Canicattì | ||
Stato | Italia | |
---|---|---|
Regione | Sicilia | |
Territorio | Agrigentino | |
Altitudine | 465 m s.l.m. | |
Superficie | 91,86 km² | |
Abitanti | 34.269 (2022) | |
Nome abitanti | canicattinesi | |
Prefisso tel | +39 0922 | |
CAP | 92024 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Patrono | san Pancrazio | |
Posizione
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Sito istituzionale |
Canicattì è una città della Sicilia.
Da sapere
modificaCenni geografici
modificaIl territorio di Canicattì si trova al confine fra le province di Agrigento e quella di Caltanissetta, in una conca naturale (l'alta valle del fiume Naro) circondata da basse colline, assai fertile e tradizionalmente vocata alle colture frutticole (un tempo il mandorlo, oggi l'Uva Italia, l'uva da mosto, la pesca e l'albicocca). L'area si differenzia notevolmente dal territorio circostante; tale differenza ha favorito sia il paesaggio agricolo che il centro urbano.
Cenni storici
modificaAccademia del Parnaso |
Nata nel 1922, e che, attraverso la poesia e il suo "Statuto" prendeva di mira il potere e molti aspetti della vita del tempo. Tra i fondatori il fascista don Ciccio Giordano, un filosofo, professore universitario e pedagogo, il prof. Calogero Angelo Sacheli, un farmacista-giornalista-polemista e cioè il socialista Diego Cigna, un barone eccentrico e grande viaggiatore, Agostino La Lomia, un avvocato, il quale durante un processo chiese la perizia psichiatrica per il suo assistito solo per aver scelto lui come difensore, Salvatore Sanmartino, un poeta, definito il "cantore di Agrigento", Francesco Macaluso, un sarto, Giuseppe Paci, autore delle famose "Maschere", un commerciante di cereali, Pietro Greco. Tra i suoi arcadi vanno ricordati: Luigi Pirandello, Marta Abba, Filippo Tommaso Marinetti, Adriano Tilgher, Leonardo Sciascia e tanti altri. |
I resti archeologici ritrovati nella città e nelle zone adiacenti testimoniano l'estistenza di un abitato già in epoca pre-romana.
Dopo la conquista della Sicilia da parte dei Normanni, il signore del luogo, probabilmente l'Emiro Melciabile Mulè, fu assediato e sconfitto dal barone Salvatore Palmeri (1087), che era al seguito del conte Ruggero e questi per ricompensa gli offrì la spada e il dominio del feudo. Sotto la signoria dei Palmeri, la fortezza araba venne ampliata e prese l'aspetto di un vero e proprio castello con una torre.
Ai normanni successero i Francesi, cacciati poi dagli Aragonesi. Nel 1448 il feudo di Canicattì venne ceduto da Antonio Palmeri, che non aveva figli, al nipote Andrea De Crescenzio. Questi ottenne dal re Giovanni d'Aragona la Licentia populandi, cioè la facoltà di ampliare i confini del feudo, di incrementare gli abitanti e di amministrare la giustizia. Sotto il De Crescenzio, Canicattì era una comunità rurale che contava da mille a millecinquecento abitanti, insediati nella parte alta della città. Ad Andrea succedette il figlio Giovanni, che non avendo figli maschi, lasciò la baronia al genero Francesco Calogero Bonanno, nel 1507.
Con il casato Bonanno la città conobbe un considerevole incremento demografico; i feudatari, prima baroni, poi duchi e infine principi della Cattolica, fecero costruire splendidi edifici e fontane. La signoria dei Bonanno durò fino a tutto il Settecento, ma verso la fine del secolo iniziò il suo declino; la società feudale si avviava a scomparire. L'ultimo dei Bonanno, nel 1819, cedette la signoria di Canicattì al barone Gabriele Chiaramonte Bordonaro.
Dopo le sommosse e rivoluzioni del 1848 e 1859/61, raggiunta l'unità d'Italia a Canicattì sorsero banche, mulini e stabilimenti che incrementarono il commercio. Per tutto il corso del Novecento l'economia della città si è basata fondamentalmente sull'agricoltura (uva da tavola soprattutto), commercio e settore terziario.
Per la sua prosperità agricola, fondata soprattutto sulla coltura dei vigneti di uva da tavola, Canicattì è stata annoverata nel 1987 tra i Cento Comuni della Piccola-Grande Italia.
Alla fine degli anni sessanta la coltivazione dell'Uva Italia assunse un ruolo fondamentale per l'economia del territorio, e quasi tutti i canicattinesi negli anni settanta possedevano una vigna. Veniva a Canicattì gente di Gela, San Cataldo, Delia e altri comuni del circondario per lavorare; il boom economico portò Canicattì tra i 100 comuni italiani col maggior reddito pro capite; i mercati erano sempre affollati e concitati. Poi, a causa dell'eccessivo numero di vigne (molte delle quali piantate in terreni inadatti), alla disorganizzazione e all'improvvisazione del territorio, l'industria dell'Uva Italia decadde anche a causa della concorrenza pugliese e di quella di Mazzarrone, agli inizi degli anni novanta.
Nel 2004 il Comune di Canicattì è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ed è stato retto, fino al 2006, da una Commissione straordinaria di nomina governativa, che ha ripristinato la legalità e l'efficienza della macchina amministrativa, realizzando anche importanti opere pubbliche: restauro del Teatro Sociale, Palasport "Saetta e Livatino", Piscina comunale, rifacimento di Largo Aosta, realizzazione della nuova Via Giglia.
Come orientarsi
modificaLa principale via cittadina è corso Regina Margherita, chiamato comunemente "Corso", che si dirama dalla chiesa di San Diego. Piazze di importanza rilevante sono piazza IV Novembre e largo Aosta. Altro punto di riferimento è il ponte di ferro decorato con murales raffiguranti papa Giovanni Paolo II e personaggi cittadini.
Quartieri
modificaI principali quartieri sono quelli di Borgalino e della Badìa, siti nel centro storico, nella parte alta della città; l'Acquanova, situato attorno al punto in cui si trovava l'omonima fontana che serviva da abbeveratoio; Rovitelli, vicino a Largo Aosta (la principale piazza del comune e sede della stazione degli autobus); gli altri quartieri prendono più che altro il nome dalle parrocchie adiacenti.
Come arrivare
modificaIn aereo
modificaGli aeroporti più vicini sono:
- Aeroporto di Catania-Fontanarossa — con voli nazionali per tutte le città italiane, e voli per le principali mete europee e diverse località internazionali.
- Aeroporto di Palermo-Punta Raisi (Aeroporto Falcone e Borsellino) — L'aeroporto opera voli nazionali ed internazionali, e diversi collegamenti low cost. Numerosi in estate i voli turistici periodici e charter.
- Aeroporto di Comiso — Effettua per lo più voli stagionali, charter e con compagnie low cost su alcune città italiane ed europee.
In auto
modifica- di Porto Empedocle, detta anche "degli Scrittori", collega con Agrigento, Caltanissetta e l'.
- Agrigentina, vecchio collegamento con Agrigento e Favara da un lato e San Cataldo e Caltanissetta dall'altro lato.
- di Licata, collega con Campobello di Licata e Licata.
- Delle Solfare collega con bivio Ponte Olivo passando per Delia, Sommatino e Riesi.
In treno
modifica- 1 Stazione di Canicattì, Via Armando Diaz. È un nodo ferroviario tra le linee Siracusa-Gela-Canicattì e Catania-Caltanissetta-Agrigento.
In autobus
modificaCi sono 3 compagnie di autobus che collegano quasi tutte le principali città:
Come spostarsi
modificaCosa vedere
modificaChiese
modifica- 1 Chiesa di San Pancrazio di Antiochia (Chiesa Madre), Via Duomo. Edificata grazie alle offerte dei baroni Adamo e della popolazione, nel 1760. Conserva una tela del "Monocolo" Pietro D'Asaro, rappresentante la Sacra Famiglia raffigurata con sant'Anna, san Gioacchino e un donatore con un cesto di frutta, la statua marmorea della Madonna delle Grazie di epoca bizantina, un reliquiario del settecento, il coro ligneo del settecento in stile Luigi XVI, un dipinto ad olio raffigurante la Vergine Addolorata del pittore Francesco Sozzi, una statuetta marmorea rappresentante l'Ecce Homo di buona fattura e di autore ignoto, un fonte battesimale del seicento e altre opere di minor valore. All'interno del tempio riposa in un sarcofago marmoreo, l'arcivescovo Angelo Ficarra. Il vecchio duomo sorgeva nei pressi della Rocca Baronale e risaliva all'epoca della conquista normanna, ma fu poi abbandonato perché fatiscente già verso la fine del Seicento.
- 2 Chiesa dello Spirito Santo, Piazza Indipendenza, 37. Con annesso convento e chiostro dei frati minori osservanti, del seicento. Il convento fu edificato per volere di donna Antonia Balsamo Bonanno e del frate Antonio Nocera, sui resti di un vecchio oratorio. La chiesa, a tre navate, conserva una statua marmorea, degli inizi del Seicento, rappresentante la Madonna col Bambino, di scuola gaginesca e un Crocifisso, di ignoto autore, festeggiato ogni anno il 3 maggio.
- Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo (La badia). Chiesa del 1662. Annesso alla chiesa fu edificato il monastero delle benedettine, oggi restaurato e ora adibito a uffici demografici (anagrafe, stato civile, elettorale, leva). La chiesa, tra le più belle di Canicattì, è oggi in attesa di ricostruzione e restauro. All'interno si conservavano oggetti sacri di grande valore e numerosi stucchi di scuola serpottiana.
- 3 Chiesa di San Diego d'Alcalà, Corso Umberto I, 118. Protettore della città, sede della Confraternita dei Santi Sebastiano e Diego. Nella parrocchia si organizza la tradizionale processione del Venerdì Santo, risalente al Settecento e tuttora molto sentita dalla popolazione. La via Crucis con le statue del Cristo, della Madonna Addolorata, di Santa Maria Maddalena e di San Giovanni, vede la partecipazione delle autorità religiose, politiche, civili e militari della città.
- 4 Chiesa di Santa Maria del Carmelo, Via Guglielmo Marconi, 10. Edificata alla fine del Cinquecento assieme al convento dei frati carmelitani. Agli inizi dell'Ottocento la chiesa fu ricostruita a spese degli zolfatai. Dopo la soppressione degli ordini religiosi, il convento fu abbattuto e al suo posto furono edificati la Casa del Fascio (oggi palazzo della Guardia di Finanza) e il Teatro Comunale Sociale.
- 5 Chiesa di Santa Maria degli Agonizzanti, Via Poerio, 52. Edificata dai baroni Adamo e un tempo sede della Confraternita che assisteva i condannati a morte. All'interno si conserva una tela settecentesca del pittore Guadagnino raffigurante la Madonna che assiste un morente.
- 6 Chiesa di San Giuseppe, Corso Umberto I, 65. Edificata nel seicento e rimaneggiata nei secoli successivi, accanto a quello che fu l'Ospedale dei Poveri e oggi è il Collegio di Maria. L'interno conserva una statua lignea di San Giuseppe, opera del Bagnasco e un soffitto ligneo a cassettoni di pregevole fattura.
- 7 Chiesa di San Biagio, Via Monti. Esistente già alla fine del Cinquecento e nell'Ottocento affidata ai padri agostiniani. L'interno conserva tele settecentesche di buona fattura, un'antica statua di San Biagio e una pregevole statua lignea dell'Addolorata.
- 8 Chiesa di San Francesco, Piazza Cusmano. Chiesa della fine del Cinquecento, un tempo dei frati conventuali. Conserva una statua dell'Immacolata, ritenuta miracolosa dalla popolazione, incoronata nel 1954 dall'arcivescovo di Palermo Ernesto Ruffini. La chiesa conserva una cripta del Cinquecento, scoperta negli anni cinquanta del secolo scorso.
- 9 Chiesa del Purgatorio, Piazza IV novembre. Con i resti della secentesca fontana del Nettuno situati nel prospetto della torre campanaria.
- 10 Chiesa di San Domenico, Piazza Dante, 89. Del 1612, con annesso convento, un tempo dei domenicani. La chiesa conserva due antiche statue, San Domenico e San Tommaso, ritrovate durante alcuni lavoro di restauro. Il convento è stato, di recente, restaurato su progetto dell'architetto Paolo Portoghesi e rimane, tutt'oggi, così come per il monastero delle benedettine, in attesa di un adeguato utilizzo. Il Comune tarda a prendere decisioni affinché ciò che viene recuperato non si disperda nuovamente.
- 11 Nuova Chiesa di San Calogero (Chiesa della Divina Misericordia), Via Portella delle Ginestre, 10.
- 12 Chiesa di San Calogero, Via S. Biagio.
- 13 Chiesa Madonna della Rocca. Edificata nel settecento e ristrutturata negli anni settanta del novecento. Nella chiesa, riposano le spoglie mortali del venerabile Gioacchino La Lomia, che nel 1881 fondò il convento dei cappuccini, annesso alla chiesa.
Edifici civili
modifica- 14 Fontana del Nettuno (Petreppaulu), Piazza IV novembre.
- 15 Palazzo La Lomia, Via Cattaneo, 2, ☎ +39 0922853444. Del XVII secolo. In pietra arenaria presenta dei balconi barocchi. Le 35 stanze del palazzo e il fascino che ruota attorno all'edificio hanno fatto sì che lo storico Santi Correnti lo definisse "uno dei più bei palazzi storici di Sicilia". È stato abitato dal famoso barone Agostino La Lomia.
- 16 Palazzo Bartoccelli, Via Cristoforo Colombo, 25, ☎ +39 3928456709. In pietra arenaria e in stile barocco. All'interno fu ospitato il re Ferdinando II di Borbone nella sua visita a Canicattì.
- 17 Ponte di ferro Ciao Karol, Via Edmondo de Amicis. Situato vicino alla stazione ferroviaria e ricoperto di murales e dipinti.
- 18 Torre dell'orologio, Largo Castello. Risale alla fine del 1800 ed è considerata da molti il simbolo della città.
- 19 Castello Bonanno, Via A. Manzoni, 59. Resti della Rocca Baronale edificata dagli arabi come fortilizio, trasformata in castello dai normanni e in palazzo baronale dai feudatari della Città. All'interno si conservava una preziosa Armeria, famosa in tutta la Sicilia, e ora esposta al Museo nazionale di Capodimonte, dove lo storico Umberto Bile, vicedirettore del museo, ha organizzato una mostra dal titolo "Mostra delle armi del Cavaliere Giostrante".
- 20 Villa Comunale Carlo Calvi, Viale della Vittoria, 234.
Fuori dal centro abitato
modifica- 21 Villa Firriato. Villa progettata dall'architetto Ernesto Basile, edificata alla fine dell'Ottocento per volere del nobiluomo Francesco Lombardo Gangitano.
- Resti romano-bizantini, contrada Vitosoldano. Necropoli, terme e marmi.
- Masseria di contrada Cazzola. Edificata parte nel seicento e parte nel settecento, oggi abbandonata e quasi distrutta, fu un esempio mirabile di borgo agricolo con tutte le attività e le strutture legate alla coltivazione e produzione di prodotti della terra, in particolare frumento, olive ed olio, uva e vino. Appartenuta alla nobile famiglia La Lomia fu famosa per le sue cantine, per le battute di caccia che vi si tenevano, per la chiesetta barocca e per i sontuosi saloni nobili.
Eventi e feste
modificaCosa fare
modificaAcquisti
modificaCome divertirsi
modificaDove mangiare
modificaPrezzi modici
modifica- 1 Bar Cocus, via La Carrubba, 16, ☎ +39 0922852471.
Prezzi medi
modifica- 2 Ristorante Pizzeria Papillon, Via Carrubba, 20, ☎ +39 0922857420.
Dove alloggiare
modificaPrezzi medi
modifica- 1 Hotel Collina del Faro, Via Giacomo Puccini, 29, ☎ +39 0922853062, giuseppe.frangiamone@virgilio.it. Da € 55.
- 2 Hotel Belvedere, Via Resistenza, 22, ☎ +39 0922851860, direzione@hotel-belvedere.org.
Sicurezza
modifica- 2 Ospedale Barone Lombardo, Contrada Giarre.
Come restare in contatto
modificaNei dintorni
modificaAltri progetti
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