Il vallo alpino in Alto Adige è un complesso sistema di fortificazioni eretto dall'Italia fascista per difendere i confini italiani da una possibile invasione da parte della Germania nazista.
Il sistema di fortificazioni fu edificato a tempo di record, anche se mai del tutto completato, tra gli anni 1939 e 1943, assieme al resto del vallo alpino. In seguito alcune opere del vallo furono riattivate nel 1948 in ambito NATO fino al 1992, quando vennero chiusi e sigillati definitivamente tutti i bunker.
Storia
modificaIn Alto Adige, a differenza degli altri tratti costruiti in Italia, il vallo alpino ha avuto un particolare significato, in quanto la linea di confine che andava a presidiare e difendere era quella con l'Austria allora annessa dalla Germania di Hitler, con il quale l'Italia di Mussolini aveva stipulato una stretta alleanza: il Patto d'Acciaio, firmato il 22 maggio del 1939.
Il presidio della linea di confine fu eretto in quanto Mussolini diffidava dell'imprevedibilità e delle potenzialità dell'alleato. In alcune occasioni, infatti, il führer fece in modo che il duce non fosse preventivamente informato sulle decisioni prese dal governo tedesco.
Al fine della realizzazione del vallo l'Alto Adige fu suddiviso in tre "settori":
- XIII settore di copertura Venosta
- XIV settore di copertura Isarco
- XV settore di copertura Pusteria
Sbarramenti
modificaSbarramento di Braies
modificaSi trova all'interno del comune di Braies nella frazione di Ferrara.
- 1 Opera 1. L'opera è grande, ed è stata costruita in calcestruzzo, su due piani dove quello superiore è utilizzato per le sole postazioni da difesa, inizialmente previste 4 mitragliatrici, ma poi modificate in 2 mitragliatrici e 2 cannoni anticarro. Era inizialmente progettata con una postazione per il mortaio. Qui l'opera presenta inoltre due caponiere ai lati dell'opera.
Al suo interno, nel piano inferiore, si trovano due camerate parallele, 6 vasche per l'acqua che conducono ad altri locali. Gli ingressi sono uno al piano inferiore e l'altro al piano superiore. Quest'opera era raggiunta dal fossato anticarro che si congiungeva con l'opera 2.
- 2 Opera 2. L'opera è di media grandezza, costruita in calcestruzzo. Sulla sua sommità presenta una caponiera di difesa per il suo ingresso principale, e allo stesso tempo, un secondo ingresso che dà sul tetto dell'opera. È disposta su due piani.
- 3 Opera 3. L'opera è di media grandezza, costruita in calcestruzzo. È ben mimetizzata in mezzo al bosco e le sue pareti esterne sono mimetizzate con una fitta copertura di massi. L'opera è disposta su due livelli, dove quello inferiore è quasi sempre allagato; per tale motivo al piano rialzato sono presenti diverse passerelle in legno per poter agevolare il passaggio nei locali allagati. Uno degli ingressi si presenta in parte franato, ma subito conduce a sinistra a tre turche e quindi al secondo ingresso. Proseguendo a destra invece si raggiunge il locale dove è presente il tunnel della stazione per fotofonica. Dopodiché si trova una torre dove probabilmente doveva essere installata una torretta.
- 4 Opera 4. È un'opera totalmente scoperta, dato che non è stata interrata o camuffata con la vegetazione. L'opera è su due piani, di cui il piano inferiore è spesso allagato. Da quest'opera è possibile localizzare l'opera 3, guardando attraverso i fori della fotofonica, accanto ad una delle sue feritoie.
- 5 Opera 5. L'opera è di media grandezza, e ne era prevista la sua costruzione scavata in una caverna. Purtroppo, così come l'opera 6, è solamente allo stato grezzo, completa solo nello scavo.
- 6 Opera 6. L'opera è di media grandezza, costruita in caverna. Questa si presenta totalmente allo stato grezzo, completa solo nello scavo.
Sbarramento Dobbiaco
modificaSi trova a est di Dobbiaco e a ovest di San Candido, in Alta val Pusteria.
- 7 Bunker Museum (Opera 1), SS 49, Via Pusteria, 19, ☎ +39 3498767196. È un'opera difensiva della seconda guerra mondiale di media grandezza, costruita in calcestruzzo e disposta principalmente su un unico piano. Al suo interno l'opera è completa nel suo allestimento. Sono addirittura ancora osservabili le tabelle per il tiro notturno. L'opera è dotata di due ingressi, entrambi difesi dalla loro caponiera.
- 8 Opera 2. L'opera di medie dimensioni in calcestruzzo si sviluppa su due piani. Vi era una canna per le comunicazioni ottiche, che fu successivamente murata e al posto di questo apparecchio fu installato un impianto radio, e la sua antenna poteva muoversi attraverso il tetto.
- 9 Opera 3. L'opera ad un piano, realizzata in parte in calcestruzzo ed in parte scavata nella roccia, è ricoperta di terra per mascheramento e circondata da una rigogliosa vegetazione. Si può suddividere in due parti, la prima ultimata che comprende camere da combattimento ed una camerata; la seconda parte è invece ancora allo stato di scavo, e veniva adibita a magazzino. I lavori di costruzione iniziarono nel 1939, furono interrotti nel 1942 e ripresero all'inizio degli anni '50 quando si decise di ripristinare un certo numero di opere difensive e di dotarle di armamento ed impianti tecnologici. I previsti malloppi esterni, mai realizzati, furono sostituiti con tre torrette armate con cannoni da 76/55 enucleate da carri americani Sherman M4 (custodite in due baracche in lamiera leggera) e alcune torrette metalliche per mitragliatrici. La porta di ingresso all'opera è del tipo “porta garitta”, già montata nel 32. Presenta tre ingressi distinti, ed una torretta con camino. Visibile resta anche l'impianto per la radio.
È stata attiva fino al 1992, ma è stata definitivamente chiusa in data 15 febbraio 1993, mediante saldatura delle porte metalliche di accesso e fissaggio di lamiere a copertura degli alloggiamenti per le torrette rimosse.
- 10 Opera 4. Non visitabile perché presso proprietà privata. Bunker militare della seconda guerra mondiale che si sviluppa su due piani. Nel dopoguerra è stato murato, e quindi non è stato riutilizzato. Al suo interno si trovano i locali per due mitragliatrici, di cui una a minimo spessore frontale.
- 11 Opera 5. L'opera, di grandi dimensioni, è stata principalmente scavata nella roccia, ma si è utilizzato anche del calcestruzzo per la sua costruzione. Si estende lungo la sua grande caserma, che poteva contenere anche 90 uomini. In questo luogo è probabile che alloggiasse la fanteria supplementare per un eventuale contrattacco. Se si entra nell'opera dall'ingresso più arretrato, si deve percorrere un lungo corridoio rettilineo che passa per i bagni, le due sale di deposito idrico, il locale radio, il locale caldaia, i quadri elettrici, fino ad arrivare ad una grande camerata; da qui è possibile procedere sia a destra che a sinistra. A sinistra si risale una lunga scalinata rettilinea di 53 scalini, e poi una serie di trombe di scale (52 scalini) fino ad arrivare alle postazioni 1 e 2 di cui una con annesso osservatorio laterale, alla riserva delle munizioni ed al secondo ingresso sovrastato dalla sua caponiera per difesa vicina. Lungo il corridoio si incontra anche una doppia scalinata alla marinara che porta ad una posizione d'osservatorio con vista sulla strada statale. Se invece dalla camerata si prosegue a destra, si arriva alle altre postazioni da difesa. Una di queste presenta una particolare piastra ferro-arrugginita, che nasconde i buchi della fotofonica che guarda le opere dell'altro versante (l'opera 4 o la 3). Alcune postazioni avevano la particolarità di battere la stessa Costa Nosellari. Sulla sommità dell'opera si trovano i resti di una garitta.
- 12 Opera 6. Di media grandezza, costruita in calcestruzzo. Attualmente è celata dietro una sottile striscia di alberi. L'opera ha un ingresso particolare, composto da 2 ingressi affiancati, e sopra ad uno di essi, si trova la caponiera per la difesa da vicino. Si trova su una proprietà privata.
- 13 Opera 7. Di dimensioni medie era armata con tre mitragliatrici. Essa non fu reimpiegata nel nuovo sistema difensivo del dopoguerra. L'ingresso principale è praticamente sommerso dato che il corridoio d'ingresso risulta ricoperto di terra e con un albero in mezzo.
- 14 Opera 8. L'opera si sviluppa principalmente su tre livelli: quello 0 d'ingresso e delle postazioni 3 e 4, quello +1 dove si trovano le postazioni 1 e 2 e quello -1 dove si trovano le camerate, questo livello è per lo più allagato, e quindi di difficile esplorazione. Da questo livello, si innalza la torretta osservatorio, oggi contornata da letame. Al suo interno è fornita di tutto ciò che era necessario al suo funzionamento, persino il telaio di un letto è rimasto. Questa è stata riutilizzata nel dopoguerra. L'opera 8 nel dopo guerra fu dotata di un cannone di grosso calibro 90 mm PAK, in modo tale da poter battere un'area che si distendeva anche oltre il paese vicino di San Candido. Nella postazione 3 era previsto un cannone 90/32.
- 15 Opera 9. L'opera è stata costruita con l'idea di trarre in inganno il nemico, creando l'illusione di essere un comune maso di contadini, con le sue mura e normali finestrelle. In realtà l'inganno è dovuto alla presenza di alcuni rettangoli neri dipinti sulle sue pareti, che simulano benissimo ad una notevole distanza delle finestre e a delle ulteriori mura di rivestimento che danno all'opera le sembianze di un maso da montagna.
- 16 Opera 10. L'opera di grande dimensioni, scavata interamente nella roccia, è rimasta a livello di scavo. Dopo l'accesso ovest, si aprono due corridoi: il corridoio a destra procede per pochi metri e conduce a due stanze. A sinistra invece inizia la vera e propria parte dell'opera con una prima camerata, con un'apposita entrata, e successivamente una profonda camerata con le 4 postazioni per i cannoni. Quest'ultima camerata, alta circa 4 metri come la prima, termina con una della 4 postazioni ed un osservatorio.
- 17 Osservatorio 9. L'osservatorio 9 presenta due ingressi simmetrici chiusi da botola orizzontale che scendono di una decina di gradini andandosi così ad incontrare. Da qui dopo 2 metri di corridoio si aprono due stanze simmetriche come gli ingressi, di media grandezza, in cui in una di queste è presente una scala a pioli che dà in alto su una grata ben chiusa. L'osservatorio fa parte di un caposaldo a livello di plotone, da attivare in caso di guerra o invasioni.
- 18 Opera 10 e 11. Entrambe le opere sono di dimensioni molto ridotte. Le feritoie non battono la strada, ma sul “laghetto”, che probabilmente all'epoca non era che un ruscello, cioè era una probabile via di accesso. Inoltre, da notare che le opere sono ad un livello inferiore rispetto al manto stradale. L'opera 11 era dotata di due postazioni, una postazione radio e una piccola camerata.
Sbarramento della Val di Landro
modificaSi trova a sud di Dobbiaco lungo la nella Val di Landro.
Landro Nord
modifica- 19 Opera 1. Opera di grandi dimensioni in calcestruzzo misto caverna, disposta su due livelli, presenta 4 feritoie. Ha uno scarico che da sul sentiero. In origine l'opera doveva ospitare un pezzo da 75/27 su affusto campale, poi nel reimpiego gli venne adattato lo scudo per il 105/25 (riconoscibile dalle dimensioni della postazione, oltre che per la presenza di una roitaia in alto e ad un gancio per il rinculo del pezzo) ed una postazione M venne modificata per il 90/32 L. Recentemente atti di vandalismo hanno asportato i resti dei sistemi di puntamento del 105/25, oltre che a manomettere l'infrastruttura.
Al suo interno l'opera ha due locali adibiti a deposito acqua, dove si trovano rispettivamente due vasche da 500 litri. Al piano inferiore l'opera presenta una camerata da 36 brande. È ancora presente il supporto per l'antenna e il centralino che metteva in comunicazione l'opera con le opere 2 e 4 oltre che con il comando. Al suo interno invece erano presenti 9 postazioni per il telefono campale.
- 20 Opera 1 bis. L'opera di medie dimensioni, scavata nella roccia, presenta le mura interne ben imbiancate; queste potrebbero indicare un segnale di riattivazione per tale opera, come per la speculare opera 3. Degna di nota è la trincea di accesso, il cui muretto è stato mascherato con un muretto simile a quello utilizzato nelle costruzioni della prima guerra mondiale, con tanto di feritoie, analogamente a quello del passo di Monte Croce Carnico (oggi è crollato a terra). Percorrendo la trincea si arriva all'unico accesso dell'opera. Dopo il portone in ferro, una scalinata in discesa porta al livello dell'opera. I portelli, ancora oggi visibili, paiono quelli originali, ovvero in legno e rete metallica su cui il cemento tinteggiato a mo' di roccia mimetizzava la postazione d'arma.
- 21 Opera 2. La struttura è realizzata interamente in calcestruzzo è ricoperta in terra per mascheramento e si trova in parte sotto il sedime della strada statale Alemagna, che collega Dobbiaco con Cortina. L'opera, infatti, è stata concepita come presidio di sbarramento della strada stessa (ma anche della ferrovia delle Dolomiti che gli passava accanto). Ai due lati della strada troviamo i malloppi contenenti le camere di combattimento. L'opera, che si articola in due parti, si sviluppa a monte su due piani, mentre a valle su un unico piano. Le due parti sono collegate tra loro mediante un cunicolo sotterraneo sotto la strada statale Alemagna. È completamente ultimata in ogni sua parte ed era equipaggiata con due cannoni 90/32 L e cinque affustini per mitragliatrice. Venne definitivamente chiusa il 22 aprile 1993. L'opera è in buono stato di conservazione, sono ancora presenti gli impianti di illuminazione e telecomunicazione (posto radio e centralino). Le 2 porte blindate di accesso sono totalmente arrugginite, spesse circa 15 cm e in ferro pieno. All'interno dell'opera si trovano 4 vasche da 500 litri in eternit per l'acqua non potabile, un centralino.
- 22 Opera 3. Opera in caverna di piccole dimensioni, si sviluppa principalmente su un livello, dove si trova la camerata ed una delle due feritoie. Oltre a ciò l'opera presenta dopo una prima rampa di scale la seconda feritoia, quindi leggermente più alta. Salendo altre due rampe di scale, ed un'ultima scala verticale di circa 10 metri, si arriva all'osservatorio blindato, che oltre a godere di un'ottima visuale sulla zona sottostante aveva due feritoie. Al livello principale dell'opera, esiste anche una caratteristica via di fuga, che dopo aver risalito due scale verticali di circa 8 metri ognuna, conduce tramite un basso corridoio ad uno sportellino minuto, protetto anch'esso da una feritoia laterale. Particolarità dell'opera che le scalette verticali terminano in maniera curvata. L'opera probabilmente era stata pensata anche per essere riattivata nel dopo guerra; ciò si evince dalla pittura bianca e dalla mancanza delle nicchie per l'alimentazione d'emergenza. Anche i portelli di copertura delle feritoie hanno l'intelaiatura in di metallo come quelli delle opere riattivate; anche la loro copertura è stata realizzata su una sottospecie di rete metallica su cui era stato iniziato a stendere uno strato di vernice.
- 23 Opera 4. L'opera è costruita su un blocco unico, a due livelli collegati da un giro scale interno. L'opera ha una larga torretta con funzione di caponiera sulla sommità, per proteggere uno degli ingressi, quello ovest. L'opera essendo immersa nel bosco del Parco Naturale è perfettamente nascosta, in particolare la sua mimetizzazione è ancora oggi quasi completamente intatta, nelle porte e nelle protezioni delle feritoie. Le porte di accesso nascondono dietro di loro un'ulteriore inferriata, per proteggere maggiormente l'ingresso. L'opera al suo interno è ancora in ottime condizioni, persino con i tubi di aerazione (qui in plastica) sono ancora intatti; addirittura uno entra nel locale dedicato alla turca, riducendone la sua altezza. Al piano inferiore si trovano le due camerate da 48 brande, il posto di comando e il centralino collegato con le opere 1 e 2 e con il comando.
Landro Sorgenti
modifica- 24 Opera 1. L'opera è di piccole dimensioni ed è stata costruita in calcestruzzo.
- 25 Opera 2. L'opera è di piccole dimensioni, costruita in calcestruzzo e si sviluppa principalmente su un unico piano, solo una delle feritoie si trova in posizione leggermente più elevata (7 gradini). Non fu riattivata nel dopoguerra.
Landro Sud
modifica- Opera 1. Si trattava di un'opera media in caverna, realizzata solo nello scavo (dove era previsto di 3800 metri cubi, ma solamente 3000 me sono stati scavati), e mai completata nei rivestimenti in calcestruzzo (erano previsti 1200 m³). L'armamento previsto era di tre mitragliatrici e un cannone anticarro. Non essendo stata realizzata nessuna copertura in calcestruzzo, la visita all'opera potrebbe risultare pericolosa e comunque poco istruttiva. Gli scavi sono visibili dalle opere 2 e 3. Nel progetto originale un fossato anticarro doveva essere scavato tra quest'opera e l'opera 2.
- 26 Opera 2. Interessante è il mascheramento dell'opera n. 2, in calcestruzzo, che conserva ancora le tracce dei muri perimetrali della finta casa che serviva per mascherarla e dell'opera n. 5, realizzata a monte del forte, che fu circondata, per mimetizzarla, da un muro perimetrale identico a quello del forte stesso. L'opera 2 venne realizzata su un ghiaione al di sotto dell'opera 3. Si tratta di un'opera grossa tipo "circolare 15000", armata con quattro mitragliatrici e un cannone anticarro. L'opera è disposta su due piani con diverse postazioni per la difesa vicina, ed è identica come disposizione, forma, grandezza e armamento all'opera 3. L'interno è visitabile con cautela poiché spesso allagata o piena di fango. Stranamente all'interno non ci sono segni dell'installazione dei bagni e nemmeno del gruppo elettrogeno. L'opera ha due camerate, una per piano. All'esterno sono ben visibili i muri finti con finte finestre che avevano lo scopo di mascherarla al nemico dandole la forma di una casa.
- 27 Opera 3. L'opera 3 venne realizzata su un ghiaione poco al di sotto dell'ingresso della Val Bulla. Si tratta di un'opera grossa tipo "circolare 15000", armata con quattro mitragliatrici e un cannone anticarro. L'opera è disposta su due piani con diverse postazioni per la difesa vicina, ed è identica come disposizione, forma, grandezza e armamento all'opera 2.
- 28 Opera 4.
- 29 Opera 5. Il manufatto, interamente realizzato in calcestruzzo, è situato nella zona del lago di Landro, a circa 1500 metri d'altitudine, ed è collegato al forte austriaco, eretto negli anni 1880-1890 quale Opera difensiva collegata con il forte Prato Piazza; il forte aveva il compito di impedire eventuali infiltrazioni da Cortina verso Dobbiaco. Fu disarmato subito dopo l'inizio delle ostilità con l'Italia ed i suoi cannoni furono sistemati nei dintorni, per una più efficace azione di tiro; la struttura venne comunque utilizzata durante la prima guerra mondiale quale sede di un comando operativo e, sebbene fatta oggetto di tiro da parte dell'artiglieria italiana, subì solo danni marginali. Alla fine degli anni Trenta il forte fu destinato, in abbinamento all'opera 5, che si sviluppa su due piani, a formare un unico complesso difensivo atto a sbarrare la strada da provenienze, questa volta, da nord. I lavori per rendere il complesso operativo non vennero mai iniziati. L'opera 5 è stata ultimata nella struttura muraria, ma non è mai stata dotata di chiusure ed impianti tecnologici. I lavori visibili risalgono al 1942. L'opera è inserita e ben incastrata nei pressi del forte, che è collegato alla parte bassa, attraverso un tunnel. Venne infatti mascherata con parti di muratura simili a quelli del forte, in modo da renderla simile all'antica fortificazione e quindi una sua possibile l'identificazione solo da molto vicino. Era prevista l'installazione di tre mitragliatrici. Al momento della cessazione dei lavori non era stato completato nessuno degli allestimenti interni. L'opera risulta difficilmente agibile in quanto ampie parti sono state riempite di filo spinato. Le condizioni generali sono comunque pessime e si segnalano infiltrazioni d'acqua, mentre il forte è aperto, ma pericolante.
- 30 Opera 6. L'opera è in caverna, ed è l'unica da quel lato della valle che sia stata in parte completata. La parte centrale dell'opera è rivestita in calcestruzzo, anche se mancano tutti i malloppi esterni, gli ingressi con i relativi ambienti, e la divisione interna delle varie stanze. Il calcestruzzo è solo quello del rivestimento. Questa particolarità la rende interessante, perché si può avere una idea di come venivano costruite le opere. I malloppi sono stati tutti riempiti con sassi in modo tale da impedirne l'accesso.
- Opera 6a. L'opera è in realtà un ricovero per truppa scavato nella roccia.
Sbarramento passo monte Croce Comelico
modificaLe seguenti opere si trovano nel territorio di Comelico Superiore.
- 31 Opera 5. L'opera è di grandi dimensioni, costruita in calcestruzzo. Al suo interno si trovano tre caditoie e tutte e tre sono sormontate da cunicoli per le fotofoniche, una grande camerata e una scala incompleta per raggiungere la torretta. Era a comando dello sbarramento.
- 32 Opera 7. L'opera monoblocco di calcestruzzo si trova a 2022 metri di quota; questa doveva comprendere una sezione da 75/27 in casamatta su installazione di "tipo 4" con azione dal Pian di Mazzes - monte Covolo (1908 m) alle pendici di monte Rosso (2390 m) - cima del Pegno (oggi Cima del Pulle, 2381 m). Completavano l'opera due postazioni per mitragliatrici e un osservatorio attivo in torretta la quale però non venne installata.
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