Utente:Pietro/Sandbox
- 1 Cattedrale di Santa Maria Assunta. Il Duomo di Teramo fu voluto dal Vescovo Guido II; la sua costruzione iniziò nel 1158 e fu dettata dalla necessità di ricostruire la città che era stata distrutta e data alle fiamme, ivi compresa l'antica cattedrale di Sancta Maria Aprutiensis. Nel Trecento il vescovo Nicolò degli Arcioni provvide al suo ampliamento; altri lavori si ebbero nel Quattrocento e nel XVIII secolo, quando il Duomo fu adattato a forme barocche che un intervento riparatore del 1932 provvide fortunatamente ad eliminare. I restauri del 2007 hanno contribuito a ripristinare ulteriormente le caratteristiche originarie dell'edificio.
La chiesa mostra influenze stilistiche sia romaniche che gotiche ed ha la particolarità di avere due facciate contrapposte. Quella più spettacolare guarda su piazza Orsini ed ha il caratteristico coronamento orizzontale di gran parte delle chiese d'Abruzzo; qui la facciata orizzontale è decorata da una merlatura ed interrotta dallo slanciato timpano che partendo dal portale centrale si sviluppa in altezza per tutta la facciata ed oltre, slanciando e movimentando notevolmente l'insieme. L'imponente portale strombato è decorato da un fregio con mosaici che accolgono angeli musici e da colonne e colonnette a tortiglione, sostenute da due leoni accovacciati.
L'altra facciata, opposta a quella principale, guarda su piazza Martiri della Libertà; è meno eclatante, con stile più semplice e lineare. La porta di accesso, collocata al termine della scalinata, è una falsa porta che serve di abbellimento. All'interno dello spazio della luce del finto varco, dall'anno 2000, è stata inserita l'opera bronzea eseguita dal giuliese Venanzo Crocetti che rappresenta l'Annunciazione.
L'interno dell'imponente edificio è scandito da tre navate con colonne ed arcate a tutto sesto di notevole slancio. L'altare mostra un'opera di gran pregio: un paliotto d'argento formato da trentacinque lamine d'argento dorato, sbalzate e cesellate, raffiguranti episodi della vita di Cristo, lavoro quattrocentesco dall'incisore Nicola da Guardiagrele. Altra grande opera è il Polittico di Sant'Agostino di sedici tavole, pure quattrocentesco, del veneziano Iacobello del Fiore.
Dà prestigio alla cattedrale, oltre all'innegabile bellezza della chiesa, anche il campanile che costituisce uno dei migliori esempi di gotico lombardo esistenti in Abruzzo. Fra Millecento e Milleduecento fu realizzata la parte inferiore; nel Trecento gli furono aggiunti due piani; Nel Quattrocento la guglia a forma ottagonale, i cui angoli sono sormontati da cuspidi o piccole torri.
- 2 Antica cattedrale di Sancta Maria Aprutiensis. L'attuale edificio è ciò che resta dell'antica Cattedrale teramana dedicata a Santa maria Aprutiensis edificata nel IV secolo. Fa parte di una zona di recupero che comprende anche l'antico vescovado. Cattedrale e vescovado furono entrambi edificati su edifici romani, fra i quali la Domus di Largo Torre Bruciata. Molti materiali romani di reimpiego sono emersi durante i lavori di recupero della chiesa, che fu Cattedrale della città fino al 1157, quando venne distrutta dalla devastazione e dall'incendio di Teramo ad opera delle truppe del Conte di Loretello. L'origine di Sancta Maria Aprutiensis è molto antica, poiché un documento di Gregorio Magno già la menziona.
Rimessa in luce fra il 1980 e il 1993, l'edificio ha tre navate con diverse pavimentazioni, divise da colonnati costruiti con materiali di spoglio. Rimane attualmente visibile la chiesa di Sant'Anna dei Pompetti che insiste sull'area. L'antica cattedrale fu ulteriormente impoverita con l'asportazione di materiale per l'edificazione della cattedrale nuova. - 3 Chiesa di Sant'Anna dei Pompetti, Piazza Sant'Anna, ☎ +39 0861 250301. Nel cuore del centro storico ed archeologico di piazza Sant'Anna, l'edificio religioso, addossato al bastione della Torre Bruciata, è molto vicino alla chiesa di Santa Caterina. Entrambe le chiese in origine facevano parte del complesso dell'Antica cattedrale di Santa Maria Aprutiensis ed ora appartengono alla locale parrocchia della chiesa di Sant'Antonio. La costruzione si compone di quanto è sopravvissuto ed è stato conservato del corpo di fabbrica dell'Antica cattedrale. Questa identificazione dell'attuale struttura con una porzione del primo centro liturgico e spirituale della città è stata svelata dagli scavi e dagli studi che Francesco Savini condusse nell'area archeologica dall'anno 1896 e che si protrassero fino ai primi anni del XX secolo. Dal 1902 è stata inclusa nell'elenco dei Monumenti nazionali italiani. La chiesa attuale ha modeste dimensioni, è interamente costruita in pietra e laterizi, la facciata è aperta dal modesto ingresso e si completa del campanile a vela che si alza sulla destra del prospetto. La parete longitudinale di sinistra mostra le ghiere di tre archi tompagnati e due finestre. Nell'arco centrale si trova un secondo ingresso. Queste aperture aggiunte tra l'XI ed il XII secolo, murate in età moderna, appartenevano ad un atrio affrescato di cui resta il dipinto del sottarco centrale.
- 4 Santuario e convento della Madonna delle Grazie, Largo Madonna delle Grazie. La chiesa attuale ha l'aspetto che le è derivato dai lavori dell'ultimo decennio dell'Ottocento. Al suo interno si trova conservata una pregevole statua lignea della Madonna col Bambino esposta sull'altare maggiore e risale al tardo Quattrocento. Antichi ex voto (XV secolo), un crocefisso per processioni del Cinquecento sono altre opere degne di attenzione conservate nell'edificio. La chiesa fu poi dedicata alla Madonna delle Grazie per la protezione che si ritenne abbia dato alla città in tempi antichi verso truppe nemiche e in tempi recenti per lo scampato pericolo di distruzioni belliche.
Il convento ha un chiostro romanico - gotico, testimonianza dei ripetuti adattamenti architettonici avvenuti nel tempo. Fondato infatti nel XII secolo come monastero benedettino femminile e intitolato a Sant'Angelo delle Donne, dal 1448 fu convertito in convento dei Frati Minori osservanti che nel decennio 1460-70 lo riedificarono pressoché totalmente, mantenendo tracce dell'antico solo nel chiostro. Arcate quattrocentesche a tutto sesto caratterizzano i lati lunghi; arcate a sesto acuto nei lati corti sembrano sopravvivenze trecentesche.
- 5 Chiesa e convento di San Domenico, Corso Porta Romana. Di edificazione tardo trecentesca, fu ricostruita all'inizio del Novecento nelle forme che le vediamo. L'interno è a una sola navata , con archi a sesto acuto costruiti con un intervento di consolidamento tardo gotico. La chiesa conserva resti di affreschi trecenteschi soprattutto sulle pareti del coro e sulla parete sinistra della navata, che presentano storie di Cristo e San Tommaso e sono attribuiti a Luca d'Atri.
Del primo Quattrocento sono invece gli affreschi della controfacciata (San Donato vescovo, Sant'Antonio Abate, San Giobbe). Una Annunciazione sulla parete vicina è del Maestro del Giudizio di Loreto Aprutino.
La chiesa è completata da un convento trecentesco; sono rimasti il chiostro con archi a tutto sesto e larghi pilastried un portale ad ogiva. Resti di affreschi delle storie di San Domenico sono di fattura seicentesca.
- 6 Casa Catenacci, poi Corradi, ora Capuani, Via Vittorio Veneto. Risale al Quattrocento l'aspetto attuale di questa antica casa in laterizio, con portici ad arco ogivale. Originariamente dei Catenacci, l'edificio ebbe successive modifiche ed aggiunte, quali ad esempio la loggia sul corpo più basso ed una serie di finestre. Tracce tardo trecentesche di reimpiego sono una colonnina tortile e uno stemma murati sotto il portico. Una lapide riporta il motto NON BENE PRO TOTO LIBERTAS VENDITUR AURO - La libertà non si vende neppure per tutto l'oro del mondo -. La famiglia Corradi, che è documentata in città fin dal Trecento, ne ebbe a lungo la proprietà. Nel Settecento il palazzo fu Teatro cittadino, fino a quando Teramo ottenne il permesso di edificare un teatro, idea a lungo osteggiata dal governo borbonico. Costruito infine nel 1868 il teatro comunale, il teatro Corradi fu progressivamente disertato; alla sua chiusura la casa ritornò abitazione privata ed è attualmente conosciuta anche come Casa Capuani.
- 7 Chiesa dei Cappuccini, Viale Mazzini. Le cronache riferiscono che la chiesa fu fondata nell'819; ebbe poi numerosi rifacimenti. Il portale è in conci di pietra, e la facciata presenta decorazioni realizzate con mattoni messi a taglio o figure geometriche romboidali in laterizio, un tipo di decorazione che riconduce ai decori dell'antica cattedrale di Sancta Maria Aprutiensis. Dell'ampliamento del XIV secolo, con l'aggiunta di due navate, rimane la navata destra, interrotta dall'inserimento di ambienti usati come sacrestia, oltre che da piccole cappelle, che mostrano caratteristiche cinquecentesche. Dell'antico chiostro di cui disponeva la chiesa non rimane traccia.
L'edificio conserva un tabernacolo intarsiato e altari lignei settecenteschi di Giovanni palombieri e della sua scuola; pure settecenteschi sono i dipinti dell'altare maggiore, che mostra sul retro opere più antiche ascrivibili alla fine del XVI secolo. Una Madonna col Bambino di Giacomo da Campli, un tempo appartenente alla chiesa, è esposto nelle raccolte della Pinacoteca Civica.
- 8 Borgo Medioevale, detto anche Castello della Monica, Via del Castello. Il Borgo Medioevale è un complesso di edifici ottocenteschi realizzati sul piccolo colle di San Venanzio, attraverso una stravagante fusione in unica struttura di differenti stili architettonici e artistici, dal neogotico al moresco, con numerose contaminazioni derivanti dalle tante esperienze formative maturate nel tempo dal suo autore e proprietario Gennaro della Monica. Questo gruppo di fabbricati ed aree verdi è anche identificato, meno esattamente, con la denominazione di Castello Della Monica. L'edificio è in fase di restauro e il suo 'interno non è attualmente visitabile.(Ottobre 2015).
- 9 Osservatorio astronomico di Collurania, Contrada Specola, ☎ +39 0861 439711, fax: +39 0861 439740. È uno dei dodici osservatori astronomici pubblici italiani ed è parte dell'Istituto nazionale di astrofisica. Fu fondato e voluto dall'astronomo teramano Vincenzo Cerulli, al quale è stato in seguito dedicato. Fu costruito tra il 1890 e il 1891 nei terreni di proprietà della famiglia Cerulli su un poggio che fronteggia la città di Teramo. L'Istituto si trova all'interno di un boschetto di pini e abeti, la cupola d'argento dell'Osservatorio spicca nel panorama e rappresenta uno dei tratti caratteristici del paesaggio locale. La struttura, insieme con il Museo degli strumenti scientifici, dove si trova raccolto il materiale strumentale utilizzato per la ricerca astronomica di questo Istituto nel secolo scorso, è visitabile previa prenotazione dagli alunni di scuole primarie e secondarie. Per ciascuna visita è consentita la presenza di massimo 50 persone. È obbligatorio prenotarsi telefonicamente contattando la sig.ra Sandra Forti al numero +39 0861-439711. (ottobre 2015)
- 10 Fonte della Noce, Via Fonte della Noce. gratuito. È una fontana storica della città di Teramo che assume la sua denominazione dalla fitta presenza degli alberi di noce che la circondano. Costruita in epoca medievale, in pietra e laterizi, su un'ampia area rettangolare è dotata di lavatoio pubblico e due abbeveratoi. Si trova all'interno dell'area naturale del Parco fluviale del Vezzola a pochi passi dal centro cittadino. Ha approvvigionato di acqua potabile l'intera zona nord di Teramo fino agli anni trenta del XX secolo. Il sito è noto e ricordato anche nelle vicende locali, in particolare nella Storia di Teramo scritta nel 1588 dalo storico Mutio dè Muzji che ha tramandato, con dovizia di particolari, la visita alla cittadina abruzzese della regina Giovanna di Trastámara, più nota come Giovanna d'Aragona, vedova del re Ferdinando I di Napoli. La sovrana, nell'anno 1514, trascorse cinque giorni nella città di Teramo per acquisirne il possesso e fu particolarmente colpita dalle acque di questa fonte ed ordinò di allestire il banchetto di una cena, allietata da musici e danzatori, da consumare presso l'area della fontana. A ricordo di questo evento, una lapide che reca scolpite le parole della descrizione del Muzji, è stata posta in occasione del quattrocentesimo anno dalla visita della sovrana.
- Biblioteca "Dèlfico". L'edificio della biblioteca "Dèlfico" è stato costruito tra la fine del XIII e la prima metà del XIX secolo per volontà dei fratelli Dèlfico. Il suo scopo era quello di sottolineare ed enfatizzare il decoro e riaffermare il ruolo politico della famiglia Dèlfico. All'edificio si accede attraverso un importante portale e dopo l'ampio androne, a destra, si accede alla "Scala nobile" che si compone di una doppia rampa con elegante balaustra moderna. L'imponenza accresce con la serie di statue in gesso virate in terracotta, risalenti ai primi decenni dell'Ottocento, raffiguranti divinità dell'Olimpo greco-romano.Tutta la Biblioteca, che si sviluppa su tre livelli costituisce un unico corpus bibliografico e documentario di prima grandezza, ma è anche un grande museo-pinacoteca che raccoglie una importante collezione di opere d'arte di varia epoca. Un insieme di opere d'arte e mobilia d'epoca che dona alla "Dèlfico" una atmosfera accogliente e rarefatta che costituisce valore aggiunto per una grande istituzione di servizio culturale.
Periodo romano
modificaMolteplici sono le testimonianze della Teramo romana, che furono nel tempo inglobate in strutture architettoniche successive; ora si stanno recuperando, per quanto possibile, e restaurando per renderle fruibili al pubblico.
- 11 Anfiteatro romano, Via Irelli. Ciò che sopravvive dell'antica struttura dista solo pochi metri ad ovest dal teatro romano. La porzione più evidente della residua muratura perimetrale, in laterizio, di questo edificio è visibile in via San Berardo e nell'area immediatamente a sinistra del Duomo. La planimetria da cui si sviluppava aveva forma ellittica con un perimetro di 208 metri, l'asse maggiore misurava 74 metri e l'asse minore 56 metri. Il piano antico è situato a 6 metri di profondità rispetto all'attuale livello stradale. Nel perimetro murario è possibile leggere i diversi accessi che un tempo conducevano all'interno della struttura. Una serie di passaggi secondari conducevano direttamente alle gradinate per il pubblico. In epoca mediioevale l'anfiteatro, come pure il vicino teatro romano, è stato utilizzato come cava di materiale per la costruzione di vari edifici limitorfi, in particolare il Duomo edificato nel XII secolo sull'area occupata dalla parte parte nord-occidentale dell'anfiteatro stesso. Nella parete destra esterna del Duomo e in alcuni muri interni, si possono osservare pietre scolpite asportate dall'anfiteatro rimesse in opera. Nel perimetro in cui insisteva l'anfiteatro ora sorge il palazzo del seminario aprutino, eretto per volontà del vescovo Armeni e distrutto e riedificato dal vescovo Pirelli.
- 12 Teatro romano (Via Paris). Il teatro fu costruito in un periodo di grande floridezza economica della città, all'inizio del II secolo d.C., durante l'impero di Adriano. Il tessuto del centro urbano dell'epoca si estendeva tra Piazza Martiri della Libertà ed il Santuario della Madonna delle Grazie, tra via Stazio e Torre Bruciata era circondato da mura di cinta. L'area destinata al teatro si allargava in 20 arcate di blocchi di travertino che circondavano la cavea, alcune ancora visibili. Le gradinate, disposte a semicerchio, potevano accogliere circa 3.000 spettatori. Il trascorrere del tempo lo ha visto essere incluso e parzialmente ricoperto dalla costruzione di abitazioni, saccheggiato nel medioevo quando divenne una sorta di cava di pietre destinate all'elevazione di altri edifici.
- 13 Sor Paolo Proconsole, Largo Proconsole. Statua risalente al I secolo a.C. che ritrae il dignitario togato romano Paolo Proconsole. Questa effigie è molto cara a tutti i teramani e gode di una grande simpatia e popolarità. Localmente la chiamano, con antica confidenza, nel pittoresco dialetto, con il solo nome di: «Gnor Paolo» o «Sor Paolo». Nel corso tempo, ha ricoperto un importante ruolo all'interno della vita sociale come statua parlante. Nella sua mano sinistra, dove forse vi fu una pergamena, venivano infilati biglietti satirici, denunce di malcontento, lamentele e proteste rivolte ai governanti e ai signori della città. In tempi più recenti ai foglietti sono state affidate anche parole di poesie d'amore ed i tifosi hanno consegnato alla statua le loro bandiere affinché le mostrasse. L'Università Popolare Medio Adriatica ha scelto l'immagine di Sor Paolo Proconsole come proprio emblema.
- Domus romane. Sono importanti testimonianze archeologiche della città romana le quattro domus portate alla luce a seguito di scavi: la Domus di largo Torre bruciata; la Domus di Madonna delle Grazie; la Domus di porta Carrese; la Domus Savini o del Leone.
- Mosaico di Bacco.
- 14 Mosaico del Leone, Via Antica Cattedrale (presso Palazzo Savini). Il Mosaico del Leone è una decorazione pavimentale del tablino della omonima Domus, sita nel seminterrato di Palazzo Savini. Annoverato tra gli emblemi della storia archeologica teramana, è databile intorno al I secolo a.C., così come quelli, simili nella fattura, rinvenuti a Pompei e nella Villa Adriana a Tivoli. È stato universalmente riconosciuto come uno degli esempi più alti dell'arte del mosaico. Le tessere dello sfondo sono quadrangolari, allungate quelle dei baffi, tonde quelle della pupilla e dell'iride. Complessivamente qui è applicata la disposizione centripeta, ossia quella in cui la grandezza delle tessere va decrescendo dall'esterno verso l'interno; il perimetro dell'emblema teramano è ornato da un motivo a treccia a due capi con nodi serrati su fondo scuro. I colori impiegati sono due: l'arancio e il grigio verde in diverse gradazioni tonali; quattro file di tessere compongono ogni nastro. Al centro della scena vi è un leone in posizione di attacco, mentre con la zampa anteriore artiglia un serpente, che a sua volta avvinghia la coda attorno alla zampa posteriore sinistra del leone. Quasi ad occupare tutta la scena è la testa con le fauci spalancate e la folta criniera resa con tessere dalle diverse tonalità del giallo oro. La pelle del serpente è resa da colori arancio e verde cupo sul dorso, mentre il ventre è realizzato da minuti frammenti beige con macchie scure. L'ambientazione è quella ai margini di una pozza d'acqua azzurra, tutt'intorno vi sono elementi vegetali: due alberi dei quali uno dal fusto nodoso e largo e chioma ampia, l'altro dal fusto sottile e foglie palmate con bacche e frutti. Molto accentuato è l'effetto chiaroscurale: una fonte di luce sembra provenire da destra inondando completamente il muso del leone. La scoperta risale al 1891, durante i lavori di ristrutturazione di Palazzo Savini.
- Complesso archeologico di Largo Madonna delle Grazie (appena fuori la Porta Reale sul tracciato delle mura urbiche del centro storico medievale). L'area fu indagata nei primi anni Novanta del secolo scorso e restituita nel 2000 con l'inaugurazione del piccolo parco urbano conosciuto come "la domus di Largo Madonna delle Grazie". Gli ambienti più importanti, con pavimenti decorati e intonaci dipinti, sono protetti da un'alta copertura di acciaio. Le strutture della domus più antica, di età tardo-repubblicana (seconda metà del II - primo quarto del I sec. a. C.), si impiantano sui resti livellati dell'abitato proto-urbano con muri di terracruda e ciottoli di fiume e pavimentazioni in battuto con ricche decorazioni del repertorio geometrico che girano intorno a un grande peristilio centrale. La ristrutturazione di epoca imperiale è riconoscibile dall'inserimento di una grande vasca cementizia ad U, che taglia i precedenti ambienti, sul lato nord-ovest di detto peristilio. Tra II e I sec. a. C., va inquadrato cronologicamente il complesso residenziale privato con le pavimentazioni in battuto, cocciopesto e calcareo, impreziosite da raffinati disegni geometrici di cultura, gusto e moda di quella propaganda tardo-repubblicana diffusa in ogni angolo delle Province conquistate. Due pavimenti sono caratterizzati dal motivo centrale a losanga inscritto in un grande cerchio a doppia bordatura e a tutto campo, racchiuso in una cornice a meandro di svastiche correnti, alternate e modulate da quadrati di raccordo. Il sito di Madonna delle Grazie è senza dubbio il luogo dove incontrarsi per una piacevole passeggiata alla riscoperta dell'antica Interamnia, che si concluderà con la visita ai grandi monumenti pubblici: il teatro e l'anfiteatro, a nord-ovest nei pressi della Cattedrale, sul lato opposto del promontorio dove nel Quattrocento sarà pianificata la nuova città.