itinerario turistico in Italia

Teramo romana
I siti del teatro romano e dell'anfiteatro visti dall'alto
Tipo itinerario
Stato
Regione
Territorio
Città
Lunghezza

Teramo romana è un itinerario che si sviluppa nel centro storico di Teramo.

Introduzione

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Cenni geografici

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Il centro storico di Teramo rappresenta il nucleo centrale della città all'interno del pianoro di confluenza tra il fiume Tordino e il torrente Vezzola.

Cenni storici

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Il periodo romano a Teramo inizia con la conquista da parte del console romano Manio Curio Dentato nel 290 a.C., divenendo un municipio della Roma repubblicana, statuto perso CON Lucio Cornelio Silla per la sua partecipazione alla Guerra sociale (91-88 a.C.) e restituito da Cesare. Venne inserita nella V regio (Picenum) da Augusto come capitale del Pretutium. Sotto il dominio imperiale con Adriano conobbe un periodo di grande prosperità, testimoniato dalla costruzione di templi, terme e teatri.

Quando andare

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L'itinerario è percorribile in tutte le stagioni dell'anno.

A chi è rivolto

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La visita dei monumenti legati al periodo romandi di Teramo non presenta difficoltà di accesso alla maggior parte dei siti, anche se alcuni sono fruibili solamente a piedi e presentano scalini da percorrere.

Come arrivare

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In aereo

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Gli aeroporti più vicini a Teramo sono quelli di Pescara, Roma-Ciampino e Roma-Fiumicino (Aeroporto intercontinentale Leonardo Da Vinci).

In auto

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Teramo è raggiunta dall'autostrada A24 Roma-Teramo, con una distanza di 170 km da Roma.

In nave

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Il porto più vicino è quello di Giulianova, ma che è caratterizzato da un'attività molto limitata.

In treno

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La città è servita dalla linea ferroviaria Teramo-Giulianova, elettrificata, ma a binario unico.

In autobus

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Teramo è servita da numerose linee a carattere regionale e interregionale gestite dalla Società Unica Abruzzese di Trasporto (TUA); i collegamenti principali sono da e verso Giulianova, Pescara e Roma. A Teramo la principale autostazione è presso Piazza San Francesco.

Mappa a tutto schermo Teramo romana(Modifica GPX)

Molteplici sono le testimonianze della Teramo romana, che furono nel tempo inglobate in strutture architettoniche successive; ora si stanno recuperando, per quanto possibile, e restaurando per renderle fruibili al pubblico.

42.6573413.702081 Sor Paolo Proconsole

Statua di Sor Paolo Proconsole

Statua risalente al I secolo a.C. che ritrae il dignitario togato romano Paolo Proconsole. Questa effigie è molto cara a tutti i teramani e gode di una grande simpatia e popolarità. Localmente la chiamano, con antica confidenza, nel pittoresco dialetto, con il solo nome di: «Gnor Paolo» o «Sor Paolo». Nel corso tempo, ha ricoperto un importante ruolo all'interno della vita sociale come statua parlante. Nella sua mano sinistra, dove forse vi fu una pergamena, venivano infilati biglietti satirici, denunce di malcontento, lamentele e proteste rivolte ai governanti e ai signori della città. In tempi più recenti ai foglietti sono state affidate anche parole di poesie d'amore ed i tifosi hanno consegnato alla statua le loro bandiere affinché le mostrasse. L'Università Popolare Medio Adriatica ha scelto l'immagine di Sor Paolo Proconsole come proprio emblema.

42.65787513.7032312 Anfiteatro romano

Anfiteatro romano di Teramo

Ciò che sopravvive dell'antica struttura dista solo pochi metri ad ovest dal teatro romano. La porzione più evidente della residua muratura perimetrale, in laterizio, di questo edificio è visibile in via San Berardo e nell'area immediatamente a sinistra del Duomo. La planimetria da cui si sviluppava aveva forma ellittica con un perimetro di 208 metri, l'asse maggiore misurava 74 metri e l'asse minore 56 metri. Il piano antico è situato a 6 metri di profondità rispetto all'attuale livello stradale. Nel perimetro murario è possibile leggere i diversi accessi che un tempo conducevano all'interno della struttura. Una serie di passaggi secondari conducevano direttamente alle gradinate per il pubblico. In epoca mediioevale l'anfiteatro, come pure il vicino teatro romano, è stato utilizzato come cava di materiale per la costruzione di vari edifici limitorfi, in particolare il Duomo edificato nel XII secolo sull'area occupata dalla parte parte nord-occidentale dell'anfiteatro stesso. Nella parete destra esterna del Duomo e in alcuni muri interni, si possono osservare pietre scolpite asportate dall'anfiteatro rimesse in opera. Nel perimetro in cui insisteva l'anfiteatro ora sorge il palazzo del seminario aprutino, eretto per volontà del vescovo Armeni e distrutto e riedificato dal vescovo Pirelli.

42.6578513.704153 Teatro romano

Teatro romano di Teramo

Il teatro fu costruito in un periodo di grande floridezza economica della città, all'inizio del II secolo d.C., durante l'impero di Adriano. Il tessuto del centro urbano dell'epoca si estendeva tra Piazza Martiri della Libertà ed il Santuario della Madonna delle Grazie, tra via Stazio e Torre Bruciata era circondato da mura di cinta. L'area destinata al teatro si allargava in 20 arcate di blocchi di travertino che circondavano la cavea, alcune ancora visibili. Le gradinate, disposte a semicerchio, potevano accogliere circa 3.000 spettatori. Il trascorrere del tempo lo ha visto essere incluso e parzialmente ricoperto dalla costruzione di abitazioni, saccheggiato nel medioevo quando divenne una sorta di cava di pietre destinate all'elevazione di altri edifici.

42.65838113.7057034 Domus e mosaico del Leone

Mosaico del Leone

Il Mosaico del Leone è una decorazione pavimentale del tablino della omonima Domus, sita nel seminterrato di Palazzo Savini. Annoverato tra gli emblemi della storia archeologica teramana, è databile intorno al I secolo a.C., così come quelli, simili nella fattura, rinvenuti a Pompei e nella Villa Adriana a Tivoli. È stato universalmente riconosciuto come uno degli esempi più alti dell'arte del mosaico. Le tessere dello sfondo sono quadrangolari, allungate quelle dei baffi, tonde quelle della pupilla e dell'iride. Complessivamente qui è applicata la disposizione centripeta, ossia quella in cui la grandezza delle tessere va decrescendo dall'esterno verso l'interno; il perimetro dell'emblema teramano è ornato da un motivo a treccia a due capi con nodi serrati su fondo scuro. I colori impiegati sono due: l'arancio e il grigio verde in diverse gradazioni tonali; quattro file di tessere compongono ogni nastro. Al centro della scena vi è un leone in posizione di attacco, mentre con la zampa anteriore artiglia un serpente, che a sua volta avvinghia la coda attorno alla zampa posteriore sinistra del leone. Quasi ad occupare tutta la scena è la testa con le fauci spalancate e la folta criniera resa con tessere dalle diverse tonalità del giallo oro. La pelle del serpente è resa da colori arancio e verde cupo sul dorso, mentre il ventre è realizzato da minuti frammenti beige con macchie scure. L'ambientazione è quella ai margini di una pozza d'acqua azzurra, tutt'intorno vi sono elementi vegetali: due alberi dei quali uno dal fusto nodoso e largo e chioma ampia, l'altro dal fusto sottile e foglie palmate con bacche e frutti. Molto accentuato è l'effetto chiaroscurale: una fonte di luce sembra provenire da destra inondando completamente il muso del leone. La scoperta risale al 1891, durante i lavori di ristrutturazione di Palazzo Savini.

42.65884213.70545 Torre Bruciata e sito archeologico di Largo Sant'Anna

Turre bruciata

La Torre Bruciata è un bastione romano in opus quadratum risalente al II secolo a.C. Si trova a Teramo, nella centralissima piazza Sant' Anna, contigua all'Antica cattedrale di Santa Maria Aprutiensis (oggi chiamata chiesa di Sant'Anna de' Pompetti). Il corpo della costruzione si sviluppa da una base quadrata ed è alto circa 10 m, con mura spesse 1,30 m e larghe 8 m. Questa possente torre venne eretta nel II secolo a.C. utilizzando grandi blocchi di travertino ben squadrati. L'appellativo "bruciata" deriva dal fatto che ancora oggi il lato meridionale del bastione mostra evidenti tracce del devastante incendio che la città di Teramo subì nel 1156 per mano di Roberto II di Bassavilla Conte di Loretello, ribelle al Re palermitano Guglielmo I verso il quale la città voleva restare fedele.

Per quanto riguarda la domus, i lavori iniziati negli anni '70 hanno permesso di recuperare le fondamenta dell'antica Cattedrale di Santa Maria Aprutiensis, fondata proprio sopra la domus romana nel VI secolo, e distrutta dall'incendio del 1156 (l'abside poi è stata utilizzata per la cappellina di Sant'Anna dei Pompetti, ancora esistente). La domus risale al I secolo a.C., le strutture che si trovano a una profondità di circa 90 cm rispetto al piano superiore di calpestio. La domus presenta un ampio peristilio di forma rettangolare con murature in opera incerta e colonne in mattoni, rivestite di stucco colorato in rosso nel fusto e di bianco nelle basi. L'impluvium per la raccolta dell'acqua piovana, pavimentata in opus spicatum, è decentrata rispetto al peristilio sui cui si affacciano tre ambienti affiancati, di cui quello centrale di dimensioni maggiori. Una soglia di pietra divide l'ambiente centrale dal peristilio: presso la soglia sono stai trovati sia gli incassi dei cardini che i serramenti metallici della porta conservati nel Museo civico archeologico. Il pavimento dell'ambiente in mosaico bianco con fascia perimetrale nera; i muri in opera incerta conservano gli intonaci decorati con leggere campiture geometriche su fondo bianco, al cui centro sono motivi vegetali stilizzati L'ambiente meridionale il cui muro è stato successivamente riutilizzato per la cattedrale, reca una soglia in pietra che immettere nel peristilio: la pavimentazione è in coccio pesto con l'inserimento di tessere bianche. Gli intonaci conservano il fondo bianco con leggere campiture geometriche in giallo e ocra. L'ultimo ambiente a settentrione ha l'ingresso verso l'esterno, e il pavimento in coccio pesto con tessere bianche a forma di rombi tangenti agli apici: gli intonaci sono dipinti a fondo rosso, con campiture geometriche e decorazioni vegetali. La domus ha restituito vari materiali che permettono la datazione certa al I secolo, venne chiusa nel II secolo, come testimoniano i serramenti, e riutilizzata poi come cattedrale. La vicina Torre Bruciata era un elemento di avvistamento romano, riutilizzato poi dai teramani come campanile della cattedrale. Reca ancora all'esterno gli evidenti segni di bruciature per l'incendio del 1156.

42.65875313.7077496 Domus di porta Carrese Si trova in via dell'Ariete e in via dei Tribunali, e in Vico Corto. Si tratta di un complesso di abitazioni, con 5 ambienti rinvenuti: quello orientale ha il pavimento in mosaico bianco con fascia perimetrale nera, e al centro un quadretto policromo perduto. Contiguo a questo ambiente ve né un secondo di vaste dimensioni di cui si conserva solo parte del pavimento in mattoncini a spina di pesce. L'ambiente principale della casa ha murature in opera incerta di fiume, e pavimento musivo in tessellato bianco con balza nera che incornicia un ampio tappeto con intarsio di marmi policromi formati, alternativamente rose dei venti e poligoni. L'ambiente del lato occidentale, pavimentato in opus spicatum, comunica attraverso una soglia a girali vegetali, direttamente con un ambiente dalla muratura in opera incerta e pavimento a mosaico bianco e nero, con motivi geometrici alternati a decorazioni vegetali. Nello strato inferiore a queste strutture, sono stati rinvenuti resti di pavimentazione in coccio pesto con diverso orientamento, pertinenti alla fase repubblicana. Nello scavo sono stati rinvenuti anche intonaci dipinti che consentono di ricostruire parzialmente il sistema decorativo parietale.


42.65669213.7100247 Complesso archeologico di Largo Madonna delle Grazie L'area fu indagata nei primi anni Novanta del secolo scorso e restituita nel 2000 con l'inaugurazione del piccolo parco urbano conosciuto come "la domus di Largo Madonna delle Grazie". Gli ambienti più importanti, con pavimenti decorati e intonaci dipinti, sono protetti da un'alta copertura di acciaio. Le strutture della domus più antica, di età tardo-repubblicana (seconda metà del II - primo quarto del I sec. a. C.), si impiantano sui resti livellati dell'abitato proto-urbano con muri di terracruda e ciottoli di fiume e pavimentazioni in battuto con ricche decorazioni del repertorio geometrico che girano intorno a un grande peristilio centrale. La ristrutturazione di epoca imperiale è riconoscibile dall'inserimento di una grande vasca cementizia ad U, che taglia i precedenti ambienti, sul lato nord-ovest di detto peristilio. Tra II e I sec. a. C., va inquadrato cronologicamente il complesso residenziale privato con le pavimentazioni in battuto, cocciopesto e calcareo, impreziosite da raffinati disegni geometrici di cultura, gusto e moda di quella propaganda tardo-repubblicana diffusa in ogni angolo delle Province conquistate. Due pavimenti sono caratterizzati dal motivo centrale a losanga inscritto in un grande cerchio a doppia bordatura e a tutto campo, racchiuso in una cornice a meandro di svastiche correnti, alternate e modulate da quadrati di raccordo. Il sito di Madonna delle Grazie è senza dubbio il luogo dove incontrarsi per una piacevole passeggiata alla riscoperta dell'antica Interamnia, che si concluderà con la visita ai grandi monumenti pubblici: il teatro e l'anfiteatro, a nord-ovest nei pressi della Cattedrale, sul lato opposto del promontorio dove nel Quattrocento sarà pianificata la nuova città.

Sicurezza

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Il percorso è cittadino all'interno del centro storico, quindi senza particolari difficoltà.

Nei dintorni

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Fare riferimento alle indicazioni sulla pagina di Teramo.


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