Caldogno | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Veneto | |
Territorio | Provincia di Vicenza | |
Altitudine | 52 m s.l.m. | |
Superficie | 15,88 km² | |
Abitanti | 11.312 | |
Nome abitanti | calidonensi o calidoniesi | |
CAP | 36030 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Patrono | san Giovanni Battista | |
Posizione
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Sito istituzionale |
Caldogno è una città del Veneto in provincia di Vicenza.
Il paese ospita numerosi edifici storici, in particolare ville, la più nota delle quali fu costruita da Andrea Palladio, Villa Caldogno, inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Caldogno è inoltre noto per essere la città natale dell'ex calciatore Roberto Baggio e fu residenza estiva per lungo tempo dello scrittore vicentino Antonio Fogazzaro.
Da sapere
modificaCenni geografici
modificaIl paese è situato nell'alto Vicentino, alla sinistra del torrente Orolo.
Caldogno sorge su un territorio completamente pianeggiante in cui scorre il torrente Timonchio.
Caldogno confina a nord e nord-est con Villaverla; a est con Dueville; a sud con Vicenza; a sud-ovest con Costabissara; a nord-ovest con Isola Vicentina.
Cenni storici
modificaSono pochi i ritrovamenti che permettono di identificare la presenza dell'uomo nella preistoria nel territorio di Caldogno e dintorni. Quasi certamente, per via delle caratteristiche acquitrinose, malsane e inospitali non era un luogo abitato, ma frequentemente battuto durante la caccia dalle popolazioni neolitiche. In seguito sarebbero sorti i primi piccoli insediamenti agricoli che trovarono sede nelle zone prosciugate in mezzo ai corsi d'acqua in via di formazione.
Dopo la fase in cui fu abitata dagli Euganei degli antichi veneti, Caldogno entrò tra i possedimenti romani. La zona pianeggiante dell'alto vicentino venne divisa da cardi e decumani formando l'agro centuriato vicentino di Thiene. Caldogno sorgeva al limite sud di tale lotto, distante sei miglia da Vicenza e costituendo per questo la contrada detta ad sextum lapidem, presente ancora oggi come Contrà del Sesto in Via Roma. Anche Caldogno era collegata all'antico acquedotto romano che portava l'acqua a Vicenza.
Caldogno fu in seguito sede di un insediamento longobardo, con una piccola chiesa dedicata a San Michele. Se i Longobardi contribuirono alla costruzione, gli Ungari si preoccuparono soprattutto della devastazione: durante il dominio carolingio di Berengario conquistarono Vicenza e, seminando il terrore, distrussero la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista e danneggiarono quasi sicuramente la chiesa longobarda del cimitero. Nel 961 l'Italia settentrionale divenne parte dell'Impero di Germania i cui imperatori concedettero spesso privilegi e onorificenze. È in questo momento che è da inquadrare la nascita del titolo di "conte di Caldogno".
Dopo le distruzioni causate dagli Ungari, in tutto il nord Italia venne affidato ai vescovi, da parte del re d'Italia Berengario, il compito di erigere le difese del territorio. Fu in questo periodo storico che sorsero i tanti castelli vescovili della provincia di Vicenza (tra cui Brendola, Sovizzo, Costabissara, Caldogno e molti altri). Il castello di Caldogno sembra che non sia da inquadrare in questo periodo storico, perché già presente: venne solo restaurato o riedificato a causa dei danni provocati dagli Ungari.
I comuni sotto l'egemonia imperiale della Germania vissero un periodo di relativo benessere in cui poterono organizzarsi e rendersi più indipendenti visto i continui conflitti all'interno della Germania. Questo almeno fino all'elezione di Federico Barbarossa che decise di far rispettare la propria autorità anche nei territori italiani. Ma, mentre i Comuni si organizzavano per guerreggiare contro di lui formando prima la Lega Veronese e poi quella Lombarda per farsi riconoscere l'indipendenza rimanendo comunque sotto l'Impero, il Conte di Caldogno ha sempre mantenuto una posizione filo-imperiale che gli ha valso benefici e privilegi. È probabilmente per questo motivo che, durante le continue guerre fra famiglie vicine alla politica papale e a quella imperiale, il dominio di Ezzelino III non portò a gravi devastazioni nel territorio calidonense come invece fece in molti altri territori più vicini al potere ecclesiastico.
Già nel 1262 Caldogno, Cresole e Rettorgole si erano dati un ordinamento comunale con tanto di statuti.
Dopo le depredazioni di Ezzelino III, nel 1266 il territorio vicentino passò sotto l'egemonia padovana fino al 1312 quando, dopo la discesa in Italia, Enrico VII di Lussemburgo nominò Vicario Imperiale di Vicenza Cangrande della Scala portando i padovani ad opporsi agli Scaligeri saccheggiando e distruggendo i paesi vicini a Vicenza. Fu così che molte località della Riviera Berica furono bruciate e, nell'estate del 1312, Villaverla fu devastata per otto giorni con un'opera di saccheggio di tutti i paesi contigui, tra cui Caldogno e la piccola chiesa longobarda di San Michele.
Nel 1337, durante la dominazione scaligera, il territorio di Caldogno fu sottoposto, sotto l'aspetto amministrativo, al Vicariato civile di Thiene e tale rimase sino alla fine del XVIII secolo.
Nel 1356, dopo che Luigi d'Ungheria decise di invadere il Veneto per vendicarsi dell'appropriazione di Zara da parte di Veneziani, Venezia chiamò alcune compagnie mercenarie tedesche di circa 600 cavalieri guidate da Artemanno di Warstein e Arnoldo di Crichinbec che si stanziarono a Caldogno. Dopo un tentativo di raggiungere Treviso per attaccare gli Ungheresi fallito a causa di un fiume Brenta colmo d'acqua, tornarono a Caldogno dove vennero colti di sorpresa da un contingente di circa 1000 volontari Ungheresi che vinsero sui mercenari e lasciarono il paese e la popolazione devastati.
Il 4 ottobre 1511 Caldogno venne saccheggiata dai soldati di Ramon de Cardona, il generale spagnolo che guidò le truppe contro Bartolomeo d'Alviano nella Battaglia de La Motta, svoltasi poco distante il 7 ottobre 1513 a Motta (la frazione del comune di Costabissara), nell'ambito della Guerra della Lega di Cambrai.
L'invasione francese del Veneto nel 1797 portò numerosi cambiamenti, sia burocratici sia economici: furono molte le tasse salate che i calidonensi, come tutti i veneti, si trovarono a dover pagare per far fronte alle dispendiose campagne militari francesi.
I cambiamenti che portarono all'attuale definizione del territorio di Caldogno avvennero nel 1816, quando l'annessione all'Impero Austroungarico portò all'abolizione di oltre 150 comuni con pochi abitanti. Per i calidonensi ciò si concretizzò con una prima unificazione di Cresole con Rettorgole e poi con la fusione definitiva nel comune di Caldogno.
Durante la Prima guerra mondiale, Caldogno si trovò nelle retrovie e dovette ospitare alcuni reparti militari che insediarono il comando nella villa Fogazzaro-Arnaldi. Durante la seconda guerra mondiale venne organizzato un ospedale militare negli edifici attigui a villa Caldogno e l'adesione di vari paesani al movimento partigiano portò a numerosi rastrellamenti nazi-fascisti.
Cresole, la frazione di Caldogno attraversata dal fiume Bacchiglione, è stata colpita da una devastante alluvione il 1º novembre 2010, durante la quale gli sfollati nel comune furono più di 1500.
Come orientarsi
modificaCaldogno ha due frazioni, Cresole (a sud-est del capoluogo) e Rettorgole (a sud, ai confini con Vicenza).
Come arrivare
modificaIl paese sorge a circa 10 km a nord di Vicenza (35' in bicicletta da centro a centro).
Come spostarsi
modificaCosa vedere
modifica- 1 Villa Caldogno (Caldogno Nordera), Via Giacomo Zanella, 3 (nel centro del paese), ☎ +39 345 9302084. Aperta da marzo a ottobre, Sab-Dom: 9:00-12:00 e 15:00-18:00. La struttura rimanda ad altre ville progettate da Andrea Palladio, anche se non esistono prove dirette che sia opera del grande architetto e non è inclusa nei suoi Quattro libri dell'architettura. Palladio, amico di famiglia dei Caldogno, operò su una struttura preesistente, forse della prima metà del Quattrocento, ben visibile nel seminterrato. La planimetria è molto semplice e le stanze non sono perfettamente proporzionate, ma molto probabilmente ciò deriva dal riutilizzo di murature preesistenti.
Un'iscrizione nella facciata attesta il completamento dell'edificio nel 1570 da parte di Angelo Caldogno, figlio del committente originale, ma probabilmente tale data si riferisce alla conclusione della sontuosa decorazione interna ordinata da Angelo. L'atrio presenta una decorazione con paesaggi di genere, concerto e il circolo degli dei dell'Olimpo nel soffitto. Il grande salone centrale venne affrescato creando un'architettura illusoria di un porticato interno sostenuto da giganteschi telamoni di marmo, all'interno del quale si svolgono momenti tipici della vita in villa dell'aristocrazia del tempo: il gioco delle carte, la danza, il concerto e la merenda portata a due innamorati: frutta e un vassoio di dolci a forma di ciambella, i bussolà veneziani.
Le due stanze più grandi di sinistra sono dotate di camino e furono affrescate, intorno al 1570, da Giovanni Antonio Fasolo e Giovanni Battista Zelotti, con storie romane: presentano le vicende della giustizia di Scipione e della regina Sofonisba. Non mancano altri giochi illusori, come le finte porte dipinte, da cui escono dei personaggi.
In seguito Giulio Carpioni - qui nella sua prima opera in affresco - realizzò la decorazione di parte di una saletta intermedia nel lato occidentale che era stata ricavata dalla demolizione di una scala nel 1646. Lo stanzino del Carpioni mostra episodi ispirati al poema pastorale Il pastor fido di Giovanni Battista Guarini, a testimonianza che i temi bucolici e pastorali, tanto in voga alla fine del Cinquecento, erano ancora apprezzati nel Seicento. A Costantino Pasqualotto sono attribuiti i fregi visibili nella parte alta delle pareti delle sale a destra del salone, le uniche decorazioni antiche visibili in quell'ala dell'edificio.
Del complesso della villa fanno parte anche tre barchesse (che ospitano la biblioteca comunale dal 2012) e una torre colombara, edificate dall'architetto Antonio Pizzocaro nel Seicento. Il parco ospita un bunker realizzato verso la fine della seconda guerra mondiale (la villa era sede del comando tedesco) e una peschiera cinquecentesca adiacente alla villa. La villa, di proprietà del comune di Caldogno, è utilizzata per attività ed eventi culturali e ospita mostre d'arte contemporanea.
- 2 Municipio vecchio (ex municipio), piazza Bruno Viola (nel centro del paese, a ovest). L'ex municipio è una delle residenze appartenute ai conti Caldogno. In realtà l'edificio non è quello della primitiva residenza dei nobili in questo lato del paese, dal momento che tutta la struttura ad occidente fu più volte rimodellata nel Seicento e perse l'aspetto originario. Nel Trecento venne infatti costruita una struttura il cui prospetto sud possedeva un ampio portico con quattro arcate sovrastate da grandi finestre: di questo rimane solo una delle arcate e le chiavi di volta delle altre tre. L'attuale edificio è staccato dall'originario, a cui era collegato.
- 3 Villa Todescato (già Castello di Caldogno), via Moje (subito a est del centro del paese). La residenza fu costruita nel 1534 da Michele Caldogno, ristrutturando l'antico castello di Caldogno. La storia di questa struttura è intimamente legata a quella del Castello stesso. La presenza di un castello a Caldogno è facilmente spiegata dalla sua posizione ottimale per il controllo delle strade che portavano alla Val Leogra e alla Val d'Astico, dell'origine dell'acquedotto romano e per la vicinanza con la città di Vicenza. Poco dopo l'Anno Mille divenne castello vescovile e sicuramente il primo feudatario fu un conte di Caldogno. Nel 1313 venne completamente distrutto dalle incursioni padovane, ma subito ricostruito visto che era già pienamente operativo nei secoli XIV e XV. Nel 1534, come già accennato, venne completamente ristrutturato da Michele Caldogno che ha fatto perdere completamente le sembianze di fortezza, preferendo l'aspetto attuale su progetto - molto probabilmente - di Giandomenico Scamozzi (padre dell'architetto Vincenzo Scamozzi). Dopo tale rimaneggiamento cessa per l'edificio il capitolo di fortezza per iniziare quello di residenza di campagna, anche se sotto l'intonaco rimangono ancora presenti le mura del castello. Ulteriori recenti restauri hanno ulteriormente cancellato le tracce dell'antica struttura. Spariti sono anche la colombara e i sistemi di difesa descritti dai documenti antichi (tra cui fossato e ponte levatoio). La porta d'ingresso si apre in un muro che presenta molti mattoni a vista che sbucano nelle zone dove l'intonaco è caduto. Le pareti dei prospetti nord e sud sono chiusi da un cornicione che è leggermente più alto degli spioventi del tetto. Negli altri due lati, invece, è presente una cornice a dente di sega, indice della sua appartenenza almeno al secolo XV. Dopo i Caldogno, appartenne ai Pagello e dal 1920 ai Todescato.
- 4 Villa Fogazzaro Arnaldi, Via Antonio Fogazzaro 12 (a ovest del centro del paese).
E' una residenza sullo stampo delle ville venete del Settecento, usata come residenza estiva per lungo tempo dallo scrittore vicentino Antonio Fogazzaro. Probabilmente basata su un'abitazione precedente della seconda metà del Seicento, un tempo la villa faceva parte di un complesso residenziale costituito da scuderie e ambienti rustici (in parte abbattuti) che, uno vicino all'altro, si univano all'oratorio della Maternità di Maria, poco distante. Originariamente apparteneva ai Nanti, passò poi ai Valmarana, Fogazzaro e infine agli Arnaldi. Durante la prima guerra mondiale la villa e l'annessa chiesetta vennero requisite dai militari che le danneggiarono.
La struttura della villa è impostata su una pianta quadrata, la cui facciata principale è verso sud. Tutti gli elementi compositivi sono rigidamente simmetrici e con una densità che va crescendo verso l'asse di simmetria. Gli interni sono stati più volte manomessi, ma rimangono comunque sulla struttura tipica delle ville venete, con ampio salone centrale che riceve luce dalle facciate su cui si aprono stanze laterali simmetriche. Il piano nobile presenta sale più alte ed è più ricco di rifiniture.
- 5 Villa Ghellini Piovene, via Scartezzini. Residuo di una villa, sorge in una contrada di Novoledo sotto il comune di Caldogno. Già dal medioevo la famiglia Ghellini possedeva una residenza in questa zona, ma fu solo nella metà del Seicento che venne restaurata dal conte Giovanni Battista Ghellini, facendone uno luogo di villeggiatura molto caratteristico nel Settecento. La villa tuttavia ha vita breve: nel Novecento venne divisa in più proprietari e ognuno la ristrutturò per adattarla alle proprie esigenze, facendo perdere l'antico splendore dell'edificio. Annessa alla villa è la chiesetta di Sant'Antonio, ora sotto la parrocchia di Novoledo.
- Villa Curti (a Rettorgole). Probabilmente costruita da un capomastro locale nella fine del Ottocento, si rifà molto alle ville post-palladiane: la facciata è simmetrica e divisa in tre settori (uno centrale leggermente avanzato e due laterali), originariamente senza il tipico frontone, ma con lo stesso cornicione per le tre parti. Con i restauri avvenuti alla fine degli anni novanta è stato aggiunto un timpano triangolare nel settore centrale. Ha un prospetto meridionale sviluppato molto in larghezza. L'ala destra comunica con una struttura sempre a tre piani, ma più ridotti, che è collegata ad una barchessa di origine seicentesca costituita da otto colonne e due pilastri all'estremità che ricavano, quindi, nove intercolumni. All'interno viene rispettata l'organizzazione tipica delle ville venete, con un grande salone centrale che dà su due prospetti e con le porte che danno alle stanze laterali.
- 6 Villa Floriani Pagani (a Rettorgole). Fu costruita dalla famiglia Floriani nel 1713. In seguito divenne scuola elementare di Rettorgole. Venne comprata da Antonio Pagani nel 1973 che la ristrutturò. La struttura presenta una facciata principale volta ad est tipica delle ville venete, con un settore centrale principale e due ali simmetriche leggermente rientranti. Sul frontone sono poste tre statue raffiguranti Giove al centro, Ercole e una figura femminile ai lati.
- 7 Municipio, via Dante Alighieri, 97 (nel centro), ☎ +39 0444 901514. La sede del municipio corrisponde ad un'antica villa di origine ignota, che venne acquistata dal comune verso la fine del Settecento. All'epoca presentava tre piani come ora, ma molto più bassi degli attuali visto che insieme raggiungevano l'altezza della cimasa dell'attuale secondo piano. Un restauro radicale avvenne nel 1868 su progetto dell'ingegnere Girolamo Bonato, mantenendo la suddivisione in tre piani; le finestre del piano terra rimasero con una semplice cornice, mentre quelle del primo piano furono arricchite di una cimasa. La disposizione interna venne modificata dai vari rimodellamenti per adattarla alle diverse funzioni per le quali l'edificio fu adibito: fino al 1931 fu sede municipale, dal 1931 al 1959 scuola elementare, divenne poi Scuola di Avviamento Professionale, salvo poi convertirsi a Scuola Media quando l'obbligo scolastico fu esteso a 15 anni. Alcune stanze ospitarono anche un gabinetto dentistico e ufficio postale. Tra il 1984 e il 1987, dopo la decisione di destinare la struttura a municipio, avvenne una totale ristrutturazione dell'edificio, che mantenne intatto soltanto il muro occidentale.
- 8 Chiesa di San Giovanni Battista (parrocchiale di Caldogno). E' la chiesa della parrocchiale di Caldogno. Ha subito diverse ricostruzioni nel corso della storia. Ardua la datazione, ma è anteriore alla chiesetta di San Michele, la cui origine sembra risalire alla seconda metà del VII secolo. Il più basso livello, infatti, corrisponde al V secolo e aveva l'abside verso est; il livello successivo è del VI secolo mentre quello superiore ancora del X secolo. Durante il XVI e il XVII secolo venne più volte rimaneggiata fino al 1648 quando venne totalmente ricostruita. I lavori portarono al rifacimento dell'altare maggiore e all'acquisto del tabernacolo, con i due angeli ai lati (altri due più piccoli sono andati perduti). Venne rifatta la facciata acquistando le cinque statue ancor oggi presenti. La chiesa venne danneggiata durante le incursioni napoleoniche, lasciando il posto a quella costruita nel 1818. La struttura attuale prende origine dalla navata centrale, costruita nel 1818, che costituiva la chiesa di allora e che venne ampliata nella prima metà del XX secolo su progetto di Ferruccio Cattaneo. La struttura venne spesso ritoccata nel corso del XX secolo per ampliarla e restaurarla, oltre che per riassestarla dopo il terremoto del Friuli nel 1976. Nel 1990 venne gettata una nuova pavimentazione. All'interno è presente il sepolcro contenente le ossa di Felice Ponso, parroco di Caldogno dal 1901 al 1908. Tutto il soffitto della navata maggiore è dipinto con una serie di quattro affreschi che rappresentano quattro tappe importanti nella vita del santo patrono: san Giovanni Battista. Vicino all'ingresso è presente l'annunciazione a Zaccaria della nascita del figlio, al centro della navata è raffigurata la nascita, nel terzo riquadro la figura di Giovanni Battista e sopra il presbiterio l'immagine del banchetto durante il quale Salomè ricevette su un vassoio d'argento la testa di colui che rinfacciò a lei a e sua madre le colpe commesse: Giovanni Battista. Autore di tale opera, nel 1839, sembra essere Giuseppe Poppini di Schio (la cui firma, però, è presente solo nell'ultimo riquadro). Dello stesso pittore una tela raffigurante il Battesimo di Cristo nel battistero.
- 9 Chiesa di Sant'Urbano (parrocchiale di Cresole). Esiste dal 1185 e divenne parrocchiale nel 1444. Il primo rifacimento delle mura avvenne nel 1656. Nel 1797 venne ristrutturata e aggiunto un terzo altare. Già nel 1901 cominciano a comparire nel registro della contabilità della chiesa le prime spese per i lavori d'ampliamento che risultano, però, ufficialmente avvenuti tra il 1906 e il 1907; il progettista fu Gerardo Marchioro e l'inaugurazione avvenne l'11 agosto 1907. Un ulteriore restauro è avvenuto nel 1994. La chiesa presenta una facciata rivolta a sud ed è costruita con stile prevalentemente neoclassico. Ha tre navate con quattro altari laterali: uno del Settecento dedicato ai santi Gaetano e Lucia con una tela di Giobatta Stefani datata 1843, uno con la statua in marmo della Madonna del Rosario del 1944 e i due di destra costruiti negli anni novanta dedicati a Sant'Antonio e alla Madonna. Bruno Vedovato ha dipinto due affreschi per questa chiesa: uno sul soffitto raffigurante la trasfigurazione di Gesù e uno sopra la porta d'ingresso con il discorso della montagna. La pala dell'altare maggiore sembra essere da attribuire a Agostino Bottazzi che la dipinse nella meta dell'Ottocento: vi sono rappresentati Sant'Urbano vestito da pontefice con Santa Lucia e, in catene, i due soldati suoi fratelli Valeriano e Massimo.
- 10 Chiesa di San Bartolomeo (parrocchiale di Rettorgole). La prima chiesa costruita sul luogo dovrebbe risalire all'XI secolo e probabilmente era costruita in direzione nord-sud. Dopo essere stata spogliata dei beni e parzialmente demolita; venne abbattuta per lasciare posto ad una chiesa settecentesca di cui sono stati ereditati i due altari laterali. La chiesa venne ricostruita rispettando le strutture preesistenti negli anni 1888-89 con una struttura neogotica che si ispira alle chiese fiorentine del Trecento e con un aspetto non molto dissimile da quello odierno. Nel 1898 venne ampliata aggiungendo una quarta arcata alla navata espandendo così la facciata verso nord.
- 11 Chiesa di San Michele (Chiesa longobarda) (nel cimitero di Caldogno). La chiesetta è stata quasi sicuramente costruita in epoca longobarda, come testimonia l'architrave sopra all'entrata principale. Durante la storia ha subito innumerevoli distruzioni che le hanno fatto perdere sicuramente l'aspetto originale di cui ci rimangono soltanto i materiali, che sono stati riciclati per i rifacimenti. Nel 1927 fu vittima di un tentativo di abbattimento da parte del podestà di allora. L'abside verso est, denota fattezze paleocristiane. Costruita con vari materiali, che vanno da mattoni grezzi a piccoli cubi di pietra legati da strati di malta abbondante, presenta numerose imprecisioni nella struttura, tipiche di quell'epoca.Originariamente non era vicina al cimitero, che con il tempo le è stato costruito attorno per spostarlo dalla chiesa di San Giovanni Battista, l'attuale chiesa parrocchiale. All'esterno e all'interno sono presenti degli affreschi del XIV secolo, ormai molto sbiaditi, che rappresentano figure molto care alla tradizione longobarda: San Martino di Tours, Cristo, la Vergine e Sant'Agata.
- 12 Oratorio della Maternità di Maria (vicino a Villa Fogazzaro Arnaldi). E' un piccolo oratorio un tempo annesso, tramite le strutture rustiche ospitanti le stalle, alla Villa Fogazzaro Arnaldi. Riguardo alla sua origine o ai primi usi non si hanno notizie. Agli inizi dell'Ottocento era senza ufficiatura e apparteneva alla famiglia Nanti, divenne poi dei Fogazzaro e in seguito degli Arnaldi. Durante il primo conflitto mondiale i soldati requisirono entrambe le strutture: in particolare dissacrarono la chiesetta per farne una prigione e deturparono le pareti. Dopo che l'associazione religiosa San Raffaele Arcangelo portò via quasi tutti gli arredi sacri, fino al 1954 la chiesetta rimase sconsacrata e adibita a magazzino. In quell'anno vennero eseguiti i lavori di ripristino volontari che riportarono ad uso religioso la chiesetta. La statua della Vergine Ausiliatrice, non originaria della chiesetta, venne donata in questo periodo da un gruppo di Salesiani del paese. Il disegno della facciata venne eseguito durante un restauro nel 1972.
- Oratorio di Sant'Antonio. Si tratta di un oratorio che, pur essendo situato nel comune di Caldogno, fa parte della vicina parrocchia di Novoledo, frazione di Villaverla. Al momento della sua edificazione la chiesetta si trovava sotto la parrocchia di Caldogno ed era intitolata a San Domenico, ma nel 1874 venne aggregata alla parrocchia di Novoledo e cambiò il santo titolare in Sant'Antonio. Inizialmente era nata come cappella gentilizia della famiglia Ghellini nella seconda metà del Seicento. Quando la parrocchia di Novoledo acquistò la chiesetta nel 1927, diede subito il via a lavori di restauro seguiti da nuovi interventi nel 1978.
- Convento (a Rettorgole). Antico edificio dei primi del Cinquecento, circa a mezzo miglio dalla chiesa parrocchiale di Rettorgole nei pressi della roggia Muzzana. È chiamato così dagli anziani del luogo perché una tradizione locale vuole che fosse stato un convento anche se, viste le dimensioni, molto probabilmente fu un lascito a qualche ordine religioso o qualche convento di Vicenza da cui prese il nome, o forse venne usato come luogo di convalescenza o di quiete di qualche religioso. Nella parete orientale vennero murate le finestre e le cornici in pietra furono poi coperte dall'intonaco. Le cornici delle finestre del piano superiore ora fungono da stipiti per le porte del lato meridionale che dà su un piccolo cortile. Gli interni furono più volte ristrutturati e suddivisi e sono andati persi gli eleganti caminetti presenti all'interno. Ancora intatta è la porta del lato orientale che dà verso una barchessa ospitante la stalla, un fienile e una legnaia. Alla destra di tale entrata sono presenti tracce di un affresco che raffiguravano un crocifisso con sbiadite forme del Padre, il Figlio e un globo che sprigiona fiamme con probabile soggetto, quindi, la Trinità. Ai piedi del crocifisso l'affresco di perde, lasciando ignoto il disegno. Dai primi decenni del XVI secolo ad oggi venne molte volte modificato dai vari inquilini fino ad un radicale intervento nel 1970.
Eventi e feste
modificaCosa fare
modificaNel capoluogo vi è la Biblioteca civica, che fa parte della rete di biblioteche vicentine "Bibioinrete", insieme alla maggior parte della biblioteche appartenenti alla Rete Bibliotecaria Vicentina.
A Caldogno vi è una delle 22 sedi dell'Università degli adulti/anziani del Vicentino.
- 1 Biblioteca comunale (negli annessi di Villa Caldogno).
Acquisti
modificaCome divertirsi
modificaDove mangiare
modificaPrezzi medi
modifica- 1 Molin Vecio, Via Giaroni 116 (a sud-est del centro). 26-40 euro (bevande escluse). Ristorante-trattoria portabandiera della tradizione culinaria vicentina, di cui ha riscoperto alcune antiche ricette (come il capòn in canevera). È situato in mezzo alla campagna, a circa 6 km a nord di Vicenza, e riserva proposte e caratteristiche che non si riscontrano nei locali in città. L'edificio è un antico mulino attentamente ristrutturato, al cui interno si possono osservare i meccanismi in legno (ancora funzionanti). D'estate ci si può sedere fuori nel fresco giardino con laghetto; nel retro un ampio orto officinale (aperto al pubblico e visitabile) dove si coltivano molte verdure e aromi utilizzati in cucina. Locale preferito dagli amanti della tradizione, mantiene un buon rapporto prezzo qualità. I menu proposti (vicentino, vegetale, pesce) vanno da 28 a 40 euro bevande escluse, ma durante la settimana a pranzo c'è un menu di "colazioni di lavoro" in piatti unici da 16 a 20 euro che permettono di gustare numerose specialità della tradizione.
Dove alloggiare
modificaSicurezza
modificaCome restare in contatto
modificaNei dintorni
modifica- Vicenza, a sud
- Ville palladiane del Vicentino
Altri progetti
modifica- Wikipedia contiene una voce riguardante Caldogno
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Caldogno