comune italiano, in provincia autonoma di Trento

Lavarone
Il lago di Lavarone
Stato
Regione
Territorio
Altitudine
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Abitanti
Nome abitanti
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CAP
Fuso orario
Patrono
Posizione
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Lavarone
Sito istituzionale

Lavarone è un comune sparso del Trentino-Alto Adige.

Da sapere

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È capoluogo della Magnifica Comunità degli Altipiani cimbri.

Cenni geografici

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Al confine fra Trentino e l'area vicentina del Veneto, fa parte del comprensorio dell'Alta Valsugana.

Cenni storici

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Le prime testimonianze dell'antropizzazione della zona sono costituite da antichi forni fusori e alcuni antichi depositi di scorie nei pressi della località Millegrobbe. Vi sono ipotesi risalenti al XIX secolo, non confermate da scavi sistematici, riguardo l'esistenza di un castelliere preistorico sul rilievo di Chiesa. La prima testimonianza documentale di Lavarone risale al 1184: un documento pontificio con il quale papa Lucio III pone sotto la propria protezione i beni temporali posseduti dal vescovo di Feltre, alla cui diocesi appartenne fino al 1786. Tra il XII e il XIII secolo arrivarono, delle Prealpi vicentine, i primi coloni bavaresi chiamati dai nobili e dai principi vescovi trentini non solo per abitare e dissodare le terre in questa parte marginale del principato trentino, ma anche per difendere e controllare il territorio. Spingendosi verso sud tra il X e l'XI secolo, diedero vita alle isole linguistiche dei tredici comuni della Lessinia e dei sette comuni vicentini. I coloni cimbri, discendenti da quelli bavaresi, si fusero con la popolazione locale latina preesistente, perdendo nel corso del tempo l'uso della lingua madre a seguito anche all'influenza del clero e ai continui contatti economici, sociali e umani con le zone limitrofe italiane. I toponimi di numerose località sono testimonianza del dialetto tedesco che si parlava anche qui, come ancor oggi nel vicino comune di Luserna, dove alcuni uomini di Lavarone si stabilirono a partire dal 1454 come livellari della chiesa di Brancafora.

Dopo il Congresso di Vienna, il Trentino venne annesso all'impero asburgico quale parte integrante della provincia meridionale del Tirolo e Lavarone rimase nelle mani dei conti Trapp, per poi venire assorbito, dal Giudizio Distrettuale di Levico appartenente al Capitanato distrettuale di Borgo Valsugana. La posizione di frontiera e l'eventualità di una guerra, fece sì che il territorio venisse trasformato dal genio militare austriaco in una piazzaforte circondato da numerose fortezze (Forte Belvedere Gschwent, Forte Campo Luserna, Forte Verle, Forte Vezzena) comunicanti con le vicine fortificazioni di Folgaria (Forte Dosso del Sommo, Forte Sommo Alto, Forte Cherle). Inoltre venne costruito un osservatorio militare situato sul Monte Rust e un comando mimetizzato nei pressi della vicina località di Virti.

Dal punto di vista storico, la testimonianza più importante attualmente presente sul territorio è Forte Belvedere Gschwent, una fortezza austro-ungarica perfettamente conservata e oggi adibita a museo della prima guerra mondiale. All'entrata in guerra dell'Italia, Lavarone si trovò lungo la prima linea del fronte e la popolazione venne concentrata nelle località di Gionghi, Bertoldi e Slaghenaufi. Il 31 maggio 1915 al paese fu intimato l'ordine di evacuazione. I profughi vennero portati prima nel paese di Altschwendt, poi nel campo di Braunau am Inn, nell'Alta Austria e rientrarono solo dopo la fine del conflitto, il 17 dicembre 1918, che vide il territorio essere annesso al regno d'Italia. La guerra danneggiò pesantemente i villaggi e gli antichi masi dell'altopiano e causò, solo a Lavarone, 188 morti.

Come orientarsi

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Mappa a tutto schermo Lavarone

Quartieri

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Delle 19 frazioni che compongono il comune, i centri principali sono Bertoldi (l'area degli impianti sciistici), Cappella, Chiesa, Gionghi (sede comunale) e Piccoli.

Come arrivare

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Come spostarsi

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Cosa vedere

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  • 45.93664711.2527491 Lago di Lavarone. Il piccolo lago si trova sull'omonimo altopiano a 1.079 metri s.l.m.. Presenta una superficie di 64.000 m² con una profondità massima di 17 metri. È uno dei laghi più antichi dell'arco alpino; il suo fondo, infatti, è posto su una dolina a piatto, impermeabilizzata, dovuta ad uno sprofondamento risalente al 210 a.C.
    L'alimentazione del lago è garantita da piccole sorgenti superficiali, le acque defluiscono per infiltrazioni sotterranee impiegando circa un'ora e mezza per risalire a 3 km di distanza, nella valle di Centa, dove formano le cascate del Vallempach.
    Per il suo clima mite e per la particolare purezza delle sue acque, il lago di Lavarone costituisce per la zona degli altipiani un rilevante elemento di richiamo turistico: è infatti attrezzato per la balneazione e la pesca durante il periodo estivo e per il pattinaggio su ghiaccio durante una parte del periodo invernale. Inoltre durante l'inverno è sede di uno stage per l'apprendimento della tecnica di salvataggio sotto il ghiaccio che si tiene dal 1985 organizzato dall'Associazione nazionale istruttori subacquei (ANIS).
    Secondo una leggenda, dove sorge ora il lago, sarebbe stato presente un bosco rigoglioso di proprietà di due fratelli. Questi avrebbero litigato prepotentemente per la proprietà del bosco stesso. Dio, per punirli, fece sprofondare il bosco e riempì il declivio con l'acqua in modo da eliminare l'oggetto del litigio fraterno
  • Area sciistica di Bertoldi (Lavarone ski).
Forte Belvedere-Gschwendt
  • Forte Belvedere Gschwent (Werk Gschwent). La fortezza austro-ungarica di Lavarone, meglio nota come forte Belvedere Gschwent, sorge a quota 1.177 metri a sud della contrada Oseli su uno sperone roccioso che si spinge verso la Valdastico e la valle del Rio Torto, dominandone le testate. Il forte appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano.
    Diversamente da gran parte delle fortezze del periodo (primo decennio del Novecento), costruite ancora secondo modelli e schemi tradizionali, nella costruzione di forte Belvedere il progettista Rudolf Schneider adottò soluzioni nuove e per certi aspetti sperimentali. Si nota subito come il forte non sia più concepito come una costruzione in cui tutto è raccolto in un unico complesso architettonico, bensì come un'opera articolata che si compone di diversi fortini per il combattimento ravvicinato, lontani uno dall'altro, in mezzo ai quali fu collocato il blocco della batteria per il combattimento a distanza. :Dietro a questo vi è il corpo delle casematte con l'alloggiamento della truppa (circa 220 soldati) e i servizi; il tutto collegato a mezzo di corridoi e poterne (gallerie) in roccia calcarea. Il corpo principale del forte era disposto su tre livelli e risulta il più grande dei forti realizzati dal genio militare austro-ungarico in Trentino. Esso risultava essere una cerniera tra i forti attorno: di Vezzena (forte Campo di Luserna, forte Verle e forte Vezzena) e di Folgaria (forte Cherle, forte Sommo Alto e forte Dosso del Sommo). L'intero forte ha uno sviluppo di circa 200 metri in lunghezza e 100 m in larghezza.
    I ripidi dirupi di roccia da ben tre lati sulla Valdastico conferivano a forte Belvedere una naturale sicurezza rispetto agli assalti della fanteria nemica; inoltre lungo la linea frontale era stato scavato un profondo fossato e piantata una duplice fascia di reticolati (tutti battibili con mitragliatrici) e reticolati larghi dai 6 ai 12 metri, sempre battibili con mitragliatrici a tiro radente e incrociato, erano presenti pure nei fianchi e sul terreno di gola. Forte Belvedere poteva, quindi, dirsi praticamente inespugnabile nel senso pieno del termine.
    Concluso il 18 maggio del 1912, forte Belvedere era costruito e collaudato per resistere anche ai bombardamenti più pesanti e rappresenta un'opera moderna e razionale dove il cemento ed il ferro sono stati sapientemente amalgamati con la roccia. Esso consisteva in un blocco casematta con alloggi interni per la guarnigione, i servizi e i depositi viveri e munizioni, un blocco batteria in posizione avanzata collegato al primo attraverso due gallerie e infine un terzo blocco, costituito da tre postazioni per mitragliatrici raggiungibili da corridoi sotterranei scavati nella montagna. Il blocco casamatta è disposto su 3 piani e rivestito di pietra calcarea lavorata a scalpello, in parte scavato nella roccia è caratterizzato dalla sporgenza a pianta poligonale della facciata. La copertura del blocco casamatta la protegge dall'acqua con uno strato di catrame e lamiere di zinco, mentre l'umidità della struttura scavata in parte nella roccia venne limitata da grondaie, tubi e canali di scarico. Il forte, collegato all'osservatorio di monte Rust è dotato di 3 obici da 10 cm in cupole d'acciaio girevoli, due osservatori e una ventina di mitragliatrici per la difesa vicina. Due riflettori per casamatta servivano per la sorveglianza notturna.
    Per la comunicazione con l'esterno il forte era connesso con un centralino telefonico con il Comando gruppo artiglierie di Monterovere e con la stazione telefonica di Lavarone-Chiesa. Al secondo piano del cofano di gola è posta una stazione ottica per i collegamenti con il forte di Luserna, tramite l'avamposto Oberwiesen, il forte Cherle e l'osservatorio di monte Rust.
    Forte Belvedere, al pari di tutte le fortificazioni austriache più moderne, era un complesso destinato ad essere completamente autonomo, anche in caso di prolungato assedio. Era stato perciò dotato di tutte le attrezzature e dei servizi logistici tali da renderlo autosufficiente per un periodo di cento giorni, anche qualora i ripetuti bombardamenti avessero impedito un regolare rifornimento di viveri e munizioni.
    Esso era collegato a due cisterne alimentate da una sorgente posta poco lontana e per l'elettricità era assicurata da un generatore a motore e batterie.
    In particolare:
    il fortino n. 2 è quello che dalla batteria degli obici, prendendo a destra la lunga galleria porta al fossato frontale e quindi alla controscarpa, creata appositamente per la difesa dello stesso fossato frontale. Tale struttura era comopsta da due piani: al piano terra il cofano di controscarpa con 4 mitragliatrici dietro a 2 scudi corazzati a prova di bomba e da due mitragliatrici mod. 07 da 8 mm (M.G.Sch. 13 e 14), una stanza per la truppa (con una feritoia per riflettore elettrico da 21 cm per illuminazione del lato destro del fossato), una fucileria (anche questa con una feritoia per un riflettore per illuminare l'altra lato del fossato) e un gabinetto, mentre al primo piano vi era una stanza per la truppa e un locale per il picchetto armato con tubi lanciarazzi illuminanti.
    il fortino n. 3, quello più esposto, ha una galleria che porta alla controscarpa e si biforca alla fine in due caverne con una vista sulla Valdastico. Essa costituisce la parte più avanzata del forte infatti era possibile respingere le truppe italiane. Le due caverne erano chiuse con una piastra d'acciaio con feritoie per mitragliatrici. Pare che nella caverna di sinistra, fosse installato un cannone calibro 8 cm per aiutare l'avanzata della Strafexpedition.
    Il fossato era stato scavato completamente nella roccia, largo 8 metri e profondo dagli 8 ai 10 metri; esso doveva servire a dare sicurezza in caso di attacchi da parte del nemico anche se data la posizione del forte era quasi da escludere. Il fossato era ricoperto da un fitto reticolato.
    Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale il forte subì gravi bombardamenti da parte dell'artiglieria italiana, ma il forte perse la sua importanza strategica dopo la Strafexpedition del maggio del 1916 quando il fronte si spostò presso l'altopiano di Asiago.
    Al contrario di altre fortezze limitrofe, non fu danneggianta negli anni '30 dai recuperanti e quindi non venne demolito. In primis il demanio ne divenne proprietario e subito la affittò al comune di Lavarone. Nel periodo fascista molti forti vennero saccheggiati o abbattuti, mentre il forte Belvedere si salvò grazie al re Vittorio Emanuele III. Negli anni '40 furono però asportate le cupole metalliche del forte e parte del rivestimento metallico del tetto. Nel secondo dopo guerra il forte tornò in mano alla regione e nel 1966 ad un privato che ne realizzó un museo. Infine nel 2002 il comune, divenuto proprietario del forte, diede inizio al restauro.
    Armamento

    L'armamento principale del forte Belvedere era costituito da una batteria di tre obici da 10 cm di calibro, protetti da cupole corazzate girevoli in acciaio dello spessore di 250 mm. Sebbene il 10 cm risultasse piuttosto piccolo, si era preferito ai calibri maggiori per vari motivi pratici ed anche in considerazione del fatto che i forti austriaci avevano una funzione prevalentemente difensiva. Un calibro relativamente piccolo, infatti, permetteva di accatastare una notevole riserva di munizioni e una relativa facilità di movimento. Inoltre, un calibro maggiore avrebbe comportato una perdita di solidità della cupola, che, per risultare stabile, si sarebbe dovuta riprogettare completamente e fabbricare di dimensioni maggiori. Per poter resistere a pesanti bombardamenti il forte fu rivestito con del calcestruzzo di spessore 2,5 metri in cui furono inserite tre strati di putrelle da 40 cm.
    A differenza delle altre fortificazioni dell'Altipiano, forte Gschwent non aveva postazioni di combattimento armate con cannoni. Di contro, si preferì dotare la fortezza con un consistente numero di postazioni di mitragliatrici Schwarzlose da 8 mm Mod. 07, armi ugualmente efficienti, ma molto meno costose.
    Alla fine del conflitto, forte Belvedere, alla stregua degli altri forti degli Altopiani, divenne proprietà del demanio italiano. Negli anni venti, una linea di sette fortezze in stato di parziale efficienza stava lì, tra i pascoli e i boschi di queste montagne, a memoria di una guerra ancora troppo vicina per essere dimenticata.
    Nel 1997 il forte, uno tra i più grandi e meglio conservati, è stato acquistato dal comune di Lavarone che, con il sostegno finanziario della provincia autonoma di Trento, ha immediatamente varato ed effettuato una serie di interventi di restauro e di valorizzazione del sito. Oggigiorno infatti il forte ospita un moderno museo.
  • Museo della guerra (nel Forte). Forte Belvedere-Gschwent si presenta oggi al visitatore quale museo di se stesso e della Grande Guerra 1914-18. Il museo della fortezza si sviluppa nei tre piani della Caserma principale:
    al piano terra si spiega la storia di forte Belvedere e del fronte fortificato degli Altopiani di Folgaria, Lavarone e Vezzena;
    al primo piano si parla della vita all'interno del forte e della guerra sul fronte alpino;
    al secondo piano si affrontano le tematiche più generali del conflitto, ponendo particolare attenzione alla vita in trincea e alla condizione umana dei soldati al fronte.
    Al suo interno si trovano reperti storici ed installazioni multimediali che illustrano la storia del forte, della sua guarnigione e delle vicende militari che hanno interessato gli Altopiani. Il museo della fortezza è aperto e visitabile dal 1º aprile al 1º novembre, chiuso il lunedì (tranne luglio e agosto).
  • Alpe Cimbra.


Eventi e feste

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Cosa fare

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Acquisti

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Come divertirsi

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Dove mangiare

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Prezzi medi

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  • 45.9398411.263051 Ristorante Tobia, località Tobia, +39 0464 783336.
  • 45.9505811.2753142 Ristorante Tana Incantata, Monte Tablat, +39 335 7080309.
  • Ristorante Chalet Cimone, Monte Ust, +39 333 1602767.
  • Malga Millegrobbe, località Millegrobbe, +39 348 7476813. Osteria tipica trentina
  • 45.95120311.2620583 Pizzeria La Scaletta, località Bertoldi, +39 0464 783233.
  • Stube del Cervo - Ristorante e pizzeria, località Cappella, +39 0464 783237. Osteria tipica trentina
  • 45.93814111.258944 Ristorante Nido Verde, località Chiesa, +39 0464 783151.
  • 45.94167111.2519775 Ristorante Da Villa, località Chiesa, +39 0464 783116.


Dove alloggiare

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Prezzi modici

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  • Albergo Bellaria, Lavarone Gionghi, +39 0464 783221, fax: +39 0464 783221. Due stelle
  • 45.94122611.2507051 Albergo Corona, Lavarone Chiesa, +39 0464 783232, fax: +39 0464 783847. Due stelle
  • 45.94107511.2715252 Albergo Fior di Roccia, Lavarone Gionghi, +39 0464 783138. Due stelle
  • Albergo Nazionale, Lavarone Cappella, +39 0464 783245, fax: +39 0464 783245. Due stelle
  • Garnì il Muretto, Lavarone Bertoldi, +39 0464 783523, fax: +39 0464 783523. Una stelle

Prezzi medi

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Sicurezza

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  • 45.94022611.2696451 Farmacia Fanzago, Frazione Gionghi 99, +39 0464 783117.


Come restare in contatto

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  • 45.94105111.2711252 Poste italiane, Località Gionghi, 69, +39 0464 781449.


Nei dintorni

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Altri progetti

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