Carini | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Sicilia | |
Territorio | Costa palermitana | |
Altitudine | 181 m s.l.m. | |
Superficie | 76,6 km² | |
Abitanti | 39.098 (2021) | |
Nome abitanti | carinesi | |
Prefisso tel | +39 091 | |
CAP | 90044 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Patrono | Santissimo Crocifisso | |
Posizione
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Sito istituzionale |
Carini è una città della Sicilia.
Da sapere
modificaCenni geografici
modificaÈ il quarto centro più popolato della città metropolitana e il ventiquattresimo della Sicilia. Confina a nordest con il comune di Capaci, ad est con il comune di Torretta, a sudest con il comune di Monreale, a sud con il comune di Montelepre e il comune di Giardinello, a sudovest con il comune di Partinico, ad ovest con il comune di Terrasini ed a nordovest con il comune di Cinisi, mentre il versante nord è bagnato dal golfo di Carini.
Il territorio, prevalentemente pianeggiante, è delimitato dai monti Pecoraro, Montagna Longa, Cerasia, Saraceno, Tre Pizzi e Colubrino, mentre il centro storico è costruito sulla collina che sovrasta il territorio.
Cenni storici
modificaLa fertilità delle terre di Carini e la sua conformazione territoriale hanno permesso la presenza dell'uomo, sin dalla Preistoria. La città vanta una storia ultra-millenaria documentata da citazioni in opere e molteplici ritrovamenti. Il primo insediamento nel territorio sarebbe stato verosimilmente ad opera dei Sicani in un tratto di costa ad occidente di Palermo, che si estendeva nelle attuali zone della Chiusa Carrubba, Piraineto e Carbulangeli. Secondo Tucidide, Hyccara raggiunse il suo massimo splendore nella seconda metà del V secolo a.C. Divenuta un importante emporio marittimo, fu molto frequentata dai Fenici che vi portarono numerosi prodotti e metalli sconosciuti in Sicilia. Scoppiata la guerra tra Atene e Siracusa, gli Ateniesi vennero in Sicilia chiamati da Segesta e Selinunte, nemiche di Siracusa. Nel 415 a.C. Nicia, al comando di 5.000 guerrieri Ateniesi, assalì e distrusse Hyccara. I suoi abitanti furono fatti schiavi e venduti al mercato di Catania, e tra questi la fanciulla Laide, che in seguito sarebbe divenuta una celebre etèra a Corinto.
Gli iccarini scampati all'eccidio e alla schiavitù, per ragioni di sicurezza edificarono la seconda Hyccara (chiamandola Iccara) lontano dal mare vicino alla montagna, fra i boschi, nella località oggi chiamata San Nicola, intorno al 370 a.C. Il territorio fu anche colonizzato e abitato da numerosi Cartaginesi, attratti dalla fertilità del suolo, a protezione del quale costruirono il cosiddetto Muro di Carini. La pratica dell'agricoltura e del commercio portò presto ricchezza a questa città, dove sorsero case sontuose, molte delle quali con pavimento a mosaico, di cui rimangono ancora oggi testimonianze. Sotto il dominio romano, dopo la sconfitta dei Cartaginesi (264 a.C.), seguì un lungo periodo di pace, nel corso del quale fiorì in particolare l'agricoltura. Il primo importante evento, citato dagli storici di Roma, è il soggiorno dell'imperatore Antonino Pio, ricordato da Plinio. Durante la persecuzione del Cristianesimo, molti abitanti pagarono il prezzo della loro fede, come attestano le numerose catacombe paleocristiane, site nell'area dove oggi sorge la frazione di Villagrazia. Sempre in quel periodo fu sede vescovile, come testimoniano alcune lettere di Papa Gregorio Magno indirizzate ai suoi vescovi.
Tra l'VIII ed il IX secolo d.C. Iccara subì numerose incursioni saracene fino a quando venne definitivamente conquistata dagli Arabi insieme a tutta la Sicilia Occidentale. Secondo quanto si legge nel registro della Maramma della parrocchia Matrice, nell'anno 909 l'emiro Mulei Almoad concesse ai carinesi di ricostruire il loro paese là dove oggi esso sorge, col nome di Qarinis. Al tempo stesso fu costruita una piccola chiesa sotto il titolo di San Giuliano, successivamente ingrandita sotto il titolo del Purgatorio, che fino al 1450 fu chiesa madre. Il periodo arabo fu, in generale, prospero per il territorio, grazie anche alla vicinanza di Palermo, la cui corrente di traffici era molto fiorente in quell'epoca. Così nel Libro di Ruggero del geografo Idrisi: Qarinis, terra graziosa, bella e abbondante (..) vi è una fortezza nuova, fabbricata sopra un colle che domina l'abitato.
La baronessa di Carini |
La città di Carini è indubbiamente legata alle vicende della baronessa il cui nome era Laura Lanza, vissuta nel XVI secolo. Laura andò in sposa, a don Vincenzo II La Grua-Talamanca, figlio del barone di Carini e si trasferì presso il castello dove visse per vent'anni e da cui nacquero i suoi otto figli. Ma infelice di questo matrimonio combinato intrecciò una lunga relazione con Ludovico Vernagallo, cugino del marito. Secondo la tradizione il padre li sorprese insieme e li uccise o li fece uccidere e durante l'omicidio la baronessa, colpita al petto, si toccò la ferita e, appoggiandosi al muro con la mano, vi lasciò un'impronta insanguinata. La vicenda colpì i cantastorie dell'epoca fino a renderla una vicenda che oggi fa parte della cultura di massa e della tradizione siciliana. |
Con la conquista normanna, nel 1072, il conte Ruggero assegnò la baronia di Carini a Rodolfo Bonello che fece edificare alla fine del sec. XI una fortezza che dominava il territorio. Lo stesso viaggiatore arabo Idrisi testimonia nel 1154 l'esistenza di questa costruzione. Sotto la dominazione sveva la borghesia dell'Università di Carini ebbe quattro rappresentanti, a testimonianza dell'importanza che questa cittadina andava acquisendo. Nel periodo angioino la signoria della città fu affidata a Palmerio Abbate, la cui famiglia rimase al potere fino al regno di Martino I. Nel 1397 si infeudò il catalano Umbertino La Grua, il cui titolo venne ereditato dalla figlia Ilaria, che andò in sposa a Gilberto Talamanca. Nacque in questo modo la dinastia Talamanca-La Grua che mantenne la baronia di Carini fino al XIX secolo. L'inizio del XV secolo segnò un periodo di risveglio e di benessere per tutto il territorio. Sorsero molte costruzioni attorno al castello e ville nelle aree limitrofe. Fiorì l'architettura laica ed ecclesiastica, mentre venne lentamente configurandosi un ceto borghese, grazie alla concessione di numerose enfiteusi e allo sviluppo dell'attività commerciale. L'agricoltura si arricchì di oliveti, agrumeti e di colture particolari, come quella della cannamele. Molti titolati della Palermo vicereale vennero a villeggiare nel territorio.
Nacque così, fra le altre, la borgata di Villagrazia. L'architettura del castello si accrebbe di numerosi interventi nelle varie fasi di ampliamento e trasformazione, anche se nell'anno 1563 un'ombra tragica si abbatté su di esso con la morte di Laura Lanza di Trabia, moglie di Vincenzo II La Grua, uccisa per mano del padre Don Cesare Lanza. L'evento rimase nella memoria popolare come L'amaro caso della baronessa di Carini. Il legame dei La Grua con Carini cominciò ad allentarsi alla fine del '700; poi, l'abolizione del feudalesimo (1812) e il trasferimento di Antonio Francesco La Grua a Parigi (1839), fecero sì che agli antichi signori rimanesse soltanto la proprietà del Castello. Liberatosi della baronia, il Comune di Carini ebbe presto uno sviluppo nel campo della pubblica istruzione e della cultura, attrezzandosi, fra l'altro, di biblioteca e teatro. Al tempo stesso, l'incalzare degli eventi del nostro Risorgimento trovò in questa città terreno fertile e sorprendente partecipazione. Fu così che da Carini, il 4 aprile 1860, partirono ben 400 uomini alla volta di Palermo. Dopo l'unità d'Italia, la storia di Carini è quella del frazionamento delle terre, soprattutto agrumeti e vigneti, ma anche quella che porta ai grandi flussi migratori. L'ultimo Ottocento è tuttavia caratterizzato da una consistente regolarizzazione dell'impianto urbano, accompagnato dalla costruzione di bei palazzi e di fontane. La seconda metà del Novecento è invece l'era dell'industrializzazione che ha, come conseguenza, un consistente calo dell'attività agricola.
Come orientarsi
modificaFrazioni
modifica- Bivio Foresta
- Piraineto
- Torre Ciachea,
- Fondo Zucco
- Villagrazia di Carini
Come arrivare
modificaIn aereo
modificaL'Aeroporto di Palermo-Punta Raisi si trova a circa 32 km a ovest della città e ha voli regolari in arrivo da altri centri italiani e dalle principali città europee. I bus navetta ogni mezz'ora forniscono un trasporto economico verso il centro città (€ 5). Ci sono 1-2 treni all'ora, 50 minuti, 8€ (destinazione Punta Raisi). In aeroporto sono disponibili anche i consueti servizi di taxi e noleggio auto. Dall'aeroporto ci sono autobus e taxi che portano direttamente a Carini.
In auto
modificaIn nave
modificaUn'altra alternativa è prendere un traghetto dall'Italia continentale al porto di Palermo e poi prendere un autobus, un treno o un taxi da Palermo a Carini.
In treno
modificaCome spostarsi
modificaLa maggior parte delle le attrazioni possono essere raggiunte a piedi, quindi il noleggio auto non è nemmeno necessario.
Cosa vedere
modificaArchitetture religiose
modifica- 1 Duomo di Carini (Duomo di Santa Maria Assunta). La chiesa madre dedicata originariamente al SS. Sacramento, è oggi intitolata a Maria SS. Assunta. Venne eretta alla fine del XV sec., incamerando l'Oratorio della Compagnia del Santissimo Sacramento e la cappella di S. Sebastiano. Diviene parrocchia nel 1523. La sua imponente struttura a croce latina è divisa in tre navate da 12 colonne in pietra di “Billiemi”, conserva un numero straordinario di opere di alcuni fra i protagonisti dell'arte siciliana fra XVI e XVIII secolo, come una preziosa acquasantiera di marmo bianco finissimo con raffigurate le torri del castello, simbolo della città, di scuola gaginiana, datata 1496; un tabernacolo in marmo, anch'esso di scuola gaginiana, dove è raffigurato l'“Ecce Homo” con i si mboli della passione e due angeli oranti. Si ammirano la grande tela dell'“Adorazione dei Pastori” datata 1575, del toscano Alessandro Allori (1535-1607) allievo del Bronzino; una lavagna dello Zoppo di Ganci (1570-1633), raffigurante il Crocifisso tra S. Francesco e S. Onofrio. Di autore ignoto è invece il prezioso crocifisso ligneo (sec. XVI) circondato da un grande reliquiario della Croce dei Santi Martiri. Ad epoche più recenti si riferiscono due grandi tele di Vito D'Anna (1718-1769), il grande maestro del ‘700 siciliano, raffiguranti, rispettivamente, l'“Addolorata” e la “Veronica”.
Dei migliori allievi di Vito D'Anna sono altre importanti opere del Duomo; fra queste, gli affreschi (1795) della navata centrale, di Giuseppe Testa (1759-1815) e la tela raffigurante lo "Sposalizio della Vergine" di Antonio Manno (1739-1810). Dello stesso è la tela dell'Assunzione, collocata sull'altare maggiore. Il campanile rifatto negli anni trenta aveva originariamente quattro pannelli in maioliche, raffiguranti: san Vito, l'Assunta, santa Rosalia e il SS. Crocifisso, datati 1715 e firmati da Ignazio Milone, che oggi si trovano sul lato esterno nord della chiesa. Adiacente alla chiesa si trova l'oratorio del S. Sacramento. Si tratta di un vero trionfo di stucchi attribuibili alla scuola di Giacomo Serpotta (1652-1732). All'ingresso troviamo un vero e proprio gioiello di pittura tardo-cinquecentesca di autore ignoto, raffigurante la Madonna del Monserrato. Nell'altare dell'oratorio domina una grande tela dell'“Ultima Cena” attribuita a Pietro D'Asaro (1579-1647), detto il monocolo di Racalmuto. Nella volta il grande affresco del Trionfo della Fede.
- 2 Chiesa del SS. Rosario, Via Ecce Homo, 1. La chiesa con l'annesso convento dei Padri Domenicani, costituisce un grande complesso architettonico, con al centro un atrio. Pur essendo stata spogliata nel tempo delle sue opere migliori nella chiesa rimane un prezioso bassorilievo in marmo raffigurante la Madonna con Bambino, capolavoro di scuola gaginiana e la copia su tela della “Madonna del Rosario” di Vincenzo da Pavia. Al lato del campanile che guarda piazza Duomo si trova anche una meridiana.
- 3 Chiesa del Carmine, Via Pilo Rosolino, 18A. La chiesa e il Convento del Carmine (1566-1571) possiede un bellissimo chiostro con al centro una fontana. L'interno della chiesa è corredato di affreschi e tela di pregevole fattura e di una statua lignea dorata di Sant'Anna con la Madonna del XVII sec. Numerose le tele seicentesche. L'abside è arricchita da affreschi monocromatici raffiguranti prelati.
- 4 Chiesa degli Agonizzanti, Via Roma, 104. Eretta nel XVII secolo è un classico esempio di barocco. Un ricchissimo scenario di stucchi, con un movimento di putti di scuola serpottiana, avvolge il visitatore, mentre, su una quota più bassa, due “Teatrini” a rilievo a tutto tondo propongono quadri di agonizzanti. Lungo le due pareti laterali, il dorato degli stucchi è intervallato da affreschi raffiguranti momenti diversi della vita della Madonna, attribuiti a Filippo Tancredi (1655-1722) e in parte a Filippo Randazzo (1692-1742). Nella volta sovrasta il grande affresco dell'“Incoronazione della Vergine”. Altri dipinti su tela di bella fattura accrescono la godibilità dell'insieme, mentre il punto di fuga è costituito da una bellissima tela raffigurante la “Madonna degli Agonizzanti”, che si ricollega bene a quella cultura fiamminga operante in Sicilia nella prima metà del XVII sec. La chiesa probabilmente venne ultimata nel 1707 come riporta una lapide resecata collocata nel transetto.
- 5 Chiesa di San Vincenzo, Corso Umberto I. Collegata con il Convento delle Suore Domenicane (fine XVI sec.), oggi risulta spogliata di molte opere d'arte.
- 6 chiesa di Santa Caterina, Via S. Giovanni Bosco, 54. Annessa al collegio, è ricca di affreschi di Giuseppe Testa, mentre fra le tele si ammira quella di Santa Caterina, opera di Antonio Manno (1733-1810).
- 7 Chiesa Anime Sante del Purgatorio, Via Terravecchia. Dedicata a S. Antonio eremita, fu matrice fino al 1450. Nonostante oggi sia in precarie condizioni, questa chiesetta ebbe un momento di rinnovato splendore nel ‘700, quando si sovrapposero all'antico numerose tele, opere di artisti operanti nel territorio, soprattutto della scuola dei Manno.
- 8 Chiesa di San Giuseppe, Via S. Giuseppe, 34. Nella chiesa si ammira una statua lignea del Santo col Bambino del Bagnasco.
- chiesa di Sant'Antonio. La chiesa del XVII sec., successivamente dedicata a San Rocco, presenta un piccolo atrio dei Padri Conventuali.
Architetture militari
modifica- 9 Castello di Carini. L'edificio viene eretto tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo, ad opera del primo feudatario normanno Rodolfo Bonello, guerriero al seguito del conte Ruggiero. Dagli scavi condotti nel corso del recente restauro, sia nel lato est che in quello nord, sono affiorate strutture murarie di epoche precedenti a quella normanna. Il castello, presenta una grande corte, dove si affaccia la struttura residenziale fatta principalmente in due elevazioni. Il piano terra è composto: da una stanza con volta a crociera che contiene un muro a faccia vista che originariamente fungeva da muro esterno. In questo sono visibili delle finestre e una porta d'ingresso a sesto acuto con sguanci della vecchia struttura medievale; Un grande salone diviso da due arcate a sesto acuto con colonna centrale; La cappella privata dove si ammira un bellissimo tabernacolo ligneo del primo decennio del '600, con colonnine corinzie che scandiscono prospettivamente lo spazio.
Esternamente alla cappella, un portale dà accesso al bastione, dove sono visibili i resti di un muro perimetrale. Il secondo piano, raggiungibile esternamente da una scala in pietra di Billiemi, opera dell'architetto Matteo Carnalivari, è composto: dal salone delle feste, classico esempio di sala quattrocentesca con soffitto ligneo cassettonato, camino impreziosito con lo stemma dei La Grua ed ampie finestre con sedili addossati e dalla zona notte, composta da ambienti affrescati, in cui si può ammirare un bellissimo portone settecentesco decorato che caratterizza l'alcova. Una piccola scaletta circolare porta alle cucine, mentre un'altra attigua sale ai piani superiori. Dal lato ovest si accede ad una zona chiamata "Foresteria". Per una scala si accede alla torre o maschio del castello. La torre continua con un soppalco ligneo dal quale una bifora con lo stemma degli Abbate permette di osservare il lato sud del paese. Qui la volta è a crociera con pennacchi terminanti anch'essi con pietra di Billiemi. Una scala, oggi non più esistente, permetteva l'uscita verso i merli del torrione. Da una porta, caratterizzata da un'arcata a sesto acuto, si esce in un piccolo terrazzino, creato recentemente, che permette di osservare il panorama della città. - 10 Torre Muzza (sulla fascia costiera in zona Piraineto). Costruita del XVII secolo.
- Torre Franco (Nei pressi di Villagrazia di Carini). Costruita nel XVII secolo.
- Torre Guardiola (Fondo Zucco). Costruita nel XVII secolo.
- Torre di Vita (centro storico). Costruita nel XVIII secolo.
- Torre e tonnara Baglio (sulla fascia costiera in località Carborangeli). La prima costruita nel XIII secolo e inglobata nel baglio nel XVI secolo.
- Torre e baglio Chiachea (località Chiachea). Costruiti nel XVI secolo.
- Torre e baglio Milioti (località Milioti). Costruiti nel XVI secolo.
- Torre e baglio Aiello (località Parco degli ulivi). Costruiti nel XVIII secolo.
- Fattoria lo Zucco. Complesso costruito nel XVIII secolo, circondato da quattro torri difensive, famosa per la produzione di vini.
Altro
modifica- 11 Fontana di Carini, Piazza Duomo. La fontana è stata costruita intorno al 1600 quando il paese era in piena espansione. Nel corso degli anni il monumento ha subito diverse modifiche che l'hanno trasformata nella forma e nel numero dei cannoli. Inizialmente il monumento era costituito da un corpo centrale attorniato da una vasca e quattro cannoli dai quali usciva acqua freschissima. Intorno al 1700 si appura l’aggiunta di un abbeveratoio e nell’Ottocento la fontana si presenta con un corpo centrale monumentale completo di giochi d'acqua e arricchita tutt'intorno da 10 cannoli da cui usciva continuamente acqua. L’ultimo intervento nei primi del 900 vede la progettazione di una nuova fontana. La realizzazione fu affidata all'ingegnere comunale Cottone. Gli ornamenti in bronzo furono realizzati dallo scultore Antonio Ugo mentre tutti i lavori bronzei vennero eseguiti dalla palermitana Fonderia Oretea.
- 12 Riserva naturale integrale Grotta di Carburangeli. Ubicata nella pianura costiera di Carini, nei pressi di “Villagrazia di Carini”, consiste in una cavità a sviluppo prevalentemente orizzontale, di circa 400 metri costituita da vani. Durante le campagne di scavo eseguite nel corso degli ultimi secoli all'interno della grotta di Carburangeli ed in altre cavità limitrofe, sono stati rinvenuti numerosi resti fossili appartenenti a specie animali estinte o scomparse dalla Sicilia come l'elefante, l'orso, la iena, il bisonte ed il cervo.
- 13 Riserva naturale integrale Grotta dei Puntali. La grotta, che si apre nella roccia calcarea mesozoica delle falde di Monte Pecoraro, è di elevato interesse paleontologico documentato da rinvenimenti che vanno dal paleolitico superiore all'età del bronzo. Dal punto di vista naturalistico, il sito rappresenta un importante stazione per la sopravvivenza di una colonia polispecifica di chirotteri ed ospita una fauna cavernicola costituita da specie troglofile e troglossone.
Aree archeologica
modifica- Area Archeologica Baglio-Carburangeli. Consiste in una fascia di terra, con estensione mediamente pari a 150 m, che a partire dal Baglio di Carini, si estende per circa un chilometro verso sud-ovest, costeggiando nel primo tratto la costa e poi proseguendo nell'entroterra fin presso la grotta di Carburangeli. All'interno delle tombe a fossa, oggi distrutte dalle costruzioni di alcuni edifici, sono stati rinvenuti reperti che rilevano l'occupazione del territorio sin dal III secolo a.C. I reperti, conservati in parte presso il Museo Nazionale di Palermo, consistono in fondi di anfore, macine in pietra lavica, frammenti di lucerne e una base di colonna di marmo di epoca tardo romana.
- Area archeologica contrada “S. Nicola”. Durante gli scavi effettuati nella zona sono stati rinvenuti importanti reperti di epoca romana bizantina, fra cui un mosaico basilicale e una moneta bizantina dell'età di Giustiniano. Nei pressi della contrada, individuata come possibile sede della “Hyccara” descritta da Tucidide, nella costa ad est di Carburangeli, è stata scoperta una zona ricca di ceramiche del V sec. a.C.
- Area archeologica “Moscala”. Vi sono presenti segni di un insediamento urbano, con tracce di mura, massi di tufo lavorato, utensili e frammenti di ceramica del III, IV e V sec. a.C.
- Area archeologica “Manico di Quarara”. È stata ritrovata una necropoli della civiltà Elima.
- Area archeologica “Ciachea”. Nei pressi del confine tra Capaci e Carini si estende una vasta necropoli, risalente all'eneolitico, dove è stata ritrovata la ceramica “Bicchiere di Carini”, unica nella sua fattura, datata nel 4.000 a.C.
- 14 Catacomba di Villagrazia di Carini, Via Nazionale, 3, ☎ +39 3279849519. Si estendono per circa 3.500 m² e confermano l'esistenza di una vasta comunità cristiana nel territorio e, probabilmente, di una sede vescovile.
Eventi e feste
modifica- Via Crucis. Domenica delle Palme. Spettacolo fatto dai semplici cittadini che fa rivivere le ultime ore di vita di Gesù dall'Ultima Cena alla crocifissione.
- Venerdì santo. Una delle più belle e suggestive processioni: l'urna con il Cristo Morto e la statua della Madonna Addolorata vengono portate a spalla dai Confratelli della Congregazione dei 33, i quali curano anche tutti i riti connessi alla Settimana Santa. Particolarmente emozionante è il dondolio della vara che dura circa un'ora (dalle 24.00 all'1.00) per percorrere il breve tratto che dal Corso Umberto porta alla chiesa del Rosario.
- Festa della Madonna del Carmine. terza domenica di luglio.
- Festa di San Vito. 12-13-14 settembre. Il patrono viene festeggiato con una grande festa di tre giorni.
- Processione della Madonna del Rosario. prima domenica di ottobre.
- Festa dei santi Cosma e Damiano. seconda domenica di ottobre. Da alcuni anni è gemellata con l'omonima festa di Sferracavallo, essa è ormai la seconda festa, per numero di partecipanti, del paese.
- Presepe vivente, Castello di Carini. Natale.
Cosa fare
modifica- 1 Bioparco di Sicilia, Via Amerigo Vespucci, 420, ☎ +39 0918676811. Lun-Dom 9:30-16:00. All'interno si trovano spazi espositivi che ospitano: modelli di dinosauri a grandezza naturale, piante tropicali, rettili, un giardino zoologico, un giardino botanico (quest'ultimo di circa 60000 m²). Il parco viene inaugurato nel 1999 con riproduzione a grandezza naturale di 20 dinosauri. Nel 2001 ha visto la realizzazione dell’Acquario con pesci d’acqua dolce e salata e l'ampliamento delle aree divertimento per i piccoli ospiti del Parco. Nel 2002 è iniziato il programma per la realizzazione del giardino zoologico con l'immissione di numerose specie animali provenienti dai diversi continenti.
Acquisti
modificaCi sono souvenir comune a molti turisti che visitano la zona. I carri riccamente decorati disponibili in molte dimensioni sono dipinti con immagini della storia della zona.
Al centro della città c'è una piazza, una piazza sociale con una fontana al centro. Intorno a questa zona ci sono molti negozi di alta gioielleria italiana, abbigliamento firmato, borse in pelle e profumi.
Come divertirsi
modificaC'è sempre qualcosa da fare di notte. La forma più popolare di vita notturna sono le discoteche all'aperto. Questi luoghi non sono solo per gli adolescenti, ma anche gli adulti vanno in questi club.
Dove mangiare
modificaPrezzi medi
modifica- 1 Miramare, Via Repubblica, 2, ☎ +39 0918661029. Bar, pizzerie e ristorante. Il ristorante e la gelateria si affacciano sulla costa siciliana. Di notte aprono il patio e servono bevande.
Dove alloggiare
modificaSicurezza
modifica- 4 Ospedale di Carini, Via Repubblica, 1.
Come restare in contatto
modificaTenersi informati
modificaNei dintorni
modificaAltri progetti
modifica- Wikipedia contiene una voce riguardante Carini
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