Vadodara: differenze tra le versioni

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Fu però solo nei primi anni del XVIII secolo che Vadodara assunse un posto di rilievo nel contesto dell'India di allora, dominata, sia pur nominalmente, dagli imperatori Moghul di Delhi. Nel 1726 il generale Pilaji Gaekwad, originario del [[Maharashtra]], si ribellò al potere centrale ritagliandosi un regno personale in questa parte del Gujarat centrale. Otto anni dopo riuscì a sottrarre Vadodara ai nababbi che la governavano in nome dell'imperatore Moghul.
 
L'epoca d'oro di Baroda coincise con il regno di Sayajirao Gaekwad III (1863 – 1939), un sovrano di stampo illuminato, nonché zelante mecenate. Sayajirao dotò la capitale del suo stato di immensi e sfarzosi palazzi che ricalcavano da vicino lo stile eclettico di fine '800, imperante in molte città d'Europa e d'America, e che egli aveva avuto modo di ammirare durante i suoi viaggi a cadenza annuale nel vecchio e nuovo continente. Dai modi alquanto enigmatici, egli seppe tener testa ai dominatori britannici pur rimanendone un fido alleato. Inaugurò il collegio di Baroda, nucleo dell'odierna università che porta il suo nome, concedendo borse di studio a studenti privi di mezzi economici ma meritevoli, per doti intellettive, di intraprendere carriere scolastiche. Aprì strade e ferrovie e nel 1908 diede vita alla Banca di Baroda, oggi tra i primi istituti di credito del paese. Pur sotto tutela britannica non esitò ad accordare protezione a ferventi fautori dell'indipendenza dell'India. Affidò incarichi amministrativi ben retribuiti al filosofo e nazionalista Sri Aurobindo incontrato a Londra nel 1892. Oggi la casa di Aurobindo a Raopura è stata trasformata in ashram e riceve ancora un discreto numero di visitatori che non hanno dimenticato l'impegno del guru a favore di un'India libera dal giogo britannico.
 
Il successore di Sayajirao fu il nipote Pratap Singh (1908 – 1968), ultimo maharaja di Baroda deposto nel 1951 dal governo dell'India e in seguito stabilitosi a Londra. Pratap Singh fu un sovrano dalla personalità completamente diversa, preoccupato soprattutto di condurre una vita il più gaudente possibile, attingendo incessantemente al pozzo senza fine dell'eredità ricevuta per esaudire i suoi infiniti capricci mondani. Ignorò le leggi del nonno contro la bigamia e nel 1943 prese una seconda moglie, Sita Devi, soprannominata la "Wallis Simpson dell'India". La coppia riempì pagine e copertine di rotocalchi dell'epoca per la vita sfarzosa condotta a Londra e per i diamanti di enorme caratura precedentemente collezionati da Sayajirao che scintillavano tra le dita di Sita Devi. Nonostante l'attaccamento all'alcol e ai piaceri della vita mondana, Pratap Singh ebbe modo di portare a termine il progetto dell'Università elaborato dal nonno. Trovò anche il tempo di pubblicare, con l'aiuto di eminenti scrittori, una voluminosa e minuziosa biografia dell'avo dal titolo "The Prince and the Man" che ne svela in parte i tratti enigmatici.
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