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Cascina dei Preti

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La Cascina dei Preti è stata costruita nel XVIII secolo, si trova a Cornate d'Adda in Via Guido Rossa.

Prende il nome dei primi proprietari, la famiglia Preti. Nella prima metà del secolo scorso comprendeva stalle, fienili e case d'abitazione. Ora appare ristrutturata e conservata e mantiene l'aspetto e le caratteristiche originali grazie alla volontà conservatrice del proprietario che ha rispettato le direttive dettate dal Parco dell'Adda Nord nel cui territorio la cascina rientra.

La Cascina dei Preti è costituita da due piani,la parte a Nord si presenta con un portico al piano inferiore e loggia con struttura e parapetto ligneo a quello superiore, quelli a Ovest e ad Est hanno facciate con solo il ballatoio al piano superiore.

L'accesso ai piani alti è garantito da due scale poste agli angoli del corpo Nord. I ballatoi permettono l'accesso ai locali delle due ali laterali.L'ingresso nella Cascina è dato da un androne con arco a tutto sesto che sottopassa il corpo settentrionale. Staccato dal complesso e posto sul lato a Ovest, si trova un cascinotto usato prima per il ricovero dei carri, infatti le stalle ed i fienili sono sprovvisti di portico.

Ora il cascinotto viene usato per il ricovero dei cavalli. L'eccidio di Cascina Preti, durante l'ultimo periodo della seconda guerra mondiale,in questa cascina si consumò il più grave fatto di sangue avvenuto nel comune di Cornate d'Adda.

Durante il periodo bellico a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, c'era un campo di concentramento per i prigionieri di guerra di varie nazionalità. Dopo l'8 settembre 1943 a causa della confusione che ne seguì, i militari di guardia scapparono lasciando incustodito il campo. Ne approfittarono anche i prigionieri che fuggirono e cercarono un nascondiglio nei paesi limitrofi.

Anche nella Cascina Preti avevano trovato rifugio prigionieri di guerra; in questa cascina erano di nazionalità serba e contraccambiavano l'ospitalità aiutando le famiglie contadine nei lavori dei campi e nella gestione degli animali. Il 21 febbraio 1944 alle 19:00 la cascina era tranquilla. Contadini e prigionieri giocavano a carte o chiacchieravano nelle stalle; ad un tratto i cani si misero ad abbaiare, e i giocatori restarono con le carte in mano. Giuliano Crippa, che allora aveva dieci anni, venne mandato a dare un'occhiata; uscì dalla stalla e scorse nel cortile una settantina di uomini armati che, muniti di torce, si spargevano nell'aia.

Erano soldati tedeschi e fascisti della RSI Repubblica Sociale Italiana. Il piccolo Giuliano scappò verso la stalla di Luigi Porta, nella quale c'era suo padre, ma la corsa attirò una raffica di mitra che lo colpì alla caviglia destra (guarirà, ma gli rimarrà una menomazione permanente). Il bambino riuscì comunque ad arrivare alla stalla poco prima che i presenti decidessero di barricarsi dentro.

Fascisti e tedeschi sfondarono la porta ed entrarono nella stalla, individuando in Luigi Porta il maggior autore della resistenza. Nel trambusto generale, i prigionieri serbi tentarono di fuggire ma uno di essi fu colpito a morte (Drascovishc Vucheti), mentre altri due rimasero feriti. Tutti gli abitanti della cascina furono radunati sotto il portico principale, compresi i bambini piccoli e le donne anziane.

Luigi Porta cercò di protestare, ma non fece in tempo a terminare le sue parole che alcuni soldati gli si scagliarono contro, massacrandolo a colpi di calcio di fucile alla testa. Morirà nel suo letto dopo due giorni di agonia e sofferenze.

I nazifascisti misero a soqquadro le povere abitazioni delle sei famiglie che qui abitavano, asportando le poche cose in esse contenute, compresi i generi alimentari. Portarono via anche un maiale di oltre due quintali, appena macellato. Assunsero a pretesto di queste azioni il fatto che secondo i fascisti, i contadini della cascina aiutassero i partigiani locali, dei quali, però, non trovarono nemmeno l'ombra.

I nazifascisti portarono con loro alcuni ostaggi che vennero in seguito rilasciati, tranne Battista Crippa, classe 1901. Battista Crippa era ormai segnato. Dopo pochi giorni fu deportato al Campo di transito di Fossoli, in provincia di Modena, dove fu inserito nell‘elenco dei prigionieri da trasferire in Germania con il convoglio partito da Firenze nei primi giorni di marzo del 1944.

Il treno ebbe destinazione Mauthausen. Qui fu immatricolato e classificato schutzhaftlinge (deportato per motivi di sicurezza). Fu successivamente trasferito a Ebensee dove morì nel mese di maggio del 1944, due mesi dopo la sua partenza dall‘Italia. A Luigi Porta, massacrato col calcio dei mitra e dei fucili, in ricordo di quei terribili fatti successi alla Cascina Preti, il Comune di Cornate d'Adda ha intitolato una via nel centro storico del paese.

Inoltre il Comune, nel decimo anniversario dell'evento, ha dedicato a Battista Crippa e a Luigi Porta una targa apposta sul muro di ingresso della cascina.