comune italiano
Aidone | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Sicilia | |
Altitudine | 800 m s.l.m. | |
Superficie | 210,78 km² | |
Abitanti | 4.826 (2018) | |
Nome abitanti | aidonesi | |
Prefisso tel | +39 0935 | |
CAP | 94010 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Patrono | San Lorenzo (10 agosto) | |
Posizione
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Sito istituzionale |
Aidone è un comune in provincia di Enna.
Da sapere
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modificaEventi e feste
modifica- Settimana santa di Aidone. Si apre con la domenica delle Palme e si conclude con la giunta di Pasqua, si svolge secondo una tradizione antica che nel tempo ha subito poche variazioni. Gli eventi celebrati si inseriscono a pieno titolo nel solco delle sacre rappresentazioni usate dalla Chiesa, in seguito alla controriforma, per riportare i cristiani alla fedeltà del messaggio evangelico.
Protagonisti sono le sette confraternite, i santoni, i lamentatori. Questi ultimi, in genere cinque o sei voci, eseguono i lamenti, antichi canti in lingua siciliana, accompagnando le processioni del precetto, della visita dei sepolcri e del venerdì santo. Un solista intona la strofa ed il coro a cui si aggiungono tutti i confratelli intervengono rafforzando la nota finale. Gli aidonesi hanno difeso questa tradizione, anche quando si è cristallizzata in riti poco comprensibili, con le unghia e con i denti. Quando nel 1960, per ordine del vescovo, fu sospesa la giunta ci fu una rivolta popolare di cui tutti conservano memoria: coloro che ne furono riconosciuti gli istigatori fecero qualche giorno di galera e la giunta fu sospesa per più di dieci anni
- Domenica delle Palme. La prima sacra rappresentazione del periodo pasquale è quella della Domenica delle Palme; da tutte le chiese si muovono i santi, a coppie, accompagnati dalle proprie confraternite; il raduno è nella chiesetta dell'Annunziata, appena un oratorio dal momento che la chiesa è diroccata, ma strategica per tutte le funzioni della settimana santa. Da qui, benedette le palme, la processione, guidata dal parroco della chiesa madre, si snoda per le vie del paese e si conclude alla matrice; qui si svolge un rito antico e singolare.
Le porte della chiesa sono serrate a simboleggiare Gerusalemme che si rifiuta di accogliere il Messia. Gli apostoli (i santoni) a turno bussano senza risultato perché la porta resta chiusa; poi tentano di aprirla con la forza, ci riesce Mattia ma si tira indietro perché tutti possano entrare secondo una rigida gerarchia: Giovanni, Giacomo maggiore, Pietro, Mattia, Filippo, Matteo, Giuda Taddeo, Andrea, Giacomo minore, Bartolomeo, Tommaso, Simone. i santi entrano facendosi grandi inchini, per ultimo entra il parroco che simboleggia Gesù e che procede alla funzione solenne. Una volta i tentativi di apertura della porta erano sottolineate da battute in siciliano pronunciate da un prete all'interno della chiesa chiusa e dal parroco che era all'esterno - Processioni penitenziali. La prima metà della settimana santa è caratterizzata dalle processioni penitenziali nel rispetto del precetto pasquale; dopo la confessione, i confratelli, accompagnati dalla banda, intonando i lamenti, si recano nella chiesa dove faranno la comunione. Qui celebra anche un momento di convivialità e solidarietà: vengono distribuite le giamelle e i biscotti di vino tipici aidonesi e in ricordo dei confratelli morti si condividono questi dolci anche con le vedove.
- Mercoledì santo. La sera dalla chiesa dell'Annunziata parte un corteo mesto e suggestivo che accompagna, nella chiesa madre, in modo molto discreto, quasi nascosto, la statua del Cristo, che poi sarà messa sulla croce; qui riceveva l'omaggio dei fedeli che ne baciavano i piedi e il costato. Quest'ultima tradizione, un po' strana – dal momento che sembrerebbe che gli aidonesi adorino Gesù morto con due giorni di anticipo - è stata motivo di contesa tra la popolazione e i parroci, anche se sembra accertato che un proprio un parroco l'abbia introdotta negli anni cinquanta.
La tradizione, alquanto rara se non unica, risale probabilmente alla fine dell'Ottocento o agli inizi del Novecento, all'epoca dei movimenti di rivendicazione dei contadini, delusi della mancata distribuzione delle terre promesse da Garibaldi e dissanguati dall'esosità del governo sabaudo. La statua, che viene ancora portata in processione dentro una bara il venerdì, caratterizzata da braccia pieghevoli, era di proprietà della confraternita dei Bianchi, formata dai nobili e dai grossi proprietari terrieri; loro era l'onore della processione del Cristo morto la notte del venerdì santo, onore che condividevano benignamente con i loro mezzadri e salariati che facevano capo alla confraternita dell'Annunziata. A seguito di una rivolta i nobili negarono ai contadini la statua del Cristo per la celebrazione del venerdì, costoro rapirono la statua, la portarono nella loro chiesa e poi alla matrice, da dove partiva la processione. Fu un momento di grande partecipazione ma poi si venne a più miti consigli e la statua fu restituita ai Bianchi.
Ma da quel momento i rampolli dei Bianchi, per paura che fosse ancora trafugata, il mercoledì portavano la statua da una chiesa all'altra di notte, attenti che non ci fosse nessun testimone. La gente che l'aveva capito osservava questa processione dalle fessure delle porte e delle finestre, al buio. Quando la confraternita dei Bianchi si sciolse la statua fu donata alla confraternita dell'Annunziata, ma i nunciatari vollero continuare a commemorare quel memorabile atto di ribellione con la celebrazione del Mercoledì. Si racconta anche che l'ultimo nobile, che aveva in affidamento la statua, dopo avere svenduto tutto ciò che aveva, si vendette anche il Cristo, ai nunciatari appunto; da qui il detto in aidonese “s'è venduto pure Cristo” . Il Cristo deposto su una scala di legno e coperto con un lenzuolo, come quei poveri morti che si trasportavano dalla campagna o dal luogo di un incidente, quando faceva buio veniva trasportato dai confratelli in sordina alla chiesa madre, e la gente attendeva con ansia il passaggio del mesto corteo spegnendo le luci delle case per non disturbarlo. La tradizione di baciare la statua, dopo che era stata portata alla chiesa Madre, è più recente, risale alla fine degli anni cinquanta e fu introdotta dal parroco dell'epoca, padre Minasola. Negli ultimi anni si è tornati alle origini: in modo discreto la statua viene portata la sera del mercoledì alla chiesa madre, dopodiché vengono chiuse le porte.
- Venerdì santo. Nella chiesa madre a partire dal pomeriggio si raduna gran parte della popolazione aidonese per assistere ai riti del venerdì santo che culminano con la deposizione della croce (a scisa a crusg'). Si celebrano i riti del venerdì santo davanti alla statua del Cristo (del mercoledì) che, intanto, è stata inchiodata sulla croce. Quando si fa sera, in chiesa giunge la confraternita dell'Annunziata che, al suono triste dei lamenti e di una banda che esegue un repertorio molto mesto, porta la bara di vetro illuminata ed addobbata di fiori. A questo punto il rettore dell'Annunziata e qualche altro confratello, guidati dal celebrante, schiodano la statua dalla croce e la depongono nell'urna di vetro, tra la commozione generale.
Da qui muove il suggestivo e frequentatissimo corteo notturno che da qualche decennio si è arricchito anche della presenza della statua dell'Addolorata portata da alcune ragazze, di figuranti che rappresentano le pie donne e di due angeli.
- Domenica santa. Domenica verso mezzogiorno in piazza Filippo Cordova ha luogo una delle più suggestive sacre rappresentazioni. Protagonisti sono: le statue dell'Addolorata, coperta con il velo nero e quella del Cristo Risorto,portate da giovani vestiti di bianco che vengono posizionate ai lati opposti della piazza, in modo che non si vedano; i dodici santoni, rappresentanti di tutte le confraternite e ad alcuni messaggeri con stendardi infiorati; tutti insieme si danno da fare per cercare Gesù e portarne notizia alla Madre; si assiste alle corse di San Pietro che per tre volte (quante furono le negazioni), accompagnato dagli stendardi e da frotte di ragazzini, fa la spola tra la Madonna e Gesù. Alla fine di questo viaggio, Giovanni gli va incontro per annunciargli che Cristo è risorto; la statua del Cristo viene mostrata e Pietro e Giovanni corrono verso la Madonna che già si avvicina al centro della piazza. A mezzogiorno in punto, in un tripudio di campane, mortaretti e “salti” dei santoni, avviene l'incontro, a giunta; si fa saltare il velo nero alla Madonna e alle due statue si fanno fare inchini e si sollevano come fossero fuscelli. La festa si conclude con la processione, le due statue vengono portate insieme, la Madonna accompagna Gesù nella chiesa Madre e poi a sua volta viene accompagnata a Santa Maria La Cava, tutte le separazioni vengono sottolineate dagli inchini acrobatici dei santoni.
La festa oggi si svolge dalle dieci del mattino all'una circa, ma una volta i santi partivano nella ricerca del Cristo già di buon mattino in giro per tutto il paese e spesso anche in campagna. Ovunque trovavano ristoro, soprattutto vino e biscotti e quando, in modo particolare san Pietro, eccedevano nelle libagioni e s'acconciavano a dormire in qualche stalla, si restava in piazza per ore ad aspettarli; e poiché dovevano essere san Pietro e san Giovanni a portare la lieta novella a Maria, non si faceva la giunta finché non tornava o qualcuno non andava a prelevarlo. Questa pratica suscitò le ire del Vescovo che alla fine degli anni Cinquanta proibì la Giunta, ne seguì una rivolta popolare che ancora oggi si racconta con i facinorosi che passarono anche qualche mese in galera, con i preti asserragliati nella chiesa di Santa Maria La Cava e tutta la gente che di forza, impadronendosi delle Statue, volle ugualmente celebrare la giunta. Da quel momento venne sospesa e solo quasi venti anni dopo fu ripresa, quando tutti accettarono di farla secondo regole ben definite; si è guadagnato in puntualità e rispetto delle regole ma si è sicuramente perso molto della partecipazione e del colore e della gioia con cui era seguita.