San Fratello | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Sicilia | |
Territorio | Messinese | |
Altitudine | 675 m s.l.m. | |
Superficie | 67,63 km² | |
Abitanti | 3.257 (2022) | |
Nome abitanti | sanfratellani | |
Prefisso tel | +39 0941 | |
CAP | 98075 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Patrono | San Filadelfo | |
Posizione
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Sito del turismo | ||
Sito istituzionale |
San Fratello è una città della Sicilia.
Da sapere
modificaSan Fratello è uno dei comuni in cui si parla il dialetto gallo-italico, un antico dialetto in cui si riscontrano elementi del piemontese, del ligure, del lombardo, dell'emiliano. Il suo territorio ricade nel Parco dei Nebrodi.
Cenni geografici
modificaSan Fratello è racchiuso tra i torrenti Inganno e Furiano; il territorio, di 83 km², si estende in verticale fino quasi a Monte Soro (1.847 m s.l.m.), la cima più alta dei monti Nebrodi. Dalle quote più basse (300 m s.l.m.) a quelle più alte (1.800 m s.l.m.) si osserva un graduale cambiamento della vegetazione, dovuto alla presenza di diverse specie arboree e arbustive. Le aree non ricoperte da boschi sono destinate al pascolo di bovini, ovini, caprini e dei cavalli sanfratellani che vivono allo stato brado.
Cenni storici
modificaLa città romana-medioevale fu distrutta durante l'invasione araba. L'odierno paese, fondato dopo nell'XI secolo, trae il nome da uno dei tre Santi fratelli, Alfio, Filadelfo e Cirino, martirizzati durante le persecuzioni dell'imperatore Valeriano nel 253 d.C., ai quali è dedicato l'omonima chiesa e convento del secolo XII. L'etimologia greca del nome Filadelfo infatti è 'colui che ama il fratello', per cui l'evoluzione da San Filadelfo a San Fratello sarebbe stata quasi naturale.
Il borgo fu ripopolato, o fondato ex novo, tra l'XI e il XIII secolo, durante la dominazione dei normanni nell'isola, da una colonia di piemontesi, liguri, lombardi, emiliani, venuti alla conquista della Sicilia con il conte Ruggero e la moglie Adelaide del Vasto (detta anche Adelasia Incisa del Vasto), figlia del marchese aleramico Manfredo del Vasto. Secondo l'ipotesi del ripopolamento, i migranti settentrionali si insediarono in un borgo già popolato da genti indigene, e lo dotarono di una rocca fortificata. L'anno di fondazione del castello di San Filadelfo (in latino Castrum Philadelphio Castrum S. Philadelphi) potrebbe essere il 1116, secondo un diploma citato da Vincenzo Palizzolo Gravina che indica nel "lombardo" Roberto Caldarera, governatore di Nicosia, «il tesoriere e direttore della costruzione del nuovo castello in San Filadelfo sulle rovine dell'antica Alunzio».
Durante i primi anni dell'occupazione della parte nord-orientale della Sicilia, i normanni costruirono a San Fratello una cittadella fortificata, dotata di un castello. A difesa della cittadella furono impiegati soldati di ventura di origine longobarda che provenivano dall'Italia settentrionale. Come per il resto della Sicilia, anche a San Fratello i Normanni diedero una notevole spinta all’economia, con la nascita di una fiorente agricoltura, un forte incremento del commercio e l’arricchimento di preziosi capolavori artistici.
Nel 1270, il castello e feudo di San Fratello furono concessi a un milite di nome Giovanni. Nel 1276, il feudo e la castellania di San Fratello furono concessi all'angioino Guillot d'Alisy, per passare due anni più tardi al provenzale Raymond de Puy-Richard, e nel 1299, per concessione di Carlo II d'Angiò, al miles messinese Squarcia Riso. Dopo una parentesi in cui San Fratello fu gestita direttamente dalla curia vescovile, nel 1305 il castello e la terra di San Fratello furono ceduti ai Palizzi, potente famiglia di Messina di origine normanna, nella persona del miles Damiano Palizzi. In seguito passò alla famiglia di origine aragonese degli Alagona, e nel 1356 Federico III concesse il feudo al capitano e castellano Guglielmo Ventimiglia, membro della potente famiglia Ventimiglia di origine normanno-ligure. Nel 1361 il castello e la terra di San Fratello passarono a Enrico I Rubeo già conte di Aidone per concessione di re Federico IV, mentre nel 1371 furono concessi a Guglielmo Rosso della famiglia di origine normannadei Rosso, e nel 1392 a Enrico II Rosso della stessa famiglia. Nel 1392, il re Martino I di Aragona concesse San Fratello a Federico II d'Aragona figlio di Vinciguerra d'Aragona, ma dopo la sua ribellione, il feudo passò agli Oliveri, famiglia messinese di origine spagnola. Nel 1396, Federico d'Aragona ottenuta la clemenza del sovrano, ritornò in possesso del feudo, ma in seguito a una nuova ribellione, Martino d'Aragona concesse nel 1398 la terra e il castello di San Fratello, con i casali di Mirto, Crapi, e Fraxino, a Ugerotto Larcan della famiglia catalana dei Larcan che mantenne il feudo di San Fratello per oltre due secoli, fino al XVII secolo. Dalla seconda metà del Seicento il feudo passò alla famiglia di origine genovese degli Squarciafico, ai Sancetta, agli Spatafora, ai Lucchesi, alla famiglia di origine normanna dei Gravina, e, di seguito, ai principi di Palagonia. L'ultima famiglia feudale di San Fratello fu quella dei Cupani (o Cupane).
Verso la fine dell'800 San Fratello è sede di due arcipreture, di pretura e capoluogo di mandamento nel circondario di Mistretta. Fino ai primi anni del '900, prima della frana del 1922, a San Fratello si contavano almeno 27 chiese. Dopo la rovinosa frana dell'8 gennaio 1922, se ne salveranno poco meno della metà. In seguito del secondo grande disastro franoso del 14 febbraio 2010, anche quest'ultima chiesa fu danneggiata fortemente, venendo rasa al suolo negli anni successivi. La frana del 2010 contribuì ad accelerare lo spopolamento della cittadina, a favore dei paesi della costa limitrofi.
Come orientarsi
modificaCome arrivare
modificaCome spostarsi
modificaCosa vedere
modifica- 1 Santuario dei Tre Santi. Di stile normanno, fondato attorno al 1090, posto sul Monte Vecchio. Fu costruito sui resti dell'antica Chiesa di Santa Maria Palatiorum costruita a sua volta con materiale recuperato da un tempio greco.
- 2 Area archeologica di Apollonia (Dirigersi verso il parcheggio del cimitero e salire lungo la strada sterrata, per accedere bisogna chiedere al custode posto nella villa accanto al sito di farsi aprire il cancello). L'indagine archeologica non ha del tutto accertato la sua identificazione, eppure qui sono visibili i resti greci dell'abitato.
- 3 Chiesa di San Nicolò. Edificata tra il 1952 e il 1955 in sostituzione della vecchia Chiesa di San Nicolò che risale al XVI secolo, danneggiata in gran parte dalla frana del 1922 e demolita nel 1951. Questa chiesa, ricostruita in località Stazzone, è stata nuovamente resa inagibile e pericolante con la frana del febbraio 2010.
- 4 Chiesa del Crocifisso. Del XV secolo.
- 5 Chiesa di San Benedetto il Moro (ex-convento di Santa Maria di Gesù e Chiesa Maria SS Assunta). Con annessa biblioteca del 1500 e un chiostro francescano. L'antica Chiesa, è stata completamente distrutta dalla frana del 1922 e ricostruita nella frazione di Acquedolci.
- 6 Chiesa Maria SS. delle Grazie, SS289. Chiesa di stile tardo Barocco che risale ai primi decenni del 1600.
- 7 Chiesa di Sant'Antonio Abate, Contrada S. Antonio. edificata nel 1800.
- 8 Muro della poesia, via Roccalavera. E’ un muro che raccoglie i versi di poesie di autori vari.
- Palazzo Mammana.
- 9 Museo Etno Storico Antropologico della cultura dei Nebrodi "Ermenegildo Latteri".
- 10 Storica Farmacia Lo Balbo, Via Saverio Latteri, 2, ☎ +39 0941794761. Farmacia dei primi del novecento.
Eventi e feste
modifica- Settimana Santa (Festa dei Giudei). Settimana Santa. È una manifestazione folcloristica della settimana pasquale caratterizzata da gruppi di persone che scorrazzano per il borgo suonando trombe ed indossando un costume caratteristico detto appunto da "Giudeo". In accordo con la tradizione antisemita, il nome dei "Giudei", ovvero il popolo accusato per secoli di "deicidio", viene trasposto ad una sorta di demòni allegri e chiassosi, quanto il loro coloratissimo costume e la musica dei loro ottoni. L'abbigliamento si compone di una costosissima uniforme, detta giùbba, di foggia ottocentesca di colore giallo e rosso (simbolo della divisa militare dei legionari romani[senza fonte]), ricamata di perline, elmetto decorato, spalline militari, guanti e scarpe di pelle. Tra gli accessori dispongono, oltre agli ottoni, una d-shplìna ("disciplina") ossia un flagello metallico con cui si narra che i personaggi, cioè i legionari giudeo-romani, si castigassero per espiare la colpa di aver ucciso Cristo. Il volto è coperto da una maschera caratterizzata da una lunga lingua di stoffa con una croce ricamata sulla punta, in riferimento allo scherno che i soldati usavano fare alla figura del crocifisso. I festanti si immedesimano nei personaggi in una trasgressione che irride al carattere sacro ed austero della Passione, irrompendo con gli squilli delle loro trombe nelle meste processioni. I "Giudei" frequentano case e osterie facendosi offrire dolciumi e vin santo, trovando l'offerta di buon auspicio. La tradizione, che si svolge ogni anno nei giorni di mercoledì, giovedì e venerdì della Settimana Santa, attira di norma l'interesse di turisti e visitatori provenienti da paesi limitrofi.
«Le interpretazioni che si danno di questa tradizione, da parte di studiosi del folklore, sono, per così dire, interne: riconoscono cioè un ruolo non del tutto eterodosso ai "giudei" di San Fratello rispetto alla liturgia cattolica. I Giudei sono gli uccisori di Cristo: perciò, nella rappresentazione della passione di Cristo, nelle ore in cui Cristo viene condannato e crocifisso, essi demoniacamente si scatenano, fanno carnevale. E ritengono, gli studiosi, che in definitiva si tratti appunto di un confluire del carnevale nella Pasqua cristiana. Ma si dovrebbe anche tener conto del fatto che a travestirsi da "giudei" sono i contadini, e i pastori, e che per l'occasione, sotto quel travestimento, in passato più che attualmente, venivano a godere di certi privilegi, di certe libertà. La parte più conculcata, più oppressa, più misera della popolazione di San Fratello, mettendosi per quel giorno nel ruolo di un popolo non meno oppresso e perseguitato, si levava a beffeggiare, a insultare, a colpire; e ad irridere al sacrificio della croce.» (Leonardo Sciascia) - Festa dei Santi Alfio, Filadelfio e Cirino. 10 maggio. È una tradizione che sembra avere origini medioevali risalenti agli anni di beatificazione e santizzazione dei santi patroni Alfio, Filadelfio e Cirino. La tradizione consiste in una cavalcata dal paese fino al Monte San Fratello, meglio conosciuto come Monte Vecchio; per la cavalcata vengono per la maggior parte utilizzati i cavalli
Cosa fare
modificaAcquisti
modificaUna tradizione molto particolare di San Fratello è quella dei coltelli artigianali. Tramandata sapientemente di generazione in generazione dai maestri fabbri-maniscalchi del paese: si tratta appunto del coltello tipico "Sanfratellano" che per la sua lavorazione artigianale e la sua tipicità lo si può definire sicuramente tra i coltelli artigianali più utilizzati e conosciuti di tutta la Sicilia e non solo. La loro caratteristica principale oltre al manico in corno bovino tipicamente siciliano, è la parte in metallo tra la lama e il manico. Il tradizionale coltello sanfratellano può avere anche la lama mozza.
Come divertirsi
modificaDove mangiare
modificaDove alloggiare
modificaSicurezza
modificaCome restare in contatto
modificaNei dintorni
modificaAltri progetti
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