Melpignano | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Puglia | |
Territorio | Salento | |
Altitudine | 89 m s.l.m. | |
Superficie | 11,1 km² | |
Abitanti | 2212 (2018) | |
Nome abitanti | melpignanesi | |
Prefisso tel | +39 0836 | |
CAP | 73020 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Patrono | San Giorgio | |
Posizione
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Sito istituzionale |
Melpignano è una città della Puglia.
Da sapere
modificaFa parte dei Borghi Autentici d'Italia e dell'Associazione Comuni Virtuosi per la gestione ecosostenibile del territorio. Melpignano ospita ogni anno, nel mese di agosto, il concertone finale della Notte della Taranta, il più grande Festival musicale dedicato al recupero e alla valorizzazione della pizzica salentina.
Cenni geografici
modificaSituato nel Salento, 26,3 km a sud del capoluogo provinciale, appartiene alla storica regione della Grecìa Salentina, un'isola linguistica di nove comuni in cui si parla il griko, un antico idioma di origine greca.
Cenni storici
modificaLa presenza di menhir e dolmen individua nell'Età del bronzo l'origine dei primi insediamenti nell'area. La nascita vera e propria del centro resta incerta: le diverse ipotesi la farebbero risalire ai Greci del Peloponneso venuti con Enotrio Arcade o che sarebbe stata fondata da Melpinius, un centurione che ottenne in sorte queste terre dopo l'occupazione romana dell'allora Calabria (l'attuale Salento) nel 267 a.C. Un'ipotesi mitologica lega la fondazione del paese alla musa Melpomene.
Colonizzata certamente dai Romani, cadde per oltre cinque secoli sotto la dominazione greco-bizantina che ne influenzò radicalmente gli usi, i costumi e la lingua locale. La cultura greca persiste ed è rinvenibile ancora oggi nelle tradizioni e nel folklore. Con l'avvento dei Normanni, Tancredi d'Altavilla assegnò il feudo a Giambattista Lettere nel 1190. Nel 1396 passò a Raimondo Orsini del Balzo e nella seconda metà del XV secolo, attraverso il re Ferrante d'Aragona, fu ceduto agli Aiello Tarantini. Nei secoli alla guida del feudo si succedettero varie famiglie feudatarie: i Mosco[8], i Ramirez, i Branai (Granai) Castriota (1632-1667),[9] discendenti di Vrana Konti, gli Acquaviva d'Aragona. Nel 1757 divenne proprietà dei marchesi De Luca che furono gli ultimi feudatari.
Con l'eversione della feudalità nel 1806, Melpignano fu aggregato a Castrignano de' Greci che insieme costituirono un unico comune fino al 1º gennaio 1837, quando i due comuni divennero autonomi.
Come orientarsi
modificaCome arrivare
modificaCome spostarsi
modificaCosa vedere
modifica- 1 Chiesa madre di San Giorgio, Piazza San Giorgio. L'attuale chiesa è il risultato di un consistente intervento di ristrutturazione e ampliamento, effettuato tra il 1785 e il 1794, dell'antica chiesa parrocchiale risalente ai primi decenni del XVI secolo. La facciata conserva l'originario portale cinquecentesco con l'altorilievo raffigurante san Giorgio che uccide il drago. Il portale fu smontato e rimontato sul nuovo prospetto e per impostazione tipologica e schema decorativo si ritiene opera di Gabriele Riccardi, in quanto simile a quello della chiesa di Santa Maria degli Angeli di Lecce. L'interno, a tre navate e a croce latina, accoglie pregevoli altari barocchi dedicati al Crocefisso, a sant'Anna, al Sacro Cuore di Gesù, a sant'Antonio di Padova, alla Madonna Addolorata, nelle navate minori, a san Giorgio, alla Madonna del Rosario e all'Immacolata, nei bracci del transetto. Il presbiterio, appartenente all'originaria struttura, è arricchito con decorazioni riferibili agli inizi del barocco e affreschi cinquecenteschi raffiguranti san Leonardo, san Giorgio, una Madonna col Bambino e figure angeliche che suonano il liuto.
- 2 Piazza San Giorgio. Si presenta perimetrata da una serie di portici rinascimentali a tutto sesto, dalla Chiesa Madre, dalla Cappella della Madonna Assunta e dalla Torre dell'Orologio (1901). I portici costituiscono un raro esempio in Puglia di architettura realizzata a fini commerciali. I lavori di realizzazione iniziarono alla fine del XVI secolo per ospitare il grande mercato settimanale che si teneva il sabato. Qui trovavano posto mercanti provenienti da Lecce, Bari e Napoli, insieme a numerose botteghe. Realizzati in pietra locale, furono ricostruiti alla fine del Seicento per volere del vescovo Maiorano, come ricorda l'epigrafe sormontata dall'arme civica. Nell'Ottocento con lo spostamento del mercato a Maglie i portici persero la loro originaria importanza.
- 3 Chiesa dell'Assunzione della Vergine, Piazza San Giorgio (accanto alla chiesa Madre). Costruita intorno ai primi anni del XVI secolo sotto il titolo dei Santi Rocco e Sebastiano, conserva integra la struttura architettonica originaria caratterizzata dall'elegante volta stellare a costoloni. L'attuale facciata delimita un avancorpo, realizzato nel 1678, che occulta in parte la facciata originaria dalla quale provengono le vetrate in pietra leccese; il portale è attribuibile allo scultore alessanese Placido Buffelli. L'interno, ad aula unica, possiede un pavimento a mosaico, un grande altare attribuibile allo stesso Buffelli e diverse tele della seconda metà del XVIII secolo raffiguranti i misteri mariani.
- 4 Convento degli Agostiniani. Con annessa chiesa del Carmine, fu edificato a partire dal 1573 e restaurato nel 1638 dal coriglianese Francesco Manuli su progetto dell'architetto leccese Giuseppe Zimbalo. Terminata nel 1662, la chiesa possiede una facciata caratterizzata da un elaborato portale barocco formato da due coppie di colonne che sorreggono la trabeazione sovrastata da una statua lapidea della Madonna del Carmelo. L'ordine superiore è impreziosito da una finestra con timpano arcuato e da volute laterali con busti di cherubini. L'interno, a pianta a navata unica con sei cappelle disposte lungo le pareti laterali, conserva ancora il coro cinquecentesco alle spalle dell'altare maggiore. Nelle cappelle laterali sono scolpiti altari in cui ricorre la figura del leone come emblema della forza. Il convento, compromesso dal lungo periodo di abbandono dopo la sua soppressione, conserva i resti del chiostro del 1644 e un pozzo su cui è scolpita l'aquila a due teste, segno della presenza della famiglia Branai (Granai) Castriota.
- Cappella di Sant'Antonio de lo Cairo (Cappella di Sant'Antonio Abate) (poco al di fuori delle mura del borgo antico). La struttura, di modeste dimensioni, presenta un semplicissimo prospetto sul cui portale è incisa un'iscrizione latina recante la data 1530. L'interno, ad aula unica, ospita i resti di un piccolo altare e dipinti murali che in origine coprivano tutte le pareti. Attualmente è chiusa al culto.
- Cappella di Santa Maria Maddalena. Fu edificata nel 1661 sul luogo occupato da una precedente chiesa intitolata alla stessa santa, a ricordo della protezione accordata al paese durante la terribile epidemia di peste del 1656 sì che santa Maria Maddalena fu venerata come seconda protettrice insieme a san Giorgio. A tale protezione fanno riferimento le iscrizioni latine incise sugli architravi delle porte. L'interno è ad aula unica con copertura a volta a spigolo.
- Cappella di San Michele Arcangelo. È una cappella privata costruita nel 1741 dal sacerdote don Nicolò Francesco Veris, cantore del capitolo parrocchiale, che abitava nell'attiguo caseggiato. L'unico altare in essa esistente è frutto di intagliatori locali e incornicia la statua dell'Arcangelo Michele attribuibile al coriglianese Oronzo Carrone. Sulle pareti sono dipinte due immagini raffiguranti santa Maria Maddalena e san Giorgio.
- Cappella di San Pietro d'Alcantara. È una cappella di proprietà privata realizzata nel 1693 ed annessa al complesso edilizio che costituiva la residenza della doviziosa famiglia Maggio. Fu fatta costruire da Pietro Maggio. All'interno un unico altare con tela di San Pietro d'Alcantara e statue di san Giuseppe da Copertino, san Francesco da Paola e san Vincenzo Ferreri.
- Palazzo Marchesale Castriota. Fu finito di edificare nel 1636 per volere di Giorgio Branai (Granai) Castriota, figlio di Giovanni Fabio e di Eleonora Macedonio. La costruzione dell'edificio fu commissionata all'architetto Francesco Manuli che nella realizzazione operò soluzioni architettoniche sobrie e decorazioni eleganti e poco appariscenti, più vicine ad un gusto rinascimentale. Mostra in maniera evidente la sua origine di impianto difensivo, al quale appartengono le torri di vedetta e le mura di difesa con i camminamenti di ronda che recingono l'ampio giardino retrostante. La facciata termina con un cornicione a piccole mensole che accoglie un'epigrafe con il nome del committente. È scandita da un portale ornato da due colonne che sorreggono il balcone centrale mentre le finestre, decorate alternativamente da timpani triangolari e arcuati, sono disposte progressivamente ad intervalli sempre più brevi in prossimità del balcone centrale. Nella zona interna si trova un giardino dove si sviluppano una serie di finestre e logge in pietra leccese, una fontana al centro dei viali disegnati a scacchiera, un pergolato e panche in pietra. Il palazzo ospitava in passato una ricca pinacoteca, ora trasferita a Molfetta, che annoverava, tra gli altri, dipinti del Veronese, del Domenichino, del Tintoretto, del Giaquinto, oltre che dei più rinomati pittori salentini dell'epoca.
- Frantoio ipogeo. È interamente scavato nel banco roccioso e costituisce una preziosa testimonianza storica della cultura e dell'economia locale. Realizzato nel XVII secolo, conserva ancora le grandi vasche per la molitura delle olive, le macine in pietra e i torchi per la spremitura. La natura ipogea di questa struttura è da collegarsi alla risoluzione di particolari problemi tecnici: la solidificazione dell'olio intorno ai fiscoli non avveniva grazie alle temperature sempre più alte che in superficie; inoltre la spremitura delle olive era agevolata dalla pressione delle volte rocciose sui torchi.
Monumenti megalitici
modifica- 5 Menhir Minonna, via IV Novembre. Il menhir (35 x 50 cm), catalogato da Cosimo De Giorgi, è alto 280 cm e si presenta squadrato.
- 6 Menhir Candelora. Il monolite è inglobato nel muro di cinta di uno stabilimento industriale per l'estrazione e la lavorazione della pietra leccese. La sommità è appuntita a forma piramidale. Il menhir (50 x 32 cm) è alto 310 cm, spanciato e fortemente rastremato in sommità.
- 7 Menhir Lama, Piazzetta Asilo, 8. Il menhir (25 x 38 cm) presenta una forma parallelepipeda squadrata alta 420 cm.
- Menhir Scinéo. Il menhir (30 x 20 cm) è stato rimesso in posizione verticale e ricollocato su un basamento a due livelli. Alto 190 cm, è rastremato in superficie (dai 30 cm di base si riduce a 24 cm) e presenta un troncone terminale molto corroso. Risulta essere irregolare e monco della parte superiore.
- Menhir Chipuro. Il menhir (30 x 29 cm) è di recente individuazione. Si tratta di un blocco monolitico in pietra leccese alto 184 cm con una forma parallelepipeda rastremata in sommità.
- Menhir Masseria Piccinna.
Eventi e feste
modifica- Festa della Madonna di Costantinopoli. 14 marzo.
- Festa di San Giorgio. 23 aprile.
- Sagra dell'Anguria. 21 luglio.
- Concerto finale della Notte della Taranta. seconda metà di agosto. La Notte della Taranta è un festival di musica popolare salentina, dedicato al recupero e alla valorizzazione della pizzica salentina, che si svolge in vari comuni della provincia di Lecce e della Grecìa Salentina e si conclude con il grande concerto finale di Melpignano. L'evento si svolge nel piazzale antistante l'ex convento degli Agostiniani. Alla manifestazione partecipano musicisti di varia fama nazionale e internazionale.
Cosa fare
modificaAcquisti
modificaCome divertirsi
modificaDove mangiare
modificaDove alloggiare
modificaSicurezza
modificaCome restare in contatto
modificaNei dintorni
modificaAltri progetti
modifica- Wikipedia contiene una voce riguardante Melpignano
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Melpignano