Serramonacesca | ||
Stato | Italia | |
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Regione | Abruzzo | |
Territorio | Vestina | |
Altitudine | 280 m s.l.m. | |
Superficie | 23,89 km² | |
Abitanti | 562 (2015) | |
Nome abitanti | Serresi | |
Prefisso tel | +39 085 | |
CAP | 65025 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Posizione
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Sito istituzionale |
Serramonacesca è un centro dell'Abruzzo.
Da sapere
modificaCenni geografici
modificaSerramonacesca si trova su una collina nel versante settentrionale della catena della Maiella . Nel suo territorio scorre il fiume Alento, che poi si dirige verso est per sfociare nell'Adriatico. Dista 7 km da Manoppello, 9 da Pretoro, 11 da Fara Filiorum Petri, 21 da Chieti, 34 da Pescara.
Cenni storici
modificaI primi residenti risalgono al periodo barbarico, ma il nucleo del paese ebbe origine attorno ad una fara (raggruppamento di famiglie) longobarda. Intorno all'856 si fa risalire la costruzione dell'Abbazia di San Liberatore a Majella, alla quale è legato il nome Serramonacesca, serra dei monaci.
Al centro abitato si affiancavano delle contrade, tra le quali Castrum Polegrae sviluppatasi attorno ad un fortilizio circolare, ma alla fine del Quattrocento la peste colpì la popolazione delle contrade, che si concentrò a Serramonacesca.
Come orientarsi
modificaQuartieri
modificaIl suo territorio comunale comprende anche i paesi di Colle Serra, Garifoli, San Gennaro e San Ienno.
Come arrivare
modificaIn aereo
modifica- Aeroporto di Pescara (Aeroporto internazionale d'Abruzzo), Via Tiburtina Km 229,100, ☎ +39 085 4324201.
In auto
modifica- Casello autostradale di Manoppello sulla A25 Roma-Pescara
- Ex strada statale 539 di Manoppello
In autobus
modificaCome spostarsi
modificaCosa vedere
modifica- Abbazia di San Liberatore a Maiella. È uno dei più antichi monasteri dell'Abruzzo. La fondazione di questa abbazia viene fatta risalire all'opera di Carlo Magno, ma la prima attendibile testimonianza documentaria è il Memoratorium dell'abate cassinese Bertario (856-883), una delle cui redazioni è contenuta nella Cronaca cassinese di Leone Ostiense, dove sono indicate le ormai numerose pertinenze liberatoriane (terre, chiese, monasteri). Qui appare come a S. Liberatore nel IX secolo facesse capo un patrimonio che si estendeva dalla Maiella all'Adriatico tra le valli del Sangro e del Pescara, abbracciando l'area degli odierni territori di Serramonacesca, Manoppello, Roccamontepiano, Fara Filiorum Petri. La fabbrica fu innalzata nell'anno 1007 per volere del monaco Teobaldo su una costruzione preesistente databile intorno al IX secolo. Tra alterne vicende, in pratica dal IX sino alla fine del XVIII secolo, S. Liberatore, che rimase sempre una prepositura dipendente dall'abbazia cassinese, costituisce appunto il polo intorno al quale gravita la presenza di Montecassino in Abruzzo, come testimonia proprio la documentazione relativa al monastero maiellese che comprende oltre 800 unità.
Le attuali forme della chiesa rimandano all'epoca in cui Desiderio, abate di Montecassino, vi trasportò nel 1080 nuove maestranze che diedero vita ben presto ad una scuola artistica locale. La chiesa benedettina, dopo che l'incuria l'aveva lasciata allo stato di rudere per lunghissimi anni, fu restaurata nel periodo 1967-71.
L'abbazia si trova immersa in uno scenario di suggestivo valore naturalistico, si presenta con una facciata bianca equilibrata nei volumi e affiancata da un campanile a pianta quadrata sviluppato in tre piani traforati da monofore, bifore e trifore. La facciata ha uno schema disegnato da rilievi verticali con un gusto lombardo.
La ripartizione interna dell'impianto basilicale è a tre navate con sette arcate a tutto tondo che insistono su pilatri triangolari.
Al presbiterio si accede attraverso tre archi di trionfo (manca quello centrale), che poggiano su piloni a forma di croce e terminanti con belle decorazioni a ovuli e dentelli; questo stesso tipo di decorazione divide in senso orizzontale le muraglie della navata centrale sino a portarsi sull'abside, terminando in tre ordini circolari.
Il soffitto è a capriate lignee; nella navata sinistra si scorgono gli originari accessi al chiostro e alla residenza del monastero, rappresentate da due porte decorate; è possibile notare sull'architrave della seconda porta il caratteristico motivo a fiori tipico del romanico abruzzese.
Il pavimento della navata centrale presenta una bella e rara composizione geometrica policroma databile intorno al 1200, mentre gli affreschi che ornavano il catino dell'abside, un tempo uniti, oggi sono ammirabili separatamente dopo l'ultimo restauro; il primo, posizionato su pannelli è del XVI secolo e raffigura il monaco Teobaldo, fondatore dell'abbazia, il secondo, più antico (XII secolo), rimasto nella sua posizione originaria presenta tracce di figure di santi.
L'ambone si presenta a cassa di forma quadrata e presenta notevoli somiglianze con la pari struttura dell'Abbazia di San Clemente a Casauria e di San Pelino a Corfinio.
La chiesa di San Liberatore conserva due cicli di affreschi medievali, risalenti ad epoche diverse. Lo stato di grave usura in cui si presentano oggi è dovuta soprattutto all'assenza di un tetto per lungo periodo. Nel Cinquecento furono ricoperti da altre pitture che recentemente sono state staccate e affisse su pannelli esposti nella navata destra. L'affresco più antico risale al periodo dell'abate francese Bernardo Ayglerio, nella seconda metà del XIII secolo.
Seppur stilisticamente diversi, i due cicli trattano lo stesso tema, cioè illustrare e difendere i privilegi, i possedimenti e i diritti feudali dell'abbazia stessa. Le pitture duecentesche dell'abside rappresentano episodi inerenti alla storia del monastero: un monaco (probabilmente Teobaldo) che offre un modellino della chiesa a San Benedetto, Sancio di Villa Oliveti che dona le sue proprietà al monastero, Carlo Magno e (forse) il giovane figlio Pipino mentre confermano il monastero all'ordine benedettino.
Al centro vi era San Benedetto che regge con la mano destra il pastorale di Vescovo-Abate della diocesi di Cassino, che oggi è solo parzialmente riconoscibile. Di autore ignoto, secondo alcuni un certo Teodino, quest'opera rappresenta un'importante testimonianza di pittura gotica[3]. Gli affreschi cinquecenteschi sono invece un esempio di influenza lombarda e veneta.
- Tombe rupestri di San Liberatore a Maiella. Non ci sono fonti storiche sull'origine del complesso tombale. Si ipotizza che fu realizzato da un piccolo gruppo di eremiti che popolarono il sito tra l'VIII ed il IX secolo. Dalla toponomastica della zona si deduce che doveva essere dedicato a San Giovanni, tanto che il luogo è ancora chiamato San Giuannelle (San Giovannino), presumibilmente per la presenza di una statua giovanile del santo in una delle nicchie scavate nella parete.
La strada che porta al complesso rupestre parte dalla sinistra del piazzale dell'Abbazia di San Liberatore, guardando la facciata della chiesa. Il sentiero scende agevolmente fino a raggiungere il letto del fiume Alento, che può essere attraversato facilmente data la ridotta portata d'acqua. Si risale poi per un breve tratto fino a raggiungere una parete di 20 metri dove sono collocate le tombe.
Sulla parete, nella quale è scavato uno stretto camminamento, si possono identificare tre tombe, una piccola nicchia ed una cappella. La tombe hanno forma di sarcofago sormontato da un arco e ricordano quella delle catacombe cristiane. Segue la nicchia nella quale si scorge un basamento di circa 50 cm di lato, presumibilmente utilizzata per la statua di San Giovanni. La cappella ha una dimensione di 1,70 x 5 x 2,50 metri. Sul lato sinistro è posta una vasca per la raccolta dell'acqua piovana, forse utilizzata come acquasantiera. - Eremo di Sant'Onofrio. Fu costruito dai benedettini a poca distanza dall’Abbazia di San Liberatore a Maiella sfruttando alcune cavità naturali, per poi essere profondamente ampliato nel 1948, particolarmente in altezza.
All’interno della chiesa si rileva la vecchia struttura dell’eremo, in particolare sulla parete sovrastante l'altare dove sono presenti i fori dei pali per sostenere il vecchio tetto.
Dietro l'altare due porte fanno accedere al nucleo antico dell'eremo. Superando una bassa apertura, si accede ad una grotta ancora non completamente esplorata, che conserva resti di sepolture. È presente anche un giaciglio, chiamato Culla di Sant'Onofrio, dove i fedeli si sdraiano per chiedere guarigioni.
Superando un arco, dalla chiesa si accede ad una prima stanza di transito e poi ad una seconda che porta al piano inferiore, caratterizzata da una pianta trapezoidale ed una volta a botte, illuminata da una finestra posta vicino all'ingresso.
- Rovine di Castel Menardo. Castel Menardo sorge sul Colle Ciumina non molto distante dall'Abbazia di San Liberatore a Majella. La posizione di Castel Menardo, tra la Val Pescara e la Maiella, indica il carattere difensivo della fortezza dalle incursioni saracene nei confronti della vicina Abbazia di San Liberatore. La funzione difensiva del castello deve essere considerata insieme alla torre di Polegra, situata in direzione diametralmente opposta rispetto alla chiesa.
Non si dispone di fonti certe che attestino l'origine della fortezza. Come per l'abbazia però la tradizione la fa risalire a Carlo Magno, che la costruì a difesa del bordo meridionale del suo impero. Più probabilmente, però, la costruzione del castello risale tra il XII ed il XIV secolo.
Lo stato attuale di rudere rende difficile la ricostruzione della sua struttura. La pianta è triangolare, con un impianto quadrangolare su una delle estremità e gli altri due vertici protetti da torri circolari. Il corpo doveva essere su due livelli con tracce di ambienti a livello inferiore rispetto al piano del castello.
È visibile dalla strada che porta all'eremo di Sant'Onofrio, ma non è facilmente raggiungibile se non a piedi tramite un sentiero lungo circa un chilometro. - Torre di Polegra.
Eventi e feste
modificaCosa fare
modificaAcquisti
modificaCome divertirsi
modificaDove mangiare
modificaDove alloggiare
modificaSicurezza
modificaCome restare in contatto
modificaPoste
modifica- Poste italiane, via Mazzini 3, ☎ +39 085 859113, fax: +39 085 859113.
Nei dintorni
modificaAltri progetti
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