Spadafora è una città del Messinese.

Spadafora
Spadafora vista dal mare
Stato
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Spadafora
Sito istituzionale

Da sapere modifica

Cenni geografici modifica

Non lontano dal centro cittadino di Spadafora sorge il borgo di San Martino di cui, fino al 1817, Spadafora era frazione. Di origini antichissime, il feudo di San Martino constava di cinque casali, così come si evince da un registro dell'imperatore Federico II. Vi sorge un'antica chiesa dedicata al santo che dà il nome al borgo; una notevole opera d'arte è costituita da un antico crocifisso ligneo, risalente al XVII secolo; attualmente è custodito da abitanti della frazione. L'attività economica prevalente di San Martino è quella agricola. Il 10 dicembre del 1990, nel corso di un'affollata cerimonia, è stata inaugurata la nuova piazza Santa Colomba che domina il pendio sovrastante Spadafora; la piazza offre spazi di ricreazione e di distensione con al centro una fontana circolare circondata da aiuole.

La frazione di Grangiara è situata a 1500 metri dal centro di Spadafora.

Nel borgo sorge la Chiesa della Madonna del Carmine, che, costruita agli inizi dell'Ottocento, mantiene tutt'oggi le originarie caratteristiche di semplicità ed essenzialità. Da alcuni decenni è passata sotto la giurisdizione della curia di Messina.

La statua della Madonna posta sopra l'altare maggiore è stata realizzata verso il 1955; in seguito è stata restaurata da artigiani di Barcellona. La nicchia dove oggi è collocata è stata costruita artigianalmente dal mastro muratore C. Sindoni, nel 1958.

Le risorse economiche prevalenti sono quelle agricole, con produzione di olio e vino molto pregiato. Una consistente voce per l'economia di questo borgo è la produzione di agrumi, soprattutto limoni.

Cenni storici modifica

Il paese prende il nome da un nobile casato che ne conquistò il territorio nel 1459, ma le sue origini di centro abitato e di luogo di ferventi attività agricole, commerciali e marinare risalgono a tempi molto più antichi, ad insediamenti primitivi coincidenti con la nascita dell'agricoltura.

La vocazione primaria di Spadafora divenne, ben presto, quella marinara. Sembra che la sua spiaggia fosse molto frequentata dai Fenici, data la sua posizione strategica tra Capo Milazzo e le coste calabre.

Durante il periodo degli insediamenti greci, alla popolazione indigena si unirono gli elleni, creando un grosso centro sicilioto non molto distante da Imera, importante centro di cultura e di commercio fondato dai greci.

Sotto i romani le vaste colture a grano scomparvero e la zona divenne quasi deserta. Patì, con il resto dei paesi del litorale tirrenico, le incursioni barbariche; poi conobbe una lunga fase pacifica nell'epoca bizantina. Il periodo più ricco per il territorio di Spadafora fu indubbiamente quello arabo. I fenici ed i greci avevano fatto di Spadafora un centro di cultura. Gli arabi lo portarono al massimo splendore e valorizzarono le campagne con la costruzione di acquedotti che trasportavano l'acqua dei torrenti nei campi coltivati.

La città divenne anche un importante centro d'importazione delle mercanzie arabe.

Con la dominazione normanna, Spadafora divenne il centro abitato di una baronia, elevata in seguito a principato sotto i principi Spadafora, che diedero anche il nome alla cittadina.

Con la dominazione sveva, Spadafora mantenne le caratteristiche dell'epoca precedente; la sua decadenza iniziò durante il periodo angioino.

Nella lotta contro i francesi diede il suo contributo mandando numerosi volontari alla difesa di Messina. Come il resto della Sicilia decadde nell'epoca aragonese e del vicereame.

A causa del trasferimento del principe a Palermo, allora luogo di delizie della nobiltà sicula, il suo vasto territorio fu affidato ai gabelloti, con conseguenze nefaste per l'agricoltura e per la vita sociale.

Dopo il terremoto di Messina del 1783, gruppi di valorosi spadaforesi, via mare, portarono aiuto al capoluogo.

Da quanto si è potuto rilevare dagli archivi comunali, nell'anno 1817 Spadafora, all'epoca frazione di San Martino, ottenne il trasferimento della sede municipale e il comune venne rinominato Spadafora San Martino. Il primo registro dello Stato civile del Comune risale, infatti, proprio al 1817.

Nel 1848 anche Spadafora contribuì al tentativo di liberazione dall'occupazione borbonica. Durante la notte del 28 gennaio una squadra a cavallo e bene armata di "picciotti", guidata dai maggiorenni del paese, fu inviata a Messina, dove si distinse in estenuanti giornate di battaglia fino allo sfortunato epilogo che vide la caduta di Messina, il 7 settembre 1848.

Tra i cittadini di Spadafora si distinsero il dott. Antonino Giunta ed il patriota Francesco Maniscalco.

Nel 1860, dopo lo sbarco di Garibaldi, giovani volontari spadaforesi si nascosero in un luogo tra Santa Lucia del Mela e San Filippo, aspettando l'esercito garibaldino, nel quale si arruolarono, partecipando alla grande battaglia di Milazzo il 20 luglio 1860, che aprì la via all'unità d'Italia.

Nel 1929 il comune di Spadafora San Martino venne riunito a quelli di Valdina e Venetico per costituire il nuovo comune di Spadafora; quando nel 1940 il comune di Venetico fu ricostituito, il territorio che fu di Valdina venne aggregato a Roccavaldina, riportando il comune (la cui denominazione rimase Spadafora) ai vecchi confini.

Come orientarsi modifica


Come arrivare modifica

In aereo modifica

Gli aeroporti più vicini sono quelli di Catania e di Reggio Calabria, più distante è quello di Palermo.

In auto modifica

Si può arrivare in auto tramite la Strada Statale 113.

In treno modifica

La città è dotata di una sua stazione ferroviaria, in cui fermano solo treni regionali, pertanto chi vorrà arrivarci in treno da fuori Sicilia dovrà prima passare da Messina principalmente per prendere il treno che poi li porterà a Spadafora; è bene tenere a mente che la stazione nuova è fuori dal centro cittadino, quindi bisognerà poi proseguire a piedi per un tragitto non breve o ricorrere ad un altro mezzi (tipicamente l'automobile).


Come spostarsi modifica


Cosa vedere modifica

  • Chiesa di San Giuseppe. Costruita intorno alla fine del '500, la chiesa di San Giuseppe era originariamente la cappella di famiglia dei Principi Spadafora. In anni successivi subì modifiche ed ampliamenti nel corso delle quali furono costruite la volta e la sacrestia. La statua di San Giuseppe, scultura in legno, è stata costruita da Antonio Zuccaro nel 1860 come si legge nell'iscrizione nella base del simulacro di San Giuseppe (vicino al piede sinistro). La statua dell'Immacolata è anch'essa in legno, mentre le statue del Sacro Cuore di Gesù, di Sant'Antonio, di San Giovanni Battista e della Madonna del Rosario sono realizzate in cartapesta.
  • Chiesa del Sacro Cuore di Gesù. La chiesa del Sacro Cuore di Gesù deve il suo nome all'episodio di cui fu testimone Santa Maria Margherita Lacoque, cui apparve Gesù con il cuore in mano. L'apparizione è rievocata dal pittore Bonanno di Messina nel 1945 su una tela posta sopra l'altare maggiore. La chiesa è stata realizzata tra il 1937 ed il 1939 dall'ing. Barbaro di Messina, su proprio progetto, in stile romanico. L'apertura al culto è del 1940. Originariamente fu costruito solo l'altare maggiore; solo successivamente furono realizzati l'altare di destra sormontato da un crocifisso ligneo, opera di scultori di Ortisei, e quello di sinistra, dedicato alla Madonna di Lourdes, la cui statua è opera degli stessi scultori ed è circondata da una grotta realizzata in cemento da un mastro muratore di Giarre nel 1947. Risale allo stesso periodo la realizzazione degli altari laterali, sormontati dalle icone di Sant'Antonio, della Madonna del Carmine, della Sacra Famiglia, di Santa Teresa del Bambino Gesù e di Santa Rita.
  • Castello. Al centro della città di Spadafora sorge l'omonimo castello, la cui struttura si fa risalire alla seconda metà del sec. XV. In origine, secondo alcuni, fu solo una torre di avvistamento, avamposto del castello di Venetico, posto in collina e dimora del feudatario. La fortificazione è chiamata anche Castello Samonà, in ricordo dei suoi ultimi proprietari, titolari anche dello stesso castello di Venetico, ridotto oramai a rudere. La leggenda vuole che un passaggio sotterraneo segreto mettesse in comunicazione le due fortificazioni, permettendo il passaggio di soldati e prigionieri. Carmelo e Caterina Samonà, a questo proposito, a seguito della distruzione del Castello di Venetico durante il terremoto del 1908, trasferirono quanto era rimasto intatto nel vicino castello di Spadafora, salvandolo da sciacalli e dalle intemperie. Probabilmente la torre fu ampliata o ricostruita intorno al '500 dall'architetto fiorentino Camillo Camilliani, divenendo quel castello di cui rimane oggi solo la parte centrale, che rappresenta il più importante patrimonio artistico-culturale di Spadafora. Il castello venne restaurato una prima volta nel '600. I quattro imponenti speroni angolari a forma trapezoidale sono contornati, nella parte superiore, da caratteristiche merlature, nei cui interspazi venivano piazzate le bocche dell'artiglieria. Nelle estremità angolari di ciascun sperone si ergono le casematte, a protezione dei soldati di guardia. Le feritoie sottostanti venivano usate come saetterie in occasioni di assalti al castello. Il fossato che lo circonda è ancora oggi contornato da un robusto muro di cinta. Il Castello è stato abitato dalla famiglia Samonà fino alla fine degli anni Sessanta del Novecento. Dopo la perdita del Castello da parte dei suoi proprietari, l'antico maniero è stato per anni vittima dell'incuria delle amministrazioni che si sono succedute. Il Castello, infine, è stato recentemente restaurato a cura della Soprintendenza per i beni ambientali di Catania e successivamente dalla Soprintendenza di Messina, dopo l'acquisizione della Regione Siciliana. Con questi incauti restauri, l'antico splendore che sicuramente offriva ai propri visitatori l'interno del castello, è andato perso.


Eventi e feste modifica

  • Festa di San Giuseppe. San Giuseppe, patrono di Spadafora, si celebra con festeggiamenti la domenica successiva al terzo giovedì di luglio per 4 giorni, anticamente in coincidenza con la tradizionale fiera del bestiame, tradizione che oggi è andata persa. Durante questo periodo, specialmente il sabato e la domenica, la città viene invasa da venditori ambulanti, giostre e giochi, visitatori e turisti provenienti da tutto il litorale tirrenico della provincia. Fin dal primo giorno vengono organizzati giochi tradizionali, gare sportive, spettacoli, concerti, intrattenimenti sociali che hanno il loro culmine nel fantasmagorico ed esplosivo spettacolo dei giochi pirotecnici, la domenica notte, che conclude la festa del santo. Domenica pomeriggio la statua di S. Giuseppe ornata di fiori, accompagnata dalla banda musicale, viene letteralmente contesa per il trasporto. Dopo aver fatto un lungo giro per le vie del paese di Spadafora, viene rivolta verso il mare e benedetta, dopo di che fa ritorno nella chiesa di San Giuseppe, di fronte al castello, mentre le campane suonano a festa.


Cosa fare modifica


Acquisti modifica


Come divertirsi modifica


Dove mangiare modifica


Dove alloggiare modifica


Sicurezza modifica


Come restare in contatto modifica

Poste modifica

  • Poste Italiane - Ufficio postale di Spadafora, Via Riolo, snc, +39 090 9940050, fax: +39 090 9920509.   Lun-Ven 8:20 - 19:05, Sab 8:20 - 12:35.
  • Tabaccheria, Via Umberto I 182, +39 090 7384003.   Lun-Sab 8 - 13:15, 15:45 - 20:00, Dom 10 - 13, 17 - 19:30.

Telefonia modifica

Copertura cellulare nella media.

Tenersi informati modifica

A causa della sua posizione, nella città è possibile ricevere sia i segnali televisivi e radiofonici siciliani da Milazzo che quelli calabresi da Spilinga.

Nei dintorni modifica


Altri progetti

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