura più grossa, tendenzialmente rotondeggianti e con poca pelosità, adatte ad essere trasformate in Marrons Glacés. Forte di questa tradizione la produzione è diffusa in tutto il territorio valsusino e la qualità è molto elevata: il Marrone Valsusa può infatti fregiarsi dal 2007 della etichetta I.G.P.
Patate
modificaArrivata in Italia dopo la scoperta dell'America, la patata è entrata a far parte della base alimentare delle popolazioni alpine e valsusine assicurandone il mantenimento e diventando oggi una produzione tradizionale. La Valle di Susa era famosa ben oltre i suoi confini per la squisitezza delle sue patate, fama che le compete ancora oggi. Infatti la pianta in montagna accumula nei tuberi degli zuccheri particolari che la rendono molto più saporita rispetto a quelle di pianura. La pasta varia dal giallo al bianco a seconda delle varietà coltivate, è di buona consistenza e resiste alla cottura senza sfaldarsi.
A questi pregi però, corrisponde una bassa produzione, di quattro volte inferiore rispetto a quella delle patate di pianura. In più la difficoltà di meccanizzazione obbliga gli agricoltori a seminare e raccogliere a mano, senza l'ausilio delle macchine. Le patate trovano produzione in tutta la valle, ma particolarmente pregiate risultano essere quelle di San Colombano di Exilles, Sauze d'Oulx, di Mocchie con le rarissime patate viola, di Cesana Torinese, e della Ramat di Chiomonte.
Mele e piccoli frutti
modificaLa coltivazione del melo ha radici antiche in Valle di Susa e in particolare nei paesi del fondovalle dove per il particolare microclima nella fascia tra i 400 e i 900 metri, sono state selezionate delle particolari varietà autoctone come la Susina, la Giachetta e la Carpendù, già citata in antichi manuali di pasticceria sabauda. Le coltivazioni di mele, ma anche pere, caratterizzano in maniera peculiare il paesaggio agricolo di Gravere, Mattie e Caprie, dove nel mese di novembre la sagra "La mela e Dintorni" promuove le produzioni locali.
Oggi le mele della Valle di Susa sono vendute direttamente in azienda ad amatori dei prodotti di nicchia e turisti, ma si trovano anche ai mercati settimanali o nelle fiere enogastronomiche.
Bevande
modificaVino liquori e distillati
modificaLa rigorosa cura posta nella produzione, nella conservazione e nell'estrazione delle essenze, l'amore del proprio lavoro insieme a quello per la propria terra, le tradizioni coniugate con la tecnologia ed il progresso, fanno sì che questi liquori abbiano il sapore deciso e pulito della montagna e il profumo delle erbe alpine. Tra le bevande più rinomate troviamo il rarissimo vino del ghiaccio o l'Eigovitto, l'acquavite di altissima qualità, e tutti prodotti con i vitigni autoctoni unici al mondo, l'Avanà.
Infrastrutture turistiche
modificaSia l'Alta che la Bassa Valle di Susa presentano un cospicuo numero di Hotel, strutture alberghiere e Bed and Breakfast che offrono ottimi servizi tutto l'anno.
Sicurezza
modificaCome restare in contatto
modificaRimanere in contatto sugli eventi e le proposte della valle è molto semplice, attraverso i siti e le newsletter.
Nei dintorni
modificaAltri progetti
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