comune italiano, in provincia autonoma di Trento

Cles è una città del Trentino-Alto Adige.

Cles
Panorama di Cles e della sua vallata
Stato
Regione
Territorio
Altitudine
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Abitanti
Nome abitanti
Prefisso tel
CAP
Fuso orario
Patrono
Posizione
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Cles
Sito istituzionale

Da sapere modifica

Cenni geografici modifica

Centro trentino di primaria importanza turistica, è capoluogo del comprensorio della Val di Non, vallata contigua all'alta Val Rendena e a Madonna di Campiglio. Cles aderisce alla rete Alleanza per il clima.

Cenni storici modifica

Il nome Cles è di origine molto antica e non si sa di preciso da dove derivi. Potrebbe derivare da termini in lingua latina come ecclesia (luogo sacro di riunione), cleus (luogo chiuso, fortificato), clusum (luogo posto fra monti e villaggi) oppure clavis (luogo in posizione centrale).

In epoca romana Cles era un emporium antichissimo, vale a dire il più importante centro delle valli di Non e di Sole, al quale la gente accorreva da tutte le parti per affari, commerci e specialmente per il culto delle divinità pagane. Avvenuta poi, dopo l'anno 400 d.C., la conversione in massa al cristianesimo, Cles continuò a essere centro delle due valli, non solo per gli affari materiali, ma in modo speciale per quelli del culto cristiano. In quell'epoca furono abbattuti i monumenti del culto pagano e costruita a Cles la prima chiesa della valle, che per molto tempo servì per tutti i cristiani dei dintorni. Secondo un'ipotesi, la gente cominciò a dire andiamo ad Ecclesiam, così, un po' alla volta, invece di dire Ecclesiam si passò a dire Clesiam, poi Clesium e finalmente Cles, che diventò il nome del luogo.

Un importante reperto della Cles romana è la Tabula Clesiana, la più importante fra tutte le iscrizioni romane trovate finora in Val di Non, rinvenuta nel 1869 presso le attuali scuole medie nella località Campi Neri. La tavola è datata 15 marzo 46 (d.C.) e porta inciso l'editto col quale l'Imperatore Tiberio Claudio concedeva la cittadinanza romana con forza retroattiva e quale speciale grazia sovrana agli Anauni, ai Tulliassi (che forse identificava il popolo dell'attuale Val Rendena) e ai Sindoni (con ogni probabilità le popolazioni della Val di Sole). Con questa iscrizione si intendeva sanare tutte le irregolarità antecedenti, e si resero validi atti e contratti illegali prima compiuti. Si tolse così ogni differenza politica e civile fra gli abitanti della città e quelli della valle, gli Anauni fecero parte del Municipium di Trento. L'iscrizione oggi è conservata a Trento al Civico Museo del Castello del Buonconsiglio; una copia è visibile a Cles nella piazza del Municipio e al Museo Retico di Sanzeno.

Caduto l'Impero romano Cles e la valle seguirono le vicende comuni a tutte le città trentine, passando dall'autorità del vescovo di Trento ai conti del Tirolo, all'Austria, all'occupazione napoleonica, per concludersi poi nell'Unità d'Italia.

Storicamente Cles è importante anche perché ha dato i natali a Bernardo Clesio (Cles, 11 marzo 1485 – Bressanone, 30 luglio 1539). Dapprima cardinale italiano poi principe vescovo di Trento. Clesio fu molto attivo nell'organizzazione del Concilio di Trento voluto per bloccare l'espansione della Riforma Luterana.

Come orientarsi modifica

  Cles

Quartieri modifica

Cles è formato da tre antichi rioni: Pez, che nel dialetto locale significa abete, Spinazeda, che deriva da spina, un arbusto spinoso che cresceva in quel posto, e Prato, che deriva da pratum, un luogo pianeggiante ed esteso. Il suo territorio comunale comprende anche i paesi di Caltron, Dres, Maiano e Mechel.


Come arrivare modifica

In aereo modifica

 

  • 46.46027811.3263891 Aeroporto di Bolzano-Dolomiti (IATA: BZO) (6 km dal centro di Bolzano), +39 0471 255 255, fax: +39 0471 255 202.   apertura al pubblico: 05:30–23:00; apertura biglietteria: 06:00-19:00; il check-in per voli da Bolzano è possibile solo da 1 ora ad un massimo di 20 minuti prima della partenza. Piccolo scalo regionale con voli di linea da e per Lugano e Roma con Etihad Regional (by Darwin Air). In alcuni periodi dell'anno, la compagnia Lauda Air collega la città con Vienna una volta a settimana. Più numerosi invece i voli charter.
  • 45.39666710.8877782 Aeroporto di Verona (Catullo), Caselle di Sommacampagna, +39 045 8095666, .
  • 45.42555610.3269443 Aeroporto di Brescia (D'Annunzio), Via Aeroporto 34, Montichiari (I collegamenti con l'aeroporto di Brescia sono garantiti dai trasporti pubblici tramite il bus/navetta. La fermata a Brescia città è situata alla stazione dei pullman (numero 23), mentre quella dell'aeroporto è al fronte terminale. Sono inoltre previsti collegamenti per la città di Verona attraverso la linea bus/navetta 1), +39 045 8095666, . Solo Charter

In auto modifica

  • Cles è attraversato dalla strada statale 43   della Val di Non e dalla provinciale 73   destra Anaunia.

In autobus modifica

  •   Collegamenti tramite le linee di pullman della Trentino Trasporti [1].


Come spostarsi modifica


Cosa vedere modifica

 
Castel Cles
  • 46.37035411.0414511 Castel Cles. Sulla cima di un promontorio, nel centro geografico della Val di Non, si trova il castello dei Signori di Cles. Il maniero si rispecchia oggi nelle acque del lago di Santa Giustina e in passato era posto sulla collina per sorvegliare il ponte in legno che collegava la borgata di Cles all'Alta Anaunia (ora inghiottito dalle acque del lago). La fortezza, sviluppatasi forse attorno ai resti di una torre di vedetta romana, era inizialmente appartenuta ad una consorteria di tipo comunitario, come fa intuire la presenza di più torri. Da questa cerchia emerse attorno all'anno mille la famiglia dei Signori di Castel Cles, il cui capostipite è Vitale de Clesio e il cui più illustre personaggio fu Bernardo Clesio, cardinale e Principe Vescovo di Trento, Cancelliere Supremo nonché presidente del Gran Consiglio segreto del re Ferdinando I.
  • Castel Firmian (a Mechel). È un edificio di notevoli proporzioni di stile composito, con elementi manieristici. L'attuale edificio è del 1486 e sorge su un precedente castello. La facciata del palazzo è caratterizzata da numerose di finestre, tutte quadrate, tanto che l'edificio è conosciuto come "Castello dalle cento finestre". All'interno alcune stanze sono abbellite da soffitti a cassettoni e arricchite da affreschi con motivi mitologici.
 
Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta
  • 46.3645811.0356532 Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. Sulla piazza di Cles si affaccia l'antica e monumentale chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, ricostruita nello stile gotico-rinascimentale fra il 1512 e il 1522. La chiesa è ricordata per la prima volta nel 1128. Il portale maggiore reca nella lunetta un affresco dell'Annunciazione. È sormontato dallo stemma dei Clesio con iscrizione e da un rosone che alleggerisce la facciata dal tetto a due spioventi. Sulla porta di settentrione vi sono un altro stemma della famiglia Clesio e degli affreschi. L'interno è ad un'unica navata ad arco. Una fitta rete di costolature, che scende sulle pareti laterali, orna la volta gotica. La chiesa vanta un notevole fonte battesimale del 1598 e una preziosa argenteria. Finestroni a traforo e un antico orologio fregiano il campanile gotico. Recentemente la chiesa è stata oggetto di notevoli restauri. Nel campanile è conservata la cinquecentesca campana "Barona" voluta da Bernardo Clesio in occasione del rifacimento della chiesa.
  • Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (a Maiano). La chiesa di Maiano viene citata per la prima volta in un documento del 1348 e ha origini antichissime, come attestano i ritrovamenti archeologici di strutture e sepolture altomedievali. L'edificio è ad un'aula unica pressoché quadrata, ha un'abside poligonale e un campaniletto in facciata. L'interno conserva un prezioso ciclo d'affreschi e un altare di legno intagliato.
  • Chiesa di San Tommaso (a Dres). È situata sull'antica strada che, attraversando la Val di Non, portava da un lato verso la Val di Sole, Malé e la Lombardia e dall'altro verso il passo Palade e Merano. Probabilmente la cappella venne edificata nel XIII secolo e la prima notizia documentale risale al 1322. In occasione del restauro svoltosi dal 2003 al 2005 è stata determinata la superficie della cappella primitiva, il perimetro dell'abside a calotta (originariamente coperta di affreschi di cui si è trovato traccia durante lo scavo archeologico), e, in parte, il pavimento più antico fatto di ciottoli e di battuto di calce. Sulla parete meridionale sotto gli affreschi e sotto l'attuale piano pavimentale è apparsa una decorazione ad affresco che assomiglia a una tappezzeria e mostra antiche iscrizioni rovinate e un motivo a cardo, tardo quattrocentesco, che allude alle sofferenze di Cristo e, unito a una melagrana, alla Passione e Resurrezione.
    La chiesa attuale è ad aula unica, soffitto piano, con abside poligonale tardogotica. La facciata a capanna, fiancheggiata da un campanile, mostra un portale centrale a tutto sesto e due finestrelle simmetriche a lato, corrispondenti a una tipologia molto diffusa nel Trentino tra XVI e XVII secolo. Sulla parete meridionale compaiono, a circa due metri di distanza dalla controfacciata, tre frammenti di affreschi della fine del XIII secolo o dell'inizio del XIV, importanti perché documentano la manifesta antichità della chiesa, visto che ci riconducono al XIII secolo, periodo antecedente al 1322, a cui risale la prima citazione dell'edificio.
    San Romedio e i santi martiri sono stati realizzati da un pittore più modesto, pure negli anni ottanta del XV secolo, e qui emerge chiaramente lo stile tirolese dove il colore soggiace al disegno, così pure la naturalistica raffigurazione fin nei particolari più minuti, tanto cara ai pittori del nord. I santi sono raffigurati in abiti da pellegrini come si usava nel Medioevo: portano il mantello, il cappello, la bisaccia, il bordone, la conchiglia, il circulum precatorium, una sorta di rosario medievale, e moderni stivaletti di pelle di fattura quattrocentesca. Accanto, si trova un frammento con San Vigilio, San Sebastiano e Santa Caterina di Alessandria con i suoi attributi iconografici: la spada e la ruota. La santa si conforma ancora allo stile gotico internazionale: si presume che l'affresco sia stato realizzato negli anni novanta del XV secolo, probabilmente da un artista locale di talento, attivo nella chiesa di San Vigilio a Tassullo e influenzato dallo stile di Leonardo da Bressanone che aveva pure lavorato in Val di Non, precisamente a Castel Braghér nel 1461.
    Nella parete meridionale, dopo una finestra aperta nel XVII secolo che ha distrutto in parte l'affresco accanto a essa, si trovano inoltre su uno strato pittorico omogeneo: il martirio di San Lorenzo (molto rovinato dalla finestra), una Madonna allattante; nel registro inferiore compaiono San Francesco che riceve le stimmate e un frammento di Santa. Il pittore si ispira al modo di fare artistico di Altichiero e Martino da Verona, seguaci di Giotto. Nella Madonna allattante colpisce la somiglianza con la cosiddetta Madonna Castelbarco nella chiesa dei Domenicani a Bolzano, datata 1379.
    Probabilmente gli affreschi nella chiesa di San Tommaso furono dipinti da un pittore veronese, oppure un pittore locale, formatosi al seguito di pittori veneti. Stilisticamente gli affreschi sono da far risalire al volgere del XIV secolo o ai primissimi anni del XV. L'arco santo è completamente affrescato; purtroppo i brani pittorici appaiono in parte mutili, in conseguenza dell'ampliamento dell'arco santo che ne ha distrutto in parte la superficie pittorica. La Madonna, di ascendenza giottesca, è contenuta in un'edicola sproporzionata, ove la ricerca della messa in forma prospettica dello spazio rappresentato appare ancora incerta; è circondata da una cornice cosmatesca, introdotta da Giotto per la prima volta a Padova nella cappella degli Scrovegni, e che ebbe diffusione in Val di Non fino all'inizio del '400. Nel registro inferiore compare un affresco di qualità superiore: un Apostolo martire con un libro e la palma del martirio. L'affresco è databile agli anni ottanta del '300. Allo stesso periodo sono ascrivibili due sante di qualità modesta, dipinte sul lato sinistro dell'arco santo: una Santa Martire in alto e Santa Caterina d'Alessandria nel registro inferiore. L'autore di queste ultime è da ricondurre sempre all'ambiente veronese o ad artisti locali formatisi al seguito di artisti veneti, probabilmente attivi nella chiesa di Santa Lucia a Fondo, dove si trova un ciclo pittorico derivante dal maestro della Madonna Castelbarco più sopra citata.
    Sulla parete settentrionale accanto alla Crocifissione con santi campeggia un'Ultima Cena lombarda, la cui parte inferiore è scomparsa. La scena è divisa da una cesura d'intonaco che pone in risalto la mano di due pittori, ognuno attivo nella sua parte di competenza. Un pittore, più talentuoso, dipinge Cristo, San Giovanni, il cui capo poggia sul petto di Cristo, Pietro, Giacomo e Bartolomeo, che, secondo l'iconografia tradizionale, indossa un manto più prezioso degli altri apostoli, quale risarcimento del suo tremendo martirio, essendo stato scorticato vivo. Il resto del dipinto è realizzato da un pittore più modesto, ma con spiccato gusto narrativo. Il tavolo è apparecchiato con abbondanza d'alimenti prelibati: ciliegie (con il processo di maturazione alludono alla Resurrezione), gamberi di fiume (grigi all'origine, diventano rossi durante la cottura e, con il loro cambiamento di colore, alludono pure alla Resurrezione), pesci (simbolo di Cristo). Questi artisti sono attivi pure nel 1476 nella chiesa di Sant'Agnese a Tres.
    L'altare contiene una pala datata 1673, donata dalla nobile famiglia Begnudelli originaria forse di Strombiano, in Val di Peio; il quadro raffigura la Madonna col Bambino, Sant'Antonio da Padova, San Tommaso e San Giuseppe. La parete della navata ci mostra una Via Crucis ottocentesca, trasferita dalla chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Maiano; mentre sulla parete nord del coro compare un quadro raffigurante San Giovanni Nepomuceno. Sopra la porta d'ingresso sul muro occidentale privo di affreschi sono appesi i ritratti di San Carlo Borromeo, cardinale e arcivescovo di Milano, e di San Francesco di Sales.
  • Chiesa di Santa Lucia (a Caltron). Da documenti ritrovati esisteva già nel 1356. Presenta una semplice aula rettangolare coperta con una volta a botte a costoloni e un'abside poligonale. All'interno della chiesa ci sono l'altare barocco in legno intagliato e dorato e la pala dell'Annunciazione.
 
Antica chiesa di San Vigilio
  • 46.36336411.0373123 Chiesa di San Vigilio (a Pez). Nell'antico quartiere di Cles si trova la chiesa più antica della borgata dedicata a San Vigilio. Sul suo sagrato si raccoglievano i capifamiglia di Cles con i rappresentanti della popolazione. La prima notizia della sua esistenza risale al 991. Come tutte le vecchie chiese anauni, ha il tetto a due ripidi spioventi ricoperti di scandole a cuspide. Il portale è rinascimentale e sulla facciata vi sono tracce d'affresco. Tutte le superfici interne si presentano affrescate da dipinti del Trecento e del Quattrocento. :Particolare anche l'affresco del Cristo in mandorla nell'altare a botte. Conservati molto bene gli stucchi cinquecenteschi.
  • Chiesa di Santa Maria (a Mechel). Questa chiesa viene nominata nei documenti nel 1328 e nel 1354. Nel 1579 era in cattive condizioni per cui si decise di abbatterla e ricostruirla sullo stile della chiesa di Cles. Nel 1733 viene elevata a curazia, ma senza fonte battesimale, solo nel 1792 si ebbe l'autorizzazione a battezzare. Sull'altare maggiore vi è una pala, da alcuni attribuita a Giovanni Battista Lampi, raffigurante la Madonna Assunta in Cielo.
  • Chiesa di San Lorenzo (a Mechel). Viene nominata per la prima volta nel 1390, ma le sue origini risalgono ad epoche più remote. La chiesa di san Lorenzo è ad una navata con volta a rete, finestre gotiche ed abside pentagonale. L'altare, è intagliato in legno con nicchia centrale in cui si trova la statua di San Lorenzo. Ai lati si trovano le statue di S. Antonio e di S. Francesco e in cima, S. Barbara con la torre. Di notevole interesse gli affreschi di ispirazione gotica. Tra gli anni 1988 - 1995 la chiesa fu restaurata.
  • 46.36336411.0373124 Convento di Sant'Antonio. I frati minori arrivarono e si stanziarono in zona nel 1221 quando S. Francesco d'Assisi era ancora vivente.
    Il convento, molto sobrio in origine, venne subito ampliato con un secondo chiostro. Fu costruito secondo lo spirito di povertà dei frati Riformati, senza ricercatezze e senza uso di materiali pregiati. Ha la forma quadrangolare doppia, nel lato nord è occupato dalla chiesa. :I pilastrini dei chiostri sono in muratura e non in pietra, come quasi ovunque altrove. Il secondo piano del convento è stato aggiunto nel 1901. La pavimentazione dei chiostri è in marmo di Trento (1996) e sostituisce la precedente che era fatta con pietre (1720-1730).
    Durante la soppressione napoleonica (1810-1815) i frati furono costretti a lasciare il convento. Tutto fu messo in vendita a favore del Demanio, compresi i mobili e gli oggetti della chiesa. La chiesa rimase aperta e officiata da un frate, che viveva in paese, malgrado il parere contrario delle autorità centrali. Vennero posti in convento gli uffici della finanza, mentre nel primo chiostro si stabili una fabbrica di scodelle di terracotta.
    Il convento conserva alcune pregevoli opere d'arte, quali la pala dell'altare maggiore con Sant'Antonio (1653) di Pietro Ricchi, la Addolorata (1774) e la Fuga in Egitto di Cristoforo Unterpergher, l'Ultima Cena (1694) di Giuseppe Alberti, il Cristo morto (1779) di Giovanni Battista Lampi.[19] Le pitture della chiesa sono opera di p. Angelo Molinari (1913). Nel primo chiostro è affrescata una meridiana, piuttosto malandata. Una seconda è dipinta nel secondo chiostro (1904: p. Nazario Barcatta). Nei chiostri si trovano pure tre affreschi di autore ignoto, databili al secolo XVIII, raffiguranti la flagellazione, Cristo sotto la croce, l'Annunciazione; e un frammento di altro affresco risalente al tempo della costruzione del convento. Vi sono pure recenti dipinti di Franco Lancetti (1980). Nel piccolo museo del convento sono conservate altre opere d'arte e materiale artistico-storico. Per visitarlo si può chiedere alla portineria del convento.
 
Palazzo Assessorile
  • 46.36515811.0342065 Palazzo Assessorile, via Enrico Bergamo. La struttura inizialmente fu adibita a deposito per le derrate alimentari, trasformandosi poi in una dimora nobiliare e successivamente nella sede del Capitanato delle Valli. Quindi ha ospitato le carceri, prima di diventare la sede del Municipio e del Consiglio Comunale. Si tratta quindi di un edificio che conserva in sé tutte le valenze amministrative, politiche e sociali degli ultimi 8 secoli ed è certamente il più antico testimone della storia clesiana. È un elegante e arcigno edificio tardogotico fortificato che si erge al centro borgata di Cles. Cresciuto attorno a una torre del XII secolo ricoprì, durante la sua storia secolare sia il ruolo di ricca abitazione urbana di famiglie nobiliari locali (i Cles, i Sant'Ippolito, i Thun), sia il ruolo di palazzo pubblico con funzioni giudiziarie (dal 1679). L'aspetto attuale del palazzo è frutto dell'ampliamento voluto dai signori di Castel Cles alla fine del Quattrocento. All'esterno conserva una facciata gotico/rinascimentale, impreziosita da bifore in gotico veneziano e da un esteso affresco di scuola nordica, datato 1482, rappresentante due angeli che sorreggono l'insegna araldica dei Cles, inoltre la merlatura, le feritoie, le caditoie sotto il tetto conferiscono alla struttura un aspetto austero. Nel 1679, sopra il portale gotico, è stata murata dalla comunità clesiana una lapide per ricordare la nuova destinazione d'uso del palazzo: in quel periodo l'edificio diventava sede degli uffici dei giudici delle Valli di Non e di Sole, detti appunto Assessori, e delle prigioni. L'interno conserva dei portalini quattrocenteschi in pietra lavorata e numerose sale su due distinti piani con affreschi rinascimentali datati 1543, opera di diversi pittori, fra i quali probabilmente Marcello Fogolino e Domenico Brusasorci. I preziosi soffitti lignei hanno decorazioni floreali e insegne araldiche di diverse famiglie della nobiltà locale. Il terzo piano, quasi interamente affrescato, ospitava le prigioni seicentesche. Nel corso del Novecento l'edificio ha perso la sua funzione giudiziaria, ereditata dall'antistante Palazzo Dal Lago, ed è diventato prima sede del Municipio, quindi elegante luogo d'esposizione d'arte.
     
    Il lago di Santa Giustina dal pont de castelaz

    Il Palazzo è stato al centro di un ambizioso restauro che ha riportato l'edificio all'antico splendore e dopo quattro anni di lavori ininterrotti ha riaperto i battenti in occasione della Giornata di primavera promossa dal Fai (Fondo per l'Ambientale Italiano) nel marzo 2009.
  • 46.37157411.0502276 Lago di Santa Giustina. È un lago artificiale formatosi a seguito dello sbarramento del fiume Noce. La diga fu completata nel 1951, è alta 152 metri ed era all'epoca della costruzione la più alta d'Europa. Il bacino può contenere fino a circa 180 milioni di metri cubi d'acqua, che alimentano le turbine della centrale idroelettrica di Taio. Il lago prende il nome dalla località in cui si trova la diga, che a sua volta prende nome da un antico eremo di cui rimangono solo dei ruderi, protetti da un incavo naturale della roccia.


Eventi e feste modifica


Cosa fare modifica


Acquisti modifica


Come divertirsi modifica


Dove mangiare modifica

Prezzi medi modifica


Dove alloggiare modifica

Prezzi medi modifica


Sicurezza modifica

  Farmacia

  • 46.36474111.0334714 Diemme Farma, Via Carlo Antonio Pilati 13, +39 0463 421146.


Come restare in contatto modifica

  • 46.36325311.0332245 Poste italiane, Viale Alcide De Gasperi, 24, +39 0463 601911.


Nei dintorni modifica

  • Dolomiti di Brenta
  • Lago di Tovel
  • Fondo, con il canyon Rio Sass e il Lago Smeraldo.
  • Folgarida
  • Madonna di Campiglio — Una delle più famose località di villeggiatura estiva e di sport invernali di tutto l'arco alpino, rinomata già in epoca asburgica, quando poteva vantare la frequentazione della famiglia imperiale austriaca.


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