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Isola del Gran Sasso d'Italia è una città dell'Abruzzo.

Isola del Gran Sasso d'Italia
Isola del Gran Sasso d'Italia - Scorcio del centro storico
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Isola del Gran Sasso d'Italia
Sito istituzionale

Da sapere modifica

Tra le tante denominazioni con cui nel tempo è stata indicata Isola del Gran Sasso, quali "Il Castello dell'Isola", "Isola della Valle", "La Perla del Gran Sasso", "Il Paese dove il sole sorge due volte", c'è anche il "Paese dei Motti"; quest'ultimo perché all'interno del centro storico, sugli architravi in pietra di molte porte e finestre, figurano delle iscrizioni in latino dal suggestivo sapore biblico e popolaresco.

Esempi che si possono leggere su alcuni palazzetti cinquecenteschi di Piazza Marconi (Neutri fortunae; Bonitate fecisti cum servo tuo Domine; Melius mori quam fedari; Non solum nobis sed et Patriae et Posteris); ltri motti sulle finestre di un palazzetto rinascimentale di Largo Corte (Quod rubigo ferro hoc livor homini; Quod index auro hoc aurum homini); n via Nicolò e in Largo Torrione: Amicum Esse Licet sed usque ad aras; Beati qui abitant in domo tua domine.

I motti che seguono si leggevano negli anni trenta su un palazzo diroccato, in completa e desolante rovina, già sede comunale e prima ancora ufficio del governatore per conto dei Mendoza - che oggi ha fatto posto a Piazza Marconi: Incertum est quo loco mors te aspectat; Virtutis laus in actionibus consistit; Viro pro divitiis honos.

Cenni geografici modifica

Sorge in una vallata denominata "Valle Siciliana" ai piedi del Gran Sasso d'Italia. Il territorio di Isola appartiene al Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga [1], che ospita molte specie animali come il lupo, il camoscio d'Abruzzo, il cervo, l'aquila reale, la poiana, il gufo reale, lo scoiattolo, il cinghiale e la gazza. Isola del Gran Sasso aderisce alla rete Alleanza per il clima. Nei pressi del paese sono state rinvenute tracce di abitazioni risalenti al periodo neolitico, ma le prime notizie certe riguardanti Isola col suo nome proprio si riferiscono all'XI secolo, quando Adalberto nel 1063 dona alla chiesa cattedrale di Santa Maria di Teramo la porzione di sua proprietà del Castello de la Isola. Nel 1120 Berardo, vescovo aprutino, infeuda Insula ad Enrico e Matteo conti d'Aprutium per difesa e protezione della chiesa cattedrale di Santa Maria di Teramo. Nel 1173 il castello dell'Isola di Penne, era ancora tra i possedimenti dei Conti di Pagliara e il paese contava 48 famiglie. Verso il 1215, secondo una tradizione mai smentita, San Francesco d'Assisi giunto ad Isola fondò un convento per i suoi frati che vi rimasero fino alle soppressioni napoleoniche; oggi denominato Santuario di San Gabriele.

I Pagliara governarono sulla Valle Siciliana, fino al 1340 anno in cui Tommasa, ultima discendente, diede in sposa sua figlia Maria a Napoleone Orsini portandogli in dote feudi e titoli. Nel 1419 vengono redatti gli Statuti dell'Università dell'Isola che, oltre ad essere i più antichi finora rilevati nel teramo, hanno anche il pregio di essere l'unico documento scritto in lingua volgare della zona. Nello stesso anno Isola è infeudata a Francesco Riccardi di Ortona e poco dopo ad Antonello Petrucci. Successivamente alla Congiura dei Baroni si riattestarono gli Orsini signori della Valle. Nel 1495 subì l’invasione di seicento fanti aquilani e fu annessa con vero atto di capitolazione al Contado dell’Aquila, sotto la cui dipendenza pare restasse fino al 1499. L’ultimo degli Orsini a dominare su Isola del Gran Sasso, fu Camillo Pardo il quale, per la fedeltà espressa verso la casa di Francia, fu privato di tutti i beni, compresa la Valle Siciliana, che venne riconsegnata a Carlo V e nel 1526 donata agli Alarcon y Mendoza, nella persona di Ferdinando d’Alarcon, primo Marchese della Valle Siciliana. Una testimonianza del periodo si ritrova nella chiesa parrocchiale di Isola, su una lapide della cappella del battistero. Nell'anno 1559, il Marchese della Valle Siciliana, Fernando de Alarcon istituisce in Isola un Ufficiale con competenze giurisdizionali per assicurare l'ordine pubblico del paese e delle terre ad esso attigue. Nel 1585, tramite le relazioni triennali dei vescovi di Penne e Atri riguardanti la diocesi, si attesta che vi è presente in Isola una parrocchia con titolo di Prepositura. Nel 1596 si ricorda la traslazione delle spoglie di Santa Colomba, dall'eremo montano in quel tempo diroccato, alla chiesa di Santa Lucia. Nel 1644 dagli atti notarili attestiamo la presenza di un Ospedale presso la chiesa di S. Antonio. I Mendoza dominarono il territorio Isolano fino a quando Re Giuseppe Bonaparte, con la legge del 2 agosto 1806, abolì per sempre il sistema feudale e con esso il vecchio ordinamento delle Università. Sorse allora il Comune di Isola. Nel 1821 anche a Isola nacque la società segreta detta "Carboneria". A partire dal 1861, dopo l'Unità d'Italia, si verificarono nel paese vari episodi dibrigantaggio postunitario, Isola fu uno dei centri delle azioni dei briganti, assieme a Civitella del Tronto, Rocca di Cambio, e altri comuni aquilani. Nel 1863 il Comune prese il nome attuale di Isola del Gran Sasso d'Italia. Il 5 settembre 1950, si verificò un terremoto (con epicentro il Gran Sasso) che fece trepidare gli abitanti di Isola del Gran Sasso e di Pietracamela, provocando consistenti danni alle abitazioni private e vistose lesioni agli edifici pubblici[3]. Anche l'evento sismico del 6 aprile 2009 ha fatto registrare gravissimi danni agli edifici del tessuto storico del paese, nelle frazioni e nei comuni limitrofi.

Come orientarsi modifica

  Isola del Gran Sasso d'Italia

Quartieri modifica

Fanno parte del suo territorio comunale i centri di Capsano, Casale San Nicola, Cerchiara, Ceriseto, Collalto-Frisoni, Colliberti, Fano a Corno, Forca di Valle, Pretara, San Gabriele dell'Addolorata, San Giovanni, San Massimo, San Pietro, Tembrietta e Trignano.

Come arrivare modifica

In aereo modifica

 

  • Aeroporto di Pescara (Aeroporto internazionale d'Abruzzo), Via Tiburtina Km 229,100, +39 085 4324201.

In auto modifica

In treno modifica

  •   Stazione di Giulianova. Da qui partono ogni 30 minuti pullman di linea per Teramo; da Teramo prendere il pullman per San Gabriele - Isola.

In autobus modifica

  •   Linea di pullman da Teramo


Come spostarsi modifica


Cosa vedere modifica

 
Chiesa di San Giovanni ad Insulam (San Giovanni al Mavone)
 
Abside
 
Rovine dell'antico convento annesso alla chiesa
 
Affresco dell'abside
 
Lunetta del portale
 
Figure scolpite ai lati del portale
  • 42.52000613.6848281 Chiesa di San Giovanni ad Insulam (San Giovanni al Mavone). Nei pressi del paese, la chiesa sorge isolata sopra un piccolo poggio che fiancheggia il fiume Mavone nell'omonima valle, immersa nella catena appenninica alle falde del Gran Sasso le cui cime del Corno Grande e del Corno Piccolo da una parte, e i monti Prena e Camicia dall'altra ne incorniciano il panorama.
    L'edificio religioso appartenne alla struttura abbaziale connessa di cui restano suggestive tracce di tratti di ruderi ed è annoverato nell'Elenco degli edifici monumentali della provincia di Teramo. La chiesa si eleva costruita sopra la cripta e l'intera struttura fu eretta in tempi diversi tra l'XI e il XIII secolo.
    La scarsità di documenti pervenuti sulla sua storia non ci consente di conoscere la sua origine. La prima menzione del complesso monastico, insieme con quello della chiesa di Santa Maria di Ronzano, si trova in un decreto del papa Lucio II, datato 19 gennaio 1184.
    Riguardo alla configurazione architettonica originaria è possibile evincerne i tratti osservando l'attuale edificio che, nel corso dei secoli, non ha subito interventi che ne hanno modificato significativamente lo stile e la struttura. L'intero fabbricato si compone della chiesa e della cripta sottostante la zona presbiteriale.
    La cripta potrebbe essere stata una piccola chiesa preesistente, antecedente all'anno Mille, sopra cui è stata costruita l'ulteriore chiesa che ora la racchiude. A conferma di questa ipotesi si adduce la presenza di una lastra immurata, probabile frammento di una transenna, reimpiegato come decoro. La lavorazione a bassorilievo ne evidenzia un ornamento geometrico tipico dell'epoca di realizzazione individuata tra il VII e l'VIII secolo.
    La facciata di stile romanico fu alzata verso la fine del XII secolo e completata nel XIII con un coronamento orizzontale arricchito da mensole sulle quali poggiano archetti pensili che si alternano ogivali e a tutto sesto sovrastati da un'ininterrotta linea seghettata di conci. L'intera decorazione percorre tutto il perimetro esterno delle mura della fabbrica fino a ricongiungersi nella zona absidale. La fascia ornamentale è interrotta solo nel tratto dell'inclusione sinistra della torre campanaria. Il campanile, aggiunto in epoca successiva all'originaria costruzione, si mostra con dimensioni piuttosto sproporzionate rispetto all'edificio e di rozza fattura. Termina, ora, con i due fornici della vela.
    Il prospetto frontale è aperto da un ricco portale rialzato da alcuni gradini, un oculo e da due bifore di gusto pugliese, rare a trovarsi negli edifici abruzzesi. Queste sono incorniciate da una ghiera a tutto sesto, che si mostra liscia a spigolo vivo, e ricavate nello stretto spazio di un archetto ad ogiva, ripartite nelle due luci da una colonnina che presenta la base ed il capitello di uguale dimensione delle fessure.
    La caratteristica di questa facciata a terminazione piana, che alcuni ritengono adottata per la prima volta in Abruzzo nella costruzione di questo complesso monumentale, fu utilizzata come prototipo architettonico per lo stile di altri edifici abruzzesi del XIV e XV secolo, sorti soprattutto nel territorio aquilano.
    I fianchi della costruzione sono aperti da piccole finestre a feritoia sopra le quali si nota la stratigrafia dell'alternanza di fasce di pietre e laterizi rossi, dovuta ad interventi di sopraelevazione della fabbrica, seguita da un secondo ordine di monofore. La cornice di coronamento è definita a «spinapesce» ed archetti. Il prospetto posteriore è movimentato dalla sporgenza dell'abside elevata in due tempi.
    Il portale principale spicca per originalità nel suo schema compositivo e si mostra riccamente intessuto di decori proponendo un diverso e nuovo impianto architettonico. Databile nella prima metà del XII secolo, si apre in uno spazio rettangolare sovrastato dalla lunetta racchiusa all'interno di un'edicola. I decori in bassorilievo dell'archivolto sono scalpellati con motivi di girali d'acanto riferibili ai modelli classici riproposti anche nel più elaborato architrave ed affini a quelli della chiesa di San Clemente al Vomano. Gli stipiti non sono costituiti da pilastri, ma si compongono di conci di pietra squadrati e sovrapposti che mostrano bassorilievi di figure zoomorfe e mostruose di gusto liberatoriano..
    Nella parte bassa del portale si trovano in posizione simmetrica, le figure di due «leoni affrontati», leggendo i bassorilievi da destra prosegue con i dettagli delle pietre dove si trovano le due colombe, un grifo rampante con un motivo fogliare ed un drago che mangia una serpe. Sulla sinistra vi sono un drago, una leonessa con la coda rialzata e due uccelli. Sono meritevoli d'attenzione per la particolare accuratezza dei dettagli il leone della parte sinistra, la leonessa e il grifo e mostrano affinità con i conci presenti nella parte destra del portale della chiesa di San Liberatore a Majella datato intorno al 1080. Pertanto potrebbero essere materiali di reimpiego del secolo precedente.
    Il portale che si apre nel fianco di destra della fabbrica ha caratteristiche molto più semplici del principale coevo. Utilizzato per collegare l'ambiente della chiesa con una torre laterale, presenta decorazioni di bassorilievi di girali vegetali solo nella porzione dell'archivolto della lunetta.
    L'interno
    Il corpo della chiesa è stato costruito nella seconda fase di edificazione del complesso monumentale, avvenuta nel XII secolo. A differenza della cripta la muratura è stata realizzata con l'impiego di conci squadrati e regolari.
    Con questo intervento la cubatura della chiesa si accrebbe e vi fu l'avanzamento della fabbrica verso il piazzale antistante. All'interno si ebbe la divisione dello spazio su due livelli di calpestio raccordato dalla scala che inizia dalla fine della seconda campata. Questa suddivisione destinava la zona più bassa ai fedeli, mentre la zona sopraelevata delimitava il presbiterio.
    Il rilievo del corpo della cripta occupa quasi i due terzi dello spazio della chiesa con l'evidente movimento d'innalzamento.
    L'ambiente dell'aula è scandito da tre navate le cui sei arcate sono sostenute da pilastri fino all'arco trionfale e poi da colonne che presentano capitelli di varia foggia. All'interno della calotta dell'abside vi sono i resti dell'affresco datato 1421. Vi sono raffigurati, all'interno di una mandorla, il Redentore tra la Vergine affiancata da un grazioso angioletto e la figura di San Giovanni Battista.
     
    La cripta

    La cripta fu edificata anteriormente alla chiesa nel corso dell'XI secolo. Per la realizzazione della muratura furono impiegate pietre di grossolana fattura che per differenza di precisione di taglio bene evidenziano la zona da cui inizia la sopraelevazione del successivo edificio ecclesiale. Si accede a quest'ambiente, rischiarato dalle piccole finestre strombate, mediante i due ingressi posti alla fine delle navate laterali della chiesa. Il suo spazio, d'impostazione benedettina, si apre sotto al presbiterio da una pianta quadrangolare di metri 10 x 9,90. L'interno è ripartito da tre navate, di cui solo la mediana, maggiore, è absidata in esatta corrispondenza di quella superiore. Quattro colonne centrali a sezione circolare e i pilastri addossati alle pareti sostengono le campate dove poggia la copertura di volte a crociera.
    Il terremoto verificatosi nel 2009 ha reso la chiesa inagibile. Per visionarla (ma non visitarla) all'interno, è necessario chiedere le chiavi al bar adiacente.
 
Santuario di San Gabriele dell'Addolorata
  • 42.51644213.6579532 Santuario di San Gabriele dell'Addolorata. Si trova ai piedi del Gran Sasso e comprende il convento, che ospita la sede dei Passionisti, dove nel 1862 morì san Gabriele dell'Addolorata; l'antica chiesa, innalzata nel 1908 in onore di san Gabriele;la nuova chiesa del 1970 in cemento armato, vetro ed acciaio, che in genere viene aperta nei giorni festivi per accogliere l'alto numero di pellegrini (può contenere 5/6 000 persone);
    La chiesa antica
    Verso il 1215, san Francesco d'Assisi fondò un convento per il suo ordine francescano che vi rimase fino al tempo delle soppressioni napoleoniche; tale convento è l'attuale Santuario di San Gabriele.
    A quanto sembra il santo di Assisi trovò alle falde del Gran Sasso un'edicola dedicata alla Madonna Annunziata da cui, probabilmente nel 1216, iniziò la costruzione di un convento e di una chiesa dedicata all'Immacolata.
    Nel 1809 il convento fu abbandonato dai seguaci di san Francesco, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi del periodo napoleonico e il loro posto fu preso nel 1847 dai Passionisti.
    Restano oggi dell'originario edificio il "Pozzo di San Francesco" e, al piano terra di quello che un tempo era il convento, il refettorio e il chiostro con i portali in pietra del XVI secolo e con una serie di affreschi del XVII secolo che raffigurano scene della vita di san Francesco. L'urna con i resti mortali di san Gabriele dell'Addolorata, un tempo conservata nella vecchia chiesa, è stata traslata nel nuovo santuario. Papa Giovanni Paolo II inaugurò la cripta con la tomba il 30 giugno 1985.
    Nel luglio del 1929 papa Pio XI aveva elevato il vecchio santuario alla dignità di basilica minore.
 
Portale di San Massimo
  • Chiesa parrocchiale di San Massimo. È incastonata nelle viuzze che si intersecano nel centro storico, il Castello. Custodisce al suo interno un Battistero in pietra di stile rinascimentale che riporta fregi di motivi ornamentali con frutta e vasi, oltre a teste d'angelo e animali fantastici; una epigrafe nella parte inferiore porta una dedica a Ferdinando Alarçon, che fu il primo Marchese della Valle. Opera pregevole è pure il portale del 1420 di Matteo da Napoli.
  • Eremo di S. Nicola di Corno. Il Prato dei Frati è un pianoro situato a 1100 metri di altitudine; ai suoi margini si trova l'eremo di San Nicola, raggiungibile tramite una mulattiera che partendo da Casale San Nicola conduce poi fino al Corno Grande. La chiesetta romanica ebbe la prima fondazione nel 1.000 - 1.100 e gode di un ottimo stato di conservazione. Intorno si notano poche tracce dell'antico convento.
 
Cona di San Sebastiano (Monumento ai Caduti)
  • Cona di San Sebastiano, Via della Fontana/Viale Costantini. Divenuta attualmente monumento ai Caduti, la piccola costruzione conserva scarse tracce di affreschi di Andrea De Litio: una Annunciazione (in condizioni di grande degrado) sulla facciata esterna e una Madonna con Santi all'interno, dove si trova un tabernacolo cinquecentesco in pietra.
    A poco più di 100 metri si nota la facciata di una chiesetta dedicata alla Madonna delle Grazie, non più usata come luogo di culto dal terremoto dell'Aquila del 2008.
  • Chiesa di Santa Lucia (a due km da Isola). In un piccolo agglomerato di case questo piccolo edificio religioso, che dichiara la propria età con la data 1450 incisa sul portale, conserva all'interno resti di un affresco - l'Annunciazione - cinquecentesco, oltre ad altri raffiguranti San Sebastiano, Santa Caterina e Santa Colomba, di cui conserva le reliquie qui trasferite a fiune Cinquecento.
  • Chiesa di San Valentino (Tra Isola e Cerchiara). Rimangono i ruderi della chiesa romanica che conservano ancora sulle pareti interne tracce di affreschi datati al primo Cinquecento, fra i quali un San Rocco, La piana in cui sorge la chiesa fu interessata da insediamenti romani e dall'attraversamento di una strada romana; nel XIX secolo l'area ha fornito alcuni reperti andati poi dispersi, tranne una epigrafe di età imperiale ed una testina di Ercole datata al II secolo d.C. che si trovano a Cerchiara.
  • Chiesa di San Leonardo. Restaurata di recente, la chiesa ha un altare ligneo del 1631 e un bel portale. Si trova lungo la strada che conduce al Santuario di San Gabriele dell'Addolorata.
  • Eremo di Santa Colomba. A ben 1250 metri di altitudine, l'eremo situato sotto il monte Infornace è raggiungibile attraverso un sentiero che parte da Pretara. La tradizione narra che questo luogo servì da ritiro a Colomba, contessa di Pagliara e sorella di San Berardo, il quale vi avrebbe edificato il tempio. I resti di Santa Colomba furono sistemati nel 1595 in Santa Lucia, quindi nella chiesa di Pretara.
    Le leggende
    La tradizione popolare venera una roccia nella quale sarebbe impresso il pettine della Santa. Si dice ancora che poggiando la testa in una buca lì presente si guarisce dal mal di testa. Infine si racconta che i ciliegi lì vicino su stimolo della Santa avevano prodotto i propri frutti in pieno inverno, così che essa poté farne omaggio al fratello San Berardo che si era recato a farle visita. Tutte queste leggende vengono ricordate ogni anno il primo di settembre, quando nel pianoro dell'eremo si tiene la frequentatissima festa di Santa Colomba.


Eventi e feste modifica

  • Feste dei giovani al Santuario di San Gabriele dell'Addolorata. San Gabriele dell'Addolorata è Patrono dell'Abruzzo. Il suo Santuario è una meta di pellegrinaggio molto frequentata. Vi si radunano anche moltissimi giovani, quando presso il Santuario danno vita a due appuntamenti principali:
    1) nel mese di marzo, a cento giorni dall'esame di stato, per prendere il diploma di scuola media superiore, quando migliaia di studenti provenienti dall'Abruzzo e dalle Marche arrivano al santuario per pregare per un buon esito dell'esame; durante la cerimonia vengono benedette le penne;
    2) nell'ultima settimana di agosto, in cui viene costruita una tendopoli dove centinaia di giovani (ma anche meno giovani) si accampano per cinque giorni, dando vita ad un meeting religioso.
    Tra i celebri visitatori del santuario: papa Giovanni Paolo II e l'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger. Il ricordo di queste visite è testimoniato dalle foto esposte nel nuovo santuario.


Cosa fare modifica


Acquisti modifica


Come divertirsi modifica


Dove mangiare modifica

Prezzi medi modifica


Dove alloggiare modifica

Prezzi medi modifica


Sicurezza modifica

  Farmacie

  • 42.50229413.6582791 Di Giacomo, Borgo San Leonardo, 50, +39 0861 976114.
  • 42.50226813.6247032 Burrelli, Via Prato Grande, 30 (località Cerchiara), +39 0861 978103.


Come restare in contatto modifica

Poste modifica

  • 42.50313513.6587143 Poste italiane, Borgo San Leonardo snc, +39 0861 975960, fax: +39 0861 975960.


Nei dintorni modifica

  • Teramo — Antica città con un importante centro storico, vanta una splendida Cattedrale che entra nel novero delle migliori espressioni dell'architettura religiosa abruzzese.
  • Castelli — Il paese fa parte dei Borghi più belli d'Italia ed è famoso per la produzione di ceramiche, una tradizione che risale all'inizio del Rinascimento.
  • Santa Maria di Ronzano
  • San Clemente al Vomano — Chiesa romanica fra le più belle d'Abruzzo, si mostra nella forma datale dai restauri del Millecento che interessarono la precedente costruzione del IX secolo. È in ottimo stato di conservazione; è adibita a chiesa cimiteriale.
  • Santa Maria di Propezzano
  • Rifugio D’Arcangelo (Ex Vaduccio) (Altitudine 1655 m). È situato sotto le pareti del versante sud del Corno Grande in una posizione che offre panorami mozzafiato. Si raggiunge attraverso un sentiero comodo che partendo da Casale San Nicola nei pressi del vecchio cantiere autostradale conduce a destinazione con all'incirca due ore e mezza di camminata.
  • Ara Pietra (Madonnina) (Altitudine 2030 m). Sono tre i percorsi per raggiungere questa meta, tutti e tre con un impegno di circa tre ore e con partenza da Casale, cerchiara o Forca di Valle. Tutti e tre i percorsi sono ricchi di interesse paesaggistico e naturalistico.
  • Castello di Pagliara (Altitudine 1000 m). Offre una spettacolare vista sulle valli Vomano, Mavone e del Fino. Il castello, che fu dimora dei Conti di Paglia (i feudatari più antichi del luogo, dalla cui famiglia discesero i Santi Berardo e Colomba, fratelli), si raggiunge con circa mezz'ora di cammino con un comodo sentiero partendo dal Lago di Pagliara o da Isola attraverso gli argini del torrente Ruzzo.
  • Piana del Fiume. Pianoro sotto il Malepasso alle pendici del Monte Prena; vi si arriva tramite una carrareccia non difficoltosa. Da qui si può partire poi per escursioni al Vado di Pieverano, ai Prati di Santa Colomba o al Brancastello.
  • Sorgenti del Ruzzo (Altitudine 1300 m). Area alle pendici del Prena ricca di vegetazione e di acque. Occorre circa un'ora per raggiungerla attraverso un sentiero non difficoltoso che parte dalla Piana del Fiume e attraversa il bosco di Macchiabella.
  • Santa Colomba (Altitudine 1235 m). Il sentiero per raggiungere l'eremo è ripido ma non sfiancante e parte dalla Piana del Fiume.
  • Pineta di S. Pietro (Altitudine 1000 m). Una strada carrozzabile conduce facilmente a questo pianoro di grande interesse naturalistico.

Altri progetti

 Usabile: l'articolo rispetta le caratteristiche di una bozza ma in più contiene abbastanza informazioni per consentire una breve visita alla città. Utilizza correttamente i listing (la giusta tipologia nelle giuste sezioni).