Ovaro (Davâr in friulano) è un centro del Friuli-Venezia Giulia.

Ovaro
Ovaro visto dalla Pieve di Gorto
Stato
Regione
Territorio
Altitudine
Superficie
Abitanti
Nome abitanti
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CAP
Fuso orario
Patrono
Posizione
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Ovaro
Sito istituzionale

Da sapere modifica

È annoverato fra i paesi del club Borghi Autentici d'Italia.

Cenni geografici modifica

Il paese si trova in Val Degano (detta anche "Canale di Gorto") di cui è il centro principale, nell'Arco alpino friulano in Carnia. Sorge in una soleggiata conca fra i gruppi montuosi del Col Gentile (2.076 m) a ovest e dell'Arvenis (1.968 m) a est, mentre lontano a nord domina la valle il monte Volaia (2.55a m). Dista 18 km da Tolmezzo, 34 da Venzone, 42 da Gemona del Friuli, 21 da Ampezzo, 27 da Sappada.

Cenni storici modifica

Rinvenimenti sporadici rivelano una presenza umana in epoca preistorica; Iinoltre è stata rinvenuta nella frazione di Agrons un'iscrizione in caratteri nord etruschi risalente al VI-V secolo a.C. A popolazioni celtiche sembrano risalire numerosi macrotoponimi della zona di Ovaro, tra cui il nome della vallata, Guart (it. Gorto), che indicherebbe un luogo chiuso o protetto. Quando i Romani sconfissero i Galli Carni che abitavano la zona, il territorio di Ovaro, come tutta la Carnia, entrò a far parte dei domini romani. Recenti scavi archeologici nei pressi della chiesetta medioevale di San Martino hanno messo in luce l'esistenza di un edificio extraurbano a pianta basilicale di grandi dimensioni (400 m2 circa) del IV secolo d.C. e di un battistero ottagonale antistante la basilica. Il complesso presenta le caratteristiche dell'architettura sacra aquileiese-alpina (vasca battesimale esagonale, banco presbiterale, martyrion, triplice abside). Il complesso liturgico venne distrutto e abbandonato nel corso dell'alto medioevo e la sede della pieve sarebbe quindi stata trasferita sul più sicuro colle in prossimità della frazione di Agrons.

La zona di Ovaro seguì le vicende storiche del resto del Friuli, caratterizzate dalla presenza prima dei Longobardi e quindi dei Franchi. Dopo l'anno 1000 Ovaro si trovava sotto il dominio temporale e spirituale del Patriarcato di Aquileia, feudatario del Sacro Romano Impero. Nel 1420 insieme al resto del Friuli, Ovaro passò alla Repubblica di Venezia, che mantenne inalterato lo statuto di autonomia di cui godeva la Carnia in epoca patriarcale. Come il resto della Carnia, infatti, la zona di Ovaro venne coinvolta solo marginalmente nelle vicende della Repubblica di Venezia. L'evento più rilevante dei secoli in questione fu il terremoto che colpì la zona di Ovaro il 28 luglio del 1700. A seguito del sisma, si rese necessaria un'opera di ricostruzione, in particolare quella della pieve di Gorto. Ovaro fece parte della Repubblica di Venezia fino al 1797, quando passò all'impero asburgico insieme al resto del Veneto e del Friuli, come sancito dal trattato di Campoformio.

In seguito alla terza guerra di indipendenza nel 1866 entrò a far parte del regno d'Italia. Durante la prima guerra mondiale dopo la disfatta di Caporetto, fu per un periodo nuovamente occupato dalla truppe austro-ungariche. Nell'ambito della guerra di resistenza nel 1944 fu sede delle truppe cosacche, alleati dei nazifascisti. fino al maggio del 1945. Il 2 maggio le truppe cosacche in ritirata, essendo state attaccate dai partigiani, uccisero per rappresaglia 22 civili tra cui il parroco di Ovaro, don Pietro Cortiula.

Nel corso del XX secolo si registrò un'emigrazione permanente diretta in America, Svizzera, Francia, Belgio, Un parziale freno al fenomeno si ebbe in occasione dell'apertura della cartiera ad Ovaro e della miniera di carbone. La chiusura della miniera di carbone, nell'immediato secondo dopoguerra, rappresentò un momento di crisi evidente dell'economia locale. In ogni caso l'emigrazione andò rallentando negli anni sessanta, tanto che negli anni settanta si poteva dire esaurita

Come orientarsi modifica

  Ovaro

Quartieri modifica

Il suo territorio comunale comprende anche i paesi di: Agrons (Negrons), Cella (Cela), Chialina (Cjalina), Clavais (Clavajas), Cludinico (Cludini), Entrampo (Dentramp), Lenzone (Lenzon), Liariis (Liaries), Luincis (Luvinças), Luint (Luvint), Mione (Mion), Muina (Muina) e Ovasta (Davasta).

Come arrivare modifica

In aereo modifica

 

In auto modifica

  •   Casello autostradale Carnia-Tolmezzo sull'autostrada A23
  • Dal casello autostradale si prende la Strada statale 52   Carnica, da cui si stacca la strada regionale 355 della Val Degano.

In treno modifica

In autobus modifica

  •   L'azienda SAF gestisce corse extraurbane indirizzate a Tolmezzo e a Udine.


Come spostarsi modifica


Cosa vedere modifica

 
Pieve di Gorto
  • 46.474612.86251 Pieve di Gorto (Pieve prepositurale di Santa Maria). Citata per la prima volta nel 1119, ma erede di un complesso del IV secolo, l'aspetto odierno della Pieve dopo vari terremoti e incendi è settecentesco. È situata su un poggio a nord della frazione di Agrons.
    Un primitivo edificio basilicale, i cui resti furono rinvenuti da scavi archeologici presso la chiesetta medioevale di San Martino ad Ovaro, era sorto nel IV-VI secolo d.C. più spostato verso la pianura. Del complesso faceva parte anche un battistero. In seguito ad eventi che portarono alla distruzione ed all'abbandono di quel complesso di culto, la sede della chiesa di Gorto venne trasferita sul colle dove attualmente sorge la pieve, che rappresentava un luogo più sicuro.
    Nel corso del medioevo la pieve fu l'unica parrocchia della valle, con un territorio che comprendeva gli attuali comuni. La cura d'anime era esercitata da tre vicari: uno residente a Ovaro, uno nella frazione di Luincis ed uno a Comegliàns.
    Nel complesso religioso della pieve di Gorto avevano sede due confraternite: quella medioevale "di san Michele, sant'Elena e Santissimo Sacramento" e quella "della Beata Vergine del Rosario". Sia la pieve sia le due confraternite svolgevano un ruolo economico importante. In assenza di altri istituti di credito, infatti, concedevano crediti commerciali (ad un tasso che negli ultimi secoli dell'età moderna si aggirava intorno al 6-7%) e crediti a tassi ancora più bassi agli indigenti della zona.
    Nel periodo postnapoleonico si ebbe un'accelerazione della frammentazione del territorio parrocchiale già iniziato in precedenza: tra il XIX ed il XX secolo si staccarono le parrocchie di Ovaro e delle sue frazioni di Muina, Mione, Liariis e Ovasta.
    A partire dal XIX secolo persero di importanza anche le confraternite locali, da un lato a causa della fine del loro ruolo economico e dall'altra –presumibilmente- a causa del crescente controllo diocesano e della secolarizzazione. La confraternita di san Michele, sant'Elena e Santissimo Sacramento si estinse entro la fine degli anni sessanta, mentre quella della Beata Vergine del Rosario sopravvive con funzioni meramente devozionali.
    La chiesa presenta l'aspetto di una basilica a tre navate con presbiterio a pianta quadrata, affiancato da due sacrestie. Nell'aspetto attuale della ricostruzione settecentesca restano individuabili tracce consistenti delle precedenti fasi architettoniche.
    Della chiesa romanica resta un ciclo di affreschi rappresentante la Parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte, visibile nell'attuale presbiterio. Sul lato esterno del muro meridionale della chiesa sono visibili le tracce di monofore romaniche.
    Fu rimaneggiata, sotto la direzione del maestro Simone di Mena, in seguito all'incendio del 1431: sulla parete meridionale si nota la sagoma di una monofora gotica attribuibile a tale intervento. Nel corso di restauri condotti dopo il sisma del 1976 è emersa una chiave di volta gotica.
    In seguito al terremoto dell'anno 1700 la ristrutturazione ed il contemporaneo ampliamento della chiesa furono realizzati dai fratelli Nicolò e Giovanni Battista Zamolo di Portis di Venzone a partire dal 1722. In seguito a tali radicali rimaneggiamenti, la chiesa si presenta con tre navate separate da pilastri ed archi di dolomia cariata.
    All'interno sono collocati tre altari settecenteschi. Sull'altar maggiore (commissionato nel 1762) spiccano le statue marmoree dei santi Giovanni e Paolo martiri. L'altare di destra (commissionato nel 1771) contiene una statua ottocentesca della Vergine del Rosario. L'altare di sinistra (commissionato nel 1757) contiene una pala raffigurante sant'Elena.
       
 
Mione - Palazzo Micoli Toscano e fienile
  • Palazzo Micoli Toscano (nella frazione di Mione). Realizzato dall'architetto pordenonese Giovanni Battista Bassi nel 1836 per conto della famiglia Micoli-Toscano, è oggi noto come La casa delle cento finestre e gode di una splendida posizione panoramica sulla sottostante vallata. È riconoscibile fin da lontano per la sua forma cubica, il suo tetto verde e le sue, appunto, cento finestre.
  • Casa De Corte (a Ovasta). È un tipico esempio di architettura carnica risalente al XVII secolo.
  • Molino (in località Baûs, tra Ovaro e Comeglians). Si tratta di un vecchio mulino ancora in funzione. Vi si può assistere alla macina del granoturco.
  • Miniera di Cludinico (nella frazione di Cludinico). Grazie a visite guidate si può riscoprire l'ex-miniera di carbone situata sotto il paese.

Siti di interesse ambientale modifica

 
L'alta Val degano d'inverno dal monte Zoncolan
  • Val Degano (Canale di Gorto). La Val Degano o Canale di Gorto (Cjanâl di Guart in friulano) è una delle sette valli della Carnia. Ha direzione Nord-Sud ed è attraversata dall'omonimo torrente, che nasce a Forni Avoltri, in località Pierabech per poi gettarsi nel Tagliamento tra Enemonzo e Villa Santina. La lunghezza della valle è di circa 31 km. Il principale affluente è il torrente Pesarina (affluente di destra) ad Entrampo. L'intera valle è percorsa dalla Strada Statale 355 della Val Degano e comprende i comuni di Forni Avoltri (Fôr Davuàtri), Rigolato (Rigulât), Comeglians (Comelians), Ovaro (Davâr) e Raveo (Raviei).


Eventi e feste modifica


Cosa fare modifica

Con partenza dal comune di Ovaro si possono compiere le seguenti escursioni:

  • Al monte Avedrugno m 1.533, ore 4. Da Mione, si scende ad attraversare il torrente Miozza, quindi si risale (ore 2.30) agli Stàvoli Laudi m 940, da dove per prati e boschi, verso Sud Ovest, si raggiunge la cima.
  • Al monte Zoncolan m 1.740, ore 4. Dalla casera Pozôf, per il crinale erboso, si sale verso Est; dalla cima, dove si trova la stazione superiore della funivia che sale da Ravascletto, si gode un panorama sulle valli del Degano, Pesarina e sull'alta valle del Bût.
  • Al monte Tamai m 1.970, ore 4.30. Si sale a Lenzone, quindi per carreggiabile (ore 3) alla Malga Arvenùtis m 1.515. Dopo circa 6 km, in località Forchianon, si trovano delle sorgenti di acqua oligominerale. Tenendosi alti si giunge (ore 4) alla forcella m 1.840 tra il monte Arvenis a Sud e il monte Tamai a Nord, che si raggiunge a sinistra per pascoli.
  • Al monte Arvènis m 1.968, ore 4.30. Dopo la Malga Arvenùtis, prendere la mulattiera a destra che sale alla Malga di Clàupa m 1.646, poi per un costone alla vetta. Si può raggiungere in breve la forcella m 1.840 che divide l'Arvènis dal Tamai.


Acquisti modifica


Come divertirsi modifica


Dove mangiare modifica

Prezzi medi modifica


Dove alloggiare modifica

Nel campo della ricettività è peculiare di Ovaro e di altri centri della zona (Comeglians, Lauco, Sutrio e Raveo) l'albergo diffuso: i turisti possono alloggiare in antiche case di tipo carnico ristrutturate e dotate di ogni comfort.

Prezzi medi modifica


Sicurezza modifica

  Farmacia

  • 46.48223412.8656724 Farmacia Soravito, Via Caduti II Maggio, 121, +39 0433 67035.


Come restare in contatto modifica

Poste modifica

  • 46.48400312.864875 Poste italiane, Via Caduti II Maggio, 185, +39 0433 67271.


Nei dintorni modifica

  • Tolmezzo — In un'ampia vallata nell'Arco alpino friulano, la città è il centro più importante della Carnia e ne è quindi considerato di fatto il capoluogo.
  • Venzone — Grande notorietà hanno le Mummie di Venzone, appartenenti ad un'epoca compresa tra il XIV ed il XIX secolo, attualmente conservate in un edificio vicino al Duomo. Il processo di mummificazione non è dovuto all'intervento dell'uomo, ma a cause naturali (temperatura ed umidità adatte, alta presenza di solfato di calcio nel terreno).
  • Gemona del Friuli — La ricostruzione della città dopo il terribile terremoto del 1976 che la mise in ginocchio è un esempio ineguagliato del valore della sua gente che oltre alle abitazioni ha ricostruito, pietra per pietra, il suo bel Duomo così com'era.
  • Ampezzo — Centro di villeggiatura nell'alta valle del Tagliamento, conserva begli esempi di case in architettura carnica con i balconi di legno.

Itinerari modifica

  • Pievi della Carnia — Dieci antiche pievi che furono un tempo, oltre che centri di culto, sedi di potere civile.


Altri progetti

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