La letteratura e il cinema sono pieni di racconti di viaggi per mare: romantici, avventurosi, disastrosi. In questa pagina e nelle pagine collegate troverete qualche consiglio pratico per godervi al meglio qualunque viaggio in barca, dal traghetto per attraversare lo Stretto di Messina alla traversata oceanica.
Vacanze in barca a vela
modificaPer approfondire, vedi: Vacanze in barca a vela. |
Un grande classico delle vacanze estive è la crociera a tappe nel Mediterraneo, in Croazia, Grecia, Costa Azzurra, Corsica o altre parti incantevoli dell'Europa mediterranea. A volte un amico vi inviterà per una gita nel fine settimana o addirittura per una regata.
Crociere di linea
modificaPer approfondire, vedi: Viaggiare in nave da crociera. |
Oggigiorno le navi da crociera sono vere e proprie città galleggianti, con attrazioni di ogni genere e attività organizzate per soddisfare tutti i gusti: avrete la possibilità di vedere film nelle numerose sale cinematografiche di bordo, gustare cucina internazionale o a tema nei ristoranti della nave, fare shopping o giocare d'azzardo nella zona intrattenimento o anche spassarvela in veri e propri parchi acquatici allestiti sulla nave.
Traghetti e altri trasporti "di linea"
modificaIl tipico metodo di collegamento tra un'isola e la terraferma è il traghetto: un'imbarcazione che percorre avanti e indietro la rotta tra uno o più porti dell'isola e un porto sulla terraferma. Nel caso le isole facciano parte di un arcipelago, non è raro che il traghetto tocchi tutte le isole principali dell'arcipelago. I traghetti sono anche diffusi per attraversare laghi, stretti e fiumi o anche bracci di mare non troppo estesi e di solito abbastanza riparati (per esempio il traghetto che porta dalla Svezia alla Finlandia attraversa un tratto consistente del Mar Baltico); a Venezia, il traghetto è anche un servizio che permette di attraversare il Canal Grande (per la forma dell'imbarcazione, alcuni turisti lo confondono per una gondola, ma a differenza di quest'ultima il traghetto è un servizio relativamente economico e privo di sfumature "turistiche"). Tutti questi servizi sono accomunati dalla loro funzione di collegamento e dal fatto che, siccome tipicamente i passeggeri non restano a bordo per molto (non più di qualche ora anche per i viaggi più lunghi), le strutture di accoglienza a bordo di solito non sono molto sviluppate: in molti casi non hanno nemmeno un ponte coperto. Inoltre, proprio per la loro funzione di collegamento, si tratta spesso di natanti adatti al trasporto di merci e predisposti per un rapido carico e scarico sia delle merci sia dei passeggeri.
Tra i tipi di traghetto, oltre al già citato caso particolare del traghetto veneziano, citiamo (le categorie, ovviamente, potrebbero sovrapporsi; la catalogazione serve solo a dare un'idea della vasta gamma di servizi ricompresi sotto questo nome):
- Traghetto per auto: forse il servizio più spesso associato con la semplice dicitura "traghetto". Può limitarsi a una sorta di chiatta con una rampa e una plancia di comando, ma (come nel caso dei traghetti per Corsica e Sardegna) può anche comprendere una vasta zona destinata ai passeggeri e provvista, a volte, di strutture di intrattenimento. In aree meno sviluppate, imbarcazioni simili sono anche utilizzate per il trasporto del bestiame.
- Traghetto a corto raggio: destinato a collegare isole distanti poche centinaia di metri. A seconda del traffico che deve accontentare, potrà trattarsi di un'imbarcazione più o meno massiccia, ma normalmente non tutti i ponti sono coperti o chiusi per via del fatto che la traversata dura qualche decina di minuti.
- Traghetto a lungo raggio: di solito utilizza imbarcazioni di maggior stazza e più veloci. Occasionalmente, a seconda della frequentazione della tratta, sarà dotato di servizi di bordo particolarmente confortevoli).
- Traghetto fluviale: può letteralmente trattarsi di una chiatta di tronchi legata alle sponde di un canale con due corde e tramite queste manovrata da abitanti locali. Versioni più raffinate fanno uso di barche a motore (del resto, se la domanda di trasporto da una sponda all'altra fosse così alta, sarebbe logico costruire un ponte). Un caso molto raro ma piuttosto curioso è quello (apparso anche in televisione durante una puntata speciale del programma Top Gear) di un camion dotato di pianale usato come traghetto tra le sponde di un fiume, è troppo profondo per essere guadato da veicoli, persone e animali e troppo turbolento per essere attraversato in barca.
Nei casi in cui il traghetto sia gestito da compagnie di trasporto pubblico (come il già citato traghetto di Hong Kong o il servizio tra Venezia e Punta Sabbioni dell'Actv) potreste essere in grado di usare un abbonamento o un biglietto dell'autobus per pagare il trasporto e potrete contare su corse regolari e puntuali. Specialmente in regioni remote o meno sviluppate, il traghetto potrebbe addirittura essere gestito da privati e in particolari stagioni od orari potrebbe funzionare solo su prenotazione.
Trattandosi pur sempre di un'imbarcazione, fate molta attenzione a salire a bordo: per via del fatto che fanno molti viaggi al giorno secondo un orario spesso piuttosto rigido, l'ormeggio potrebbe non garantire la stabilità della passerella, scala o rampa di imbarco.
Glossario di base
modificaChi da giovane usava leggere i romanzi di Emilio Salgari potrebbe provare la tentazione di usare termini come babordo e tribordo: non fatelo. Si tratta di termini inesistenti nel lessico marinaresco italiano; furono inventati da Salgari stesso sul calco delle parole francesi (queste corrette e di uso relativamente corrente) babord e tribord, pare per ottenere un effetto più solenne ed esotico nei dialoghi quando i personaggi si riferivano, rispettivamente, al lato di sinistra e al lato di dritta della nave. Esiste tutta una serie di (para)etimologie per babord e tribord: c'è chi sostiene che derivino dai corrispondenti termini olandesi bakboord e stuurboord e chi invece ne ricostruisce l'origine dal fatto che le navi militari francesi avessero un'indicazione, leggibile scendendo sottocoperta rivolti verso prua, che puntava alle batteries, in sostanza un cartello che indicava l'ubicazione dei cannoni sottocoperta; poiché, mentre lo si leggeva, la sillaba "ba" si trovava a sinistra dell'osservatore e quindi sul lato sinistro della nave e "teries" (che in francese si pronuncia "tri") si trovava a dritta, si sarebbe scelto questo criterio per denotare i lati della barca.
Un altro errore comune riguarda il nome della parte di spiaggia lambita dalle onde e per questo sempre bagnata: non si chiama "bagnasciuga", ma "battigia"; il bagnasciuga è la parte di scafo che si immerge ed emerge continuamente in acqua.
Per quanto il glossario nautico sia notoriamente ricco e variegato, è utile tenere a mente alcuni termini di base (in ordine di importanza):
- Prua
- la parte davanti della barca, normalmente punta nella direzione di rotta.
- Poppa
- l'opposto della prua, è "il dietro".
- Dritta
- destra (la sinistra si chiama "sinistra").
- Ponte
- una delle superfici che dividono orizzontalmente l'imbarcazione, come i "piani" di una casa. L'espressione "sul ponte", però, è un equivalente di "in coperta".
- Sottocoperta
- in generale, al chiuso, più specificamente sotto il ponte principale (un esempio estremo è quello di una portaerei, che ha un vasto spazio chiuso sotto il ponte di volo ma anche dei locali al chiuso all'interno dell'"isola", cioè la struttura che si erge al di sopra del ponte di volo: solo i locali al di sotto del ponte di volo sono "sottocoperta").
- In coperta
- all'aperto, concetto di solito collegato con essere ai posti di manovra.
Regole e documentazione
modificaQuando si viaggia in barca bisogna tenere presente che si tratta di un ambiente in cui si intrecciano diversi sistemi di regole e norme. Innanzi tutto, come in qualunque viaggio, vi si applicano le regole del Paese in cui vi trovate: solo perché siete turisti non vuol dire che potete permettervi di violare la legge o di seguire solo la legge del vostro Paese d'origine.
Nel caso di una barca, però, le cose si complicano. Infatti quando entrate nelle acque territoriali di un altro Paese, vi si applicano già in automatico le leggi locali (non è cioè necessario attraccare al molo), e inoltre mentre siete a bordo (anche e soprattutto in acque internazionali) vi si applica la legge del Paese la cui bandiera è battuta dall'imbarcazione.
Ci sono poi sistemi di regole che si applicano specificamente alle barche e a chi vi si trova a bordo. Per esempio, il comandante è la massima autorità a bordo, e ha una serie di poteri che gli permettono di garantire la sicurezza di passeggeri ed equipaggio e assicurare che la vita di bordo si svolga in modo ordinato; per estensione, l'equipaggio (specialmente su un'imbarcazione di linea come un traghetto o una nave da crociera) può a tutti gli effetti dare ordini ai passeggeri. Durante la pandemia di Covid-19, abbiamo visto molte navi da crociera ancora in navigazione attivare delle misure di contenimento basate sull'autorità del comandante (che può ordinare a uno o più passeggeri di rimanere nelle proprie cabine, a tutti gli effetti mettendoli agli arresti). Come curiosità, per quanto sia una norma al giorno d'oggi utilizzata raramente, è assolutamente vero (e non legato a leggende metropolitane) che il comandante ha alcuni dei poteri che spettano ai pubblici ufficiali: può celebrare il matrimonio e raccogliere un testamento.
Per chi si trovasse a condurre un'imbarcazione (per esempio, noleggiandola in spiaggia o col permesso dello skipper), va tenuto ben presente che una barca è un veicolo molto più delicato e instabile di un'automobile, e ha precise regole di conduzione (incluso il diritto di rotta, l'equivalente della precedenza). Evitate di improvvisarvi novelli Edmond Dantès, e fatevi aiutare da un marinaio esperto, specialmente in acque molto frequentate. Come regole di base:
- Una barca non è mai veramente ferma, e talvolta anche quando ancorata al largo può spostarsi di centinaia di metri. Se vi fermate a fare il bagno o per uno spuntino, tenete ben aperti gli occhi per evitare di andare a sbattere contro gli scogli, contro i bagnanti, o contro altre barche.
- Una barca ha distanze di arresto e tempi di reazione molto più lunghi di una macchina: tenete una velocità controllata e gli occhi ben aperti per individuare per tempo altre barche, scogli, fondali bassi, boe (che vanno evitate non solo in quanto ostacoli, ma anche perché di solito segnalano un pericolo), detriti e (ebbene sì) teste umane (i bagnanti sono molto difficili da individuare, e le possibili conseguenze sono catastrofiche).
- Fatevi spiegare da qualcuno pratico del luogo quali zone sono da evitare. Può trattarsi di fondali bassi, cavi elettrici sul fondo (dove è vietato e pericolosissimo ancorarsi), aree dedicate alla coltivazione di molluschi (la navigazione è sempre vietata), canali di ingresso in porto (attenzione alle navi!), o semplicemente della zona riservata alla balneazione (di solito segnalata da grosse boe di colore rosso, a 100-300 metri dalla costa). Avere con voi un marinaio esperto e una carta nautica aggiornata sono il modo migliore di evitare multe salatissime o incidenti.
- Una barca è molto più instabile di un'automobile: onde, corrente e vento ne influenzano la rotta e l'assetto. Mentre siete in navigazione, tutti a bordo dovrebbero indossare un giubbotto salvagente e restare tendenzialmente sdraiati o seduti (il che andrà benissimo a chi nella compagnia vuole prendere il sole e non aiutare con le mansioni di bordo!). Su imbarcazioni più piccole, insegnate ai bambini a restare sempre seduti finché la barca non è ormeggiata. Quando il mare si fa grosso o il tempo peggiora, riducete la velocità, tenete il timone e i comandi ben saldi (meglio sedersi se possibile) e rientrate il prima possibile a riva o in porto. Col mare grosso il fondale è più basso e gli ostacoli sono più difficili da vedere ed evitare. Meglio cedere direttamente il comando a un marinaio esperto, e seguire tutti i suoi ordini con celerità e precisione.
- Una barca reagisce molto lentamente a qualsiasi comando. Dare strappi bruschi alla manetta del motore o al timone non vi aiuterà a controllarla meglio, ma anzi aumenta la probabilità di guasti e avarie. In particolare, il "trucco" di mettere il motore in retromarcia e dare dei colpi di gas per fermarsi va usato con parsimonia, perché si rischia di danneggiare l'albero della trasmissione (in particolare sui motori fuoribordo), senza il quale rimarreste piantati in mezzo al mare con l'unica opzione di ritornare a riva remando.
Le regole basilari del diritto di rotta sono:
- Le barche non danno la precedenza, ma "danno acqua" o "si tengono discoste": questo non vuol dire solo lasciar passare come faremmo in macchina, ma anche dare spazio sufficiente per manovrare, in tutte le direzioni e in base alle caratteristiche della barca a cui si dà acqua (se un gommone dà acqua a un transatlantico, non può "fargli il pelo")
- Una barca a motore deve dare acqua a una a vela
- Tutte le barche devono tenersi discoste da imbarcazioni con manovrabilità limitata (barche intente alla pesca, barche che trainano o vengono trainate, barche a remi e ovviamente barche in avaria)
- Tra barche a motore,
- La barca che viene da sinistra deve dare acqua alla barca che viene da dritta (destra)
- Di notte, se vedete un fanalino rosso sul vostro lato dritto (destro) vuol dire che dovete tenervi discosti, se invece vedete un fanalino verde a sinistra, quella barca dovrà tenersi discosta
- Se due barche vengono una verso l'altra su rotte parallele, devono entrambe accostare a dritta
- La barca che viene da sinistra deve dare acqua alla barca che viene da dritta (destra)
- Tra barche a vela,
- La barca con mure a sinistra (cioè, con la vela principale sul lato dritto) deve tenersi discosta dalla barca con mure a dritta (con la vela principale sul lato sinistro)
- La barca sopravento deve tenersi discosta dalla barca sottovento con le stesse mure
- Una barca che ne raggiunge un'altra (di notte, ne vedrà il fanalino bianco di poppa) dovrà tenersene discosta
- Sempre e comunque, anche se avete il diritto di rotta avete il dovere di evitare gli abbordi. Quando due imbarcazioni si scontrano, che l'assicurazione paghi i danni è l'ultimo dei vostri problemi
In Italia, per comandare un'imbarcazione con motori più potenti di 40 cavalli od oltre le 6 miglia dalla costa serve la patente nautica; per spingersi oltre 12 miglia dalla costa serve una patente nautica "senza limiti" (cioè, rilasciata dopo esami appositi, più stringenti), e per navigare a vela è necessario che la patente abiliti specificamente a navigare a vela (o meglio, è necessario che non abbia la dicitura "solo motore", legata ancora una volta al tipo di esami sostenuti). Ora, è ben vero che la Capitaneria di Porto ha ben altro da fare che fermare ogni singolo gommone, motoscafo e barca a vela, e controllare che il comandante abbia la prescritta abilitazione, ma potete stare certi che al minimo segno di imprudenze (o, peggio, se dovesse succedere qualcosa di spiacevole) piomberanno su di voi come falchi, e ci sono sanzioni piuttosto pesanti per chi "guida senza patente". Noi ovviamente vi consigliamo di seguire le regole alla lettera, ma se proprio dovete violare la legge abbiate il buon senso di condurre l'imbarcazione in modo prudente, per il bene dei passeggeri, delle barche e dei bagnanti attorno a voi, e del vostro portafoglio.